HANDBOLND
AT THE
L'NINERSITY OF
TORONTO PRESS
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in 2010 with funding from
University of Toronto
littp://www.arcli ive.org/details/iviaggidigiodama02mand
PERIODICO BIMESTRALE
SCELTA
DI
CURIOSITÀ LETTERARIE
INEDITE O RARE
DAL SECOLO XIII AL XVII
in Appendice alla Collezione di Opere inedite o rare.
DISPENSA CXIV.
Prezzo L. 7.
Di (juesta SCELTA usciranno otto o difici volu-
metti all'anno: la tiratura di essi verrà eseguita in
numero non maggiore di esemplari 202: il prezzo sarà
uniformato al nuni. dei fogli di ciascheduna dispensa,
e alla quantità degli esemplari tirati: sosto, carta e
caratteri, uguali al presente fascicolo.
Gaetano Bomagnoli.
DPERETTE GIÀ PUBBLICATE.
1. Novelle d' incerti autori L. 3.
2. Lezione o vero Cicalamento di M. Bartolino . ...» 5.
3. Martirio d' una Fanciulla Faentina » 1.
4. Due novelle morali » 1.
5. Vita di messer Francesco Petrarca » 1.
6. Storia d'una Fanciulla tradita da un suo amante . . » 1;
7. Commento di ser Agresto da Ficaruolo ...... 5.
8. La Mula, la Chiave e Madrigali » 1.
9. Dodici conti Morali » 4.
10. La Lusignacca » 2.
11. Dottrina dello Schiavo di Bari » 1..
12. Il Passio 0 Vangelo di Nicodemo » 2.
13. Sermone di S. Bernardino da Siena ^-^ 1-.
14. Storia d' una crudel matrigna . . • v 2i
15. Il Lamento della B. V. Maria e le Allegrezze in rima » 1.
16. Il Libro della vita contemplativa » 1.
17. Brieve Meditazione sui beneficii di Dio » 2.
18. La Vita di Romolo ». 2.
19. Il Marchese di Saluzzo e la Griselda » 2,
20. Novella di Pier Geronimo Gentile Savonese. Vi è unito:
Un' avventura amorosa di Ferdinando D' Aragona.
Vi è pure unito:
Le Compagnie ""de' Battuti in Roma » 2.
21. Due Epistole d' Ovidio » 2.
22. Novelle di Marco Mantova scrittore del sec. XVI . . » 5.
23.' Dell' Illustra et famosa historia di Lancillotto dal Lago » 3.
24. Saggio del Volgarizzamento antico » 2.
25. Novella del Cerbino in ottava rima ..,....»
26. Trattatela delle virtù »
27. Negoziazione di Giulio Ottonelli alla Corte di Spagna »
28. Tancredi Principe di Salerno »
29. Le Vite di Numa e T. Ostilio »
30. La Epistola di S. Iacopo e i capitoli terzo e quarto del
Vangelo di S. Giovanni » 2.
31. Storia di S. Clemente Papa » 3.
32. Il Libro delle Lamentazioni di leremia e il Cantico
de' Cantici di Salamone » 2.
33. Epistola di Alberto degli Albizzi a Martino V. . . . » 2.
34. I Saltarelli del Bronzino Pittore » 2.
35. Gibello Novella inedita in ottava rima » 3.
o6. Commento a una Canzone di Francesco Petrarca . . »
37. Vita e frammenti di Saffo da Mitilene . . . " . . »
] VIAtJiM
(HO. DA :MAM)AMLLA.
IMOLA. - Tir. D I. GALEATI E FIGLIO
Via del Corso . 35.
I \iA(;(n
GIO. I)A MANBAVILLA
VOLGARIZZAMUNTO ANTICO TOSCANO
ORA RIDOTTO A BUONA LEZIONE
COLL' AIUTO ni DUE TESTI A PENNA
per cura di
FRANCESCO ZAMBRINI.
^
BOLOGNA.
riiEs.so i.;aktano komaondl
1S70.
Kilizinlif' (li soli ;'(»(; HSf
310
iii|ilaii
ji^T online inuiiprati.
N. 199,
DI MOLTI VARII E DIVERSI PAESI CHE SONO
DI LA, E DEL MONTE ATALANTE, E DELLA
CITTÀ DI TRABISONDA, DOVE GIACE SAN-
TO ATANAGIO, E DI MOLTI REAMI DI BAR-
BARIA.
Poi che io v' ò detto e scritto di sopra
el viaggio ^ della Terra Santa , e del pae-
se d'intorno, e di molte vie per andare a
quele tere e al monte Sinai, e della mino-
re Babillonia, e degli altri luoghi sopra-
detti, oramai è tempo di parlare, se vi pia-
ce, del paese confinante e de le altre pro-
vince e isole di diverse gente e bestie che
sono oltre a quegli confini, perchè nel pae-
se di là sono di molte strane contrade e
molte diverse regione per cagione di qua-
tro fiumi che vengono dal paradiso terre-
stre, perchè Mesopotamia, il Keame di
Caldea e Arabia sono traile due riviere di
1 Qui i codd. leK?"'!" invoof» el magnifico.
Tigris ed Eufrates: o i Reami di Artiisia .
di Assiria, di Media e di Persia sono trai-
le riviere del Nilo e di Tigris : e Soria, della
quale v' ò parlato di sopra, e Palestina e
Fiuice sono tra il fiume di Eufrates e il
mare mediterraneo ; el qual mare mediter-
raneo dura di lungo da Marocli sopra il
mare di Spagnia infino al mare grande,
sì che e' dura oltra Gostantinopoli oltre a
ccc°. XL. leghe lombarde, verso el maro
Occeano. In India è limare di Sithia, il
quale è sempre serrato di montagnie: e poi
di sotto Sithia, dal mare Caspio infino al
fiume di Tanai, è Amazonia, cioè terra di
femine, ove non sono se non femine: e
poi il Reame di Albania, el quale è molto
grande; e chiamasi Albania, perchè le gen-
te del paese sono più bianche ohe V altre
d'intorno. In questi paesi son cani sì gran-
di e sì forti, che uccidono e lioni. E poi
appresso v' è Ircania , Ibernia e molte al-
tre regione. E tra el mare rosso e el mare
Occiano, verso mezo dì, è la regione di E-
tiopia e la superiore Libia; la quale Libia
comincia al mare di Spagnia, dove sono
le colonne d'Ercole, e dura infine inverso
Etiopia e Egitto. E in questo paese di Li-
bia è assai el mare più alto che la tera, e
paro ohe la tera si dcba coprirò d'acqua;
iiionte di meno 1' acqua non passa il suo
termine. E vedesi da quel paese il monto
Atalante che passa le nuvole, dove non si
può andare; ma chi va inverso oriente, in
questo paese , l'ombra del suo corpo gli va
a man dritta, sì come abiamo di qua a
man sinistra. In questo mare di Libia non
vi si truova pesci, però che pel caldo del
sole l'acqua è tanto calda, che non vi po-
sono vivere. In questa Libia son molti Bea-
mi e diversi paesi, e quali sarebe cosa lun-
ghissima a parlarne e a narrargli. E simil-
mente nelle parti basse , inverso il maro
di Spagna , vi sono molte regioni ; come il
reame di Zeb , e il reame di Terruza , e il
reame di Kaugia, e il reame di Algarbo, o
il reame di Turnita di bella marina, e di
Maroch , e di Monte Fiore , di Cartagine e
di Affrica, e molti altri sono inverso cri-
stianità; de'quali tutti non vi potre'racon-
tare, ma assai appresso vi parlerò più pie-
namente delle parte orientalo. Adunque
chi volessi andare verso Tartaria e verso
Persia, verso Caldea, verso India, entere-
be nel mare a Genova, a Vinegia, o vero
ad alcuni altri porti sopraddetti; e vassi
per mare a una buona città chiamata Tra-
bisonda, che soleva essere chiamata Porto
di Porti. E ivi è il porto de'persi, e de'me-
dii e altre contrade di là. In questa città
giace santo Attanagio, che fu vescovo d'A-
lesandria. Questo vescovo fu gran dottore
in teologia e fece il simbolo: Quicumque
vnìt salviis esse. Il quale, perchè pro-
fondamente parlava della Divinità e della
Trinità, fu acusato per eretico e imprigio-
nato per lo papa ; e fece il detto simbolo
in prigione, e mandollo al papa, doman-
dandogli se lui era eretico , ciò era perchè
gli articoli di quelo simbolo non erono
buoni '. E poi che '1 papa Tebe veduto,
disse , che quella era la nostra fede , e co-
mandò che si cantassi ogni dì a prima, e
riputollo vescovo valente e vero cristiano ,
e fu liberato ; ma mai non volle ritornare
al suo vescovado , però che per invidia era
stato acusato di eresia. Trabisonda soleva
esere dello imperadore di Gostantinopoli,
ma un ricco uomo , mandato per lo impe-
radore per guardia del paese contro a'tur-
I e disse che se egli era eretico che ciò cre-
deva; e perchè gli arlicoli di detto salmo erano
buoni, però così credeva. Cosi il cod. Rice. Il
Magliab. e le stampe leggono altresì confusa-
mente come sopra.
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chi , ha usurpato hi terra e subgiogato il
paese, e chiamasi imperadoro.Di Trabison-
dasi va per la piccola Armenia, chi vuole.
DEL CASTELLO DI SPARVERI , DOVE STA UNA
BELLA DONNA DE' DONI DI VENTURA, LA
QUALE DÀ, A CHI FA LA VEGHIA VII. DÌ
NATURALI, QUELLO CHE 'l SA ADOMAN-
DARE.
E in questo paese sono dua castegli
antichi, le mura de' quali sono alquanto
coperte di edera, e sono di sopra a un mon-
te. E uno di quegli castegli è chiamato '
Castello delli Sparvieri, e è posto oltra la
città di Laiais, e è assai apresso della
villa di Persipea, la quale è del signore di
Zench , il quale è ricco e valente e buono
cristiano. In questo castello si truova uno
sparviere sopra una pertica , molto bello
e pulito, e una bella donna di doni di ven-
tura, la quale guarda questo sparviero; e
chiunche vegliasse sopra questo sparviero
sette giorni naturali , et alcuni dicono tre
soli , sanza dormire né tanto né quanto ,
questa donna verrebbe a lui, fatta la ve-
ghia , e domanderebbeli el primo augurio
1 Qui il cod. MagL 6 mancante: mi valgo
ii<-lRiccardiano e delle due edizz. del 1488 e 1492.
10
che egli si sapesse augurare delle cose ter-
rene. Questa niedesima veghia già gran
tempo fece uno valente principe, Ee di
Armenia; e da poi che ebbe veghiato, la
donna venne a lui e dissegli, che egli ha-
vea ben fatto il dovere. Il Re rispose , che
era assai gran signore e bene in pace , e
havea assai gran riccheze, e che non si
augurarebbe altro al suo volere, che ba-
vere il corpo di questa donna. La donna
rispose, che ella non sapeva, perchè egli
domandava così fatta cosa , e eh' e' non la
potrebbe bavere , e che non doveva chie-
dere altro che cosa terrena, e che ella non
era terrena, anzi spirituale. Il Re disse, che
non voleva altre cose. E la donna disse:
Poi eh' io non vi posso ritrare del vostro
volere e stolto core, io vi fo un dono sanza
aguriare, che tutti quegli che discende-
ranno di voi, per insino al nono grado,
sempre abbiate guerra senza ferma pace ,
e sarete in subiezione di vostri inimici , e
harete bisogno di riccheze. E dapoi in
qua, nessuno Re d'Armenia è stato in pa-
ce , e non è stato abondevole , e sempre
è stato sotto tributo de' sar acini. Item,
il figliuolo d' uno povero il simile fece
una volta la veghia , e sì si augurò , che
11
('Ili si i)otossi b(^ii g-u;irdare dalla fortuna
e d' essere bene avventurato in mercatan-
■/'.ia. E la donna gii concesse , e diventò
il più rico e '1 più famoso mercatante che
potesse essere né in mare nò in terra. E
tanto fu ricco , eh' el non sapeva la mil-
lesima parte di ciò clie egli liaveva; e co-
stui fu più savio in augurarsi, che non
fu il Re. Uno cavaliero del tempio per
lo simile veglilo, e augurossi una borsa
sempre piena d'oro, e la donna gliel con-
cosse, ma li disse che haveva dimandato
la destruzione di casa sua e del suo or-
dine, sì per la fidanza di questa borsa,
sì per la grande superbia che harebbe;
e così avenne. Ma guardisi bene tutta
via colui che farà la detta vigilia, che egli
non potrebbe sì poco dormire, che egli
sarebbe perduto in tutto, e mai più non
si rivedrebbe. Questa non è però punto
la dritta via per andare alle prenomi-
nate parte, ma chi volesse vedere sì fatta
maraviglia , lo potrebbe fare. E chi vuole
andare per la dritta via a Trebisonda ver-
so la grande Armenia, va a una cittade,
chiamata Articon. Questa soleva essere
molto buona e abondante, ma li turchi
r hanno molto guasta. Ivi d' intorno na-
12
sce poco villo e pochi altri frutti. In questo
paese è la terra molto alta, e évi gran
fredi, e sonvi assai buone acque di fonte,
che vengono da uno fiume del paradiso
terrestre , e viene di sotto terra et è chia-
mato Eufrates , e è dilungi el fiume dalla
città quasi una giornata ; e viene questa
riviera sotto terra d' India , e risurge alla
terra di Altasar, e passa apresso a Arme-
nia , e entra nel mare di Persia. Da questa
città di Articon si viene a una montagna,
chiamata Sahisacola.
DELLA MONTAGNA DI ARARATH, DOVE SI
FERMÒ l' arca di NOÈ , E DELLA CITTÀ
DI laidenoe, e della citta di THAU-
RISSA, E DELLA ABONDANZIA SUA.
Et ivi allato è un'altra montagna, chia-
mata Ararath, e li giudei la chiamano Ca-
moni , dove si fermò l'arca di Noè dopo
il diluvio; e ancora oggidì v'è sopra que-
sta montagnia l'arca, e vedesi quando el
tempo è ben chiaro. È qtiesta montagnia
alta ben vìi. leghe ; e dicono alcuni , che
vi sono stati, che anno veduto e toccato
l'arca e posto el dito nel buco per lo quale
uscì el nimico , quando Noè disse : Bene-
I Qui rientra il cod. Magi.
13
(licite : ma tutti questi che ciò dicono par-
louo a lor piacere , però che niuno vi pote-
rebe salire suso. Por la grande abundanzia
delle neve, che sempre vi stanno il verno
e la state, uomo niuno non vi poterebe
montare, né mai montò dopo il diluvio di
Noè, salvo che un monaco, el quale per la
divina grazia se ne portò un pezo dell'ar-
ca, la quale è al presente appiè della mon-
tagnia i)i una chiesa. Questo monaco ave-
va grande disiderio di montare insù questa
montagnia , e sforzossi un dì per salire ;
ed essendo montato infino alla terza parte
del monte , trovossi molto lasso e stanco :
più oltre non potea andare, e riposossi a
dormire; e isvegliato che fu, si ritrovò a
pie de la montagnia. E allora dolcemente
pregò el nostro Signiore , che gli volessi
concedere e aconsentire, che vi salisse.
Onde uno angelo vi venne , e dissegli, che
montasse un'altra volta, e così fece, e re-
conne quel pezo ; e dapoi niuno mai non
vi sali ; ma così fatte parole non sono però
da credere. A pie di questa montagnia era
la città di Laigdenghe, la quale edificò
Noè; e dall'altra parte, assai d'appresso,
la città di Ani, nella quale soleva esere
mille chiese. Da questa città si va alla
u
città (.li Tiulurissa , clie soleva esere chia-
mata Farsi, la quale è una bella città, e
grande, e una delle magiori che sia al
mondo per mercatanzia. Qui vanno merca-
tanti per comperare roba di pregio: questa
è la terra dello imperadore di Persia, e di-
cesi che lo imperadore à più rendita di
questa città, per cagione della mercatan-
zia, che non à il più ricco Re de' cristiani
di tutte le sue terre, perù che quivi sono
mercatanzie d'ogni sorte sanza numero.
In questa città è una montagnia di sale,
della quale ogni uomo ne toglie quanto
n' à bisogno. Ivi dimorano molti cristiani
sanza trebuto de' saracini; e da questa cit-
tà si passa per molte ville e per molte ca-
stella, andando verso India ; e vassi a una
città chiamata Sodoma, eh' è dilungi da
Taurissi x. giornate, ed è molta nobile cit-
tà e grande, e ivi la state sta lo impera-
dore di Persia; imperù che '1 paese è assai
fresco ; e qui sono di molte riviere, che por-
tono navilii. E dipoi si va al camino di
verso India per molte giornate e per mol-
te città , e passasi a una città chiamata
Cassach, la quale è molto nobile città e
abundante di biade e di vino e d' altre
cose. Questa fu la città onde si trovoro-
ir,
no e si ragunoruiio in.sieiUL', per la divina
e inmensa grazia, e tre Ee per andare
a Bethlem per vedere e adorare e pre-
sentare il nostro Sig'niore lesù Cristo. E
da questa città infino a Bethlem sono
LUI. giornate. Da questa città si va a
una altra città, chiamata Tech, la quale
è a una giornata dal mare arenoso. Que-
sta è la magiore città che abia el Re di
Persia, e in tutta la sua terra dicono al
vino vape, e alla carfie dagabo: e i pa-
gani dicono, che in questa città non pos-
sono lungamente vivere e cristiani, e però
poco vi stanno ; e di ciò non so la cagione.
Poi si va per molte città e per molte ville,
delle quale sarebe lunghissimo contare,
infino alla città di Cornea, la quale soleva
esere tanta grande, che le mura d' intorno
tenevono XXV. leghe di circuito: le mura
parevono dipinte; ma non è la città così
grande , come solea. E da Cornea si va per
molte città et eziandio per molte terre e
molte ville infino alla terra di lob ; e ivi
finisce la terra de lo 'mperadore di Persia:
e se volete sapere le lettere de' persi, e co-
me son chiamate, legete qua'.
1 Manca, conio altrove.
16
DELLA TEERA DI lOB E DELLA ABUNDANZIA
d' essa, e come si RICOGLIE LA MANNA,
E DELLA PROPRIETÀ SUA.
Poi, partendosi da questa città di Cor-
nea , si entra nella città di lob. Questo è
bel paese , e ivi è grande abundanzia d' o-
gni bene, e chiamasi la terra Sichessa: e
in questo paese è la città di Tenian. lob
fu pagano , figliuolo fu del Re Aredengor-
za: e'tenea questa tera a modo di principe
del paese, ed era sì ricco, che non sapea
la centesima parte di ciò che aveva; e quan-
tunque fussi pagano, non di meno serviva
al nostro Signore Idio, sicondo la sua
legge; e il nostro Signore Idio aveva a
grado il suo servigio; e quando lui cadde
in povertà era d'età d'anni lxxviii. E poi
che '1 Signor vide la sua grandissima pa-
cienzia, lo rimisse nella sua grandeza e
richeza, e nella sua alteza; e poi fu Re di
Idumea, dopo el re Esaù. E quando e' fu
Re , e' fu chiamato lobab : e in quel reame
lob visse c°lxx anni ; e quando lui muri
aveva ccxlviii. In quela terra di lob non
è mancamento di cosa alcuna a l'uomo bi-
sognoso. Ivi sono montagnie, dove si truo-
va magiore e migliore abundanzia di man-
17
lui più che in iiiun' altra parte. Manna è
chiamata pane degli angioli, od è una co-
sa bianca e molto dolce e dilettevole, e
asai più dolce che mele o zuchero , e vie-
ne dalla rugiada del cielo, e cade sopra
all'erbe di quel paese, e poi aggelasi e
viene bianca e dolcie: e di quella si metto
in medicine per gli ricchi uomini; però
che netta il ventre e purga il cattivo san-
gue eleva la malinconia dal cuore. Questa
tera di lob confina col reame di Caldea.
DEGLI ORNAMENTI DE' CALDEI, E QUALI SO-
NO BEGLI UOMINI, E LE FEMMINE SONO
BRUTTE E MAL VESTITE.
Il Eeame di Caldea è molto grande , e
questo linguaggio ' è el magiore che sia
di là dal mare. Di qui si passa per andare
alla terra di Babillonia, cioè la grande
Babillonia, della quale v' ù altre volte par-
lato, là dove e linguagi furono in prima
trovati ; ed è quatro giornate di qua da
Caldea. E nel Eeame di Caldea sono gli
uomini begli , e sono nobilmente apparati
di corego dorate , e i drappi loro sono or-
nati con fregi d' oro, di perle e di pietre
1 Così i codd. f le stanipp : forse lingìlàggio.
18
prezioso nobili.simaniente : o le donne loro
sono bruttissime e mal vestite, e vanno
a piedi ignudi, e portano una brutta fog-
gia di vestimenti, larga e corta infino
a'ginochi, e sono le maniche larghe a mo-
do d' uno scapolare da monaco ; e queste
maniche pendono infino a' piedi : e queste
femine anno e capegli neri e scompigliati,
e spenzolano giù per le spalle: e sono le
dette femmine molto nere, brutte e non
punto graziose; e sono spaventose a ri-
sgnardare , e in loro si truova tanta brut-
tura, che io non saprei scriverlo. In que-
sto reame di Caldea è una città chiamata
Hus, e ivi stette Thar, padre d'Abraam
patriarca, e fu nel tempo di Nino, che fu
Re di Babillonia, di Arabia e di Egitto.
Questo Nino fece la città di Ninive, la
quale avea Noè cominciata a fare : e poi
che Nino Tebe compiuta, sì la chiamò del
suo nome, Ninive. Ivi giace Tubbia pro-
feta, del quale parla la santa Scrittura.
Da questa città d' Hus , per lo comanda-
mento di Dio, si partì Abraam dopo la
morte di suo padre e menò seco Sara, sua
moglie, e Loth, figliuolo del suo fratello,
però che lui non aveva figliuolo. E poi di-
morò Abraam nella terra di Canaan in un
l'.l
liio^-o cliiamato Sicheni; e questo luogo fu
salvato quando Soddoma e Gomorra e altre
città furono arse e somerso in abisso, là
dove ora è il maro morto, sì come v'ò det-
to altro volte. In quela tera di Caldea egli
anno lor proprio linguagio e lor propie
lettere fatte come qui di sotto. '
DEL REGNO DELLE AMAZONE E DE' LOR CO-
STUMI E USANZA, E DI TRAMEGITTA, DOVE
ALESSANDRO MAGNO FECE EDIFICARE A-
LESSANDRIA.
Da poi , oltre a Caldea , è il paese di
Amazonia, cioè la terra di femine. Questo
è un reame dove non abita se non femine,
non punto come alcuni dicono, che gl'uo-
mini non vi poterebono vivere , ma le fe-
mine non vogliono che gli uomini abino
signoria sopra di loro ; però che antica-
uionte fu uno Ee , el quale era Ee di quel-
lo paese, e maritavansi gli uomini colle
donne, come altrove si fa'; e quello re
era chiamato Colapino. Guerregiando col
1 Qui pur manca, come altrove.
2 II cod. Magi, e le stampe len:gono: fu uno
Re nel paese e abilarnno insieme con uomini
maritati, come si fa altrove- Seinbrami che la
lez. sia difettosa in t\itti e quattro i testi.
20
Ee d'Africa, tu morto in battaglia insie-
me col nobile sangue del suo Reame; e
vedendo la Reina, insieme coli' altre no-
bile donne, che elleno erono rimase tutte
vedove , e che la gentilezza di quel paese
era perduta ; a modo che disperate, tutte
s' armorono , a ciò che tutte l'altre temine
del regnio della loro veduità le facesono
compagnia , e uccisono tutto el resto de-
gli uomini del paese; e d'allora in qua
non anno voluto che niuno uomo abiti fra
loro più di sette dì, e non vogliono com-
pagnia d'uomini: elle si riducono inverso
le terre de' lor confini, e ivi truovono e lo-
ro amici che le vicitono e con esse dimo-
rono X. giorni, e poi ritornono indietro.
E se elle anno figliuoli maschi, o sì ch'elle
gli uccidono , 0 vero che dipoi che eglino
sono d' anni due, che eglino anno appara-
to a mangiare da loro e andare , gli man-
dono ai lor padri; e le femine che nascono
di gentil sangue gli tagliono , o vero cau-
tarizano la mammella sinistra, a ciò che
sien più atte a portar lo scudo : e s' elle
son femine popnlare , gli tagliono la de-
stra poppa, acciò che non le 'mpacci a saet-
tar coir arco turchesco , però eh' olle tra-
gono molto bene. In questa terra si è una
Koina, la quale .sgoverna tutto ol paese, e
tutte le feniine ubidiscono a lei. Questa
Eeina si f^ sempre per elezione, ed è e-
letta quella che è più valente in arme.
Queste temine sono molte buone guerrie-
re, prode e savie e valente, e spesse volte
vanno al soldo per guadagnare, e aiutono
degli altri signiori e mantengonsi vigoro-
samente. Questa terra de Amazonia è una
isola tutta circundata d'acqua, salvo che
in dua luoghi, per li quali sono due en-
trate, e allato di queste entrate stanno e
loro amici, colli quali elle vanno a solla-
zare a lor volontà. Allato Amazonia è la
terra di Tramegitta, la quale è un paese
molto buono e dilettevole. Per la grande
bontà del paese, il Ee Alesandro fece
fare prima ivi la sua Alesandria, la quale
è ora chiamata Cielsite: dall'altra parte
di Caldea è Etiopia, un gran paese, el
quale si stende iiifino a' confini d'Egitto.
DI ETIOPIA, E COME IVI SONO GENTI DI
DIVERSE MANIERE , PERCHÈ ALCUNI NON
ANNO PIEDI, ALTRI SONO FANCIUGLI E
ANNO CANUTI E CAPEGLI , E QUANDO SON
VE CHI GLI ANNO NERI.
Etiopia è partita in due parte princi-
pale, cioè nella parte occidentale e Del-
l' altra parto meridionale : la parte meri-
dionale si chiama Montagnia, e ivi sono le
persone più nere che altrove. Ivi è una
fonte che di dì è tanta fredda, che ninno
none può bere ; e di notte è tanto calda ,
che niuno vi poterete tenere le mani den-
tro. E più oltre a questa parte meridio-
nale, tuttavia inverso al mezo dì, al pas-
sare del gran mare Occeano, quivi è una
gran terra e un gran paese, ma niuno
non vi poterete abitare per lo gran caldo
del sole , che sopra a questo paese dirit-
tamente sparge li suoi ragi. In Etiopia
tutti' fiumi sono turbi , e l' acque sono in-
salate per cagione del gran mare Occeano.
Le genti del paese spesso si imbrodono ,
cioè imbriacono^ e non anno mai grande
apetito di mangiare, e anno comunemente
' Cosi ainenilue i codd. NeUa stampa del
14SS inauca si iìiìbroduno cioè.
2:')
tlusso ili corpo , e vivono poco tempo. In
Etiopia sono gente di diverse maniere, tra
le quali è una g-ente che non à se none uno
piede tanto largo, che, distendendosi in
terra, coprono tutto il resto del corpo, e
corono sì forte , eh' è una maravig-liosa
cosa a vedere; e sono chiamati Cussia. Ivi
i fanciugli anno i capegli canuti; quando
diventon grandi, si fanno neri. Item, in
Etiopia è la città di Sabha, de la quale fu
signiore uno de' tre Re , e quali vicitorno
il nostro Signiore in Bethlem. Di Etiopia
si va in India per molti e diversi paesi,
la quale si chiama India alta e magiore,
la quale è paese caldissimo: in India me-
zana è il paese temperato.
COME SI KA IL CRISTALLO, COME NASCONO
LE PERLE, E COME NASCONO E DIAMANTI,
E COME CRESCONO; E DELLA VIRTtl E
PROPIETADE SUA, E COME e' PERDONO LA
VIRTUDE, E COME SI CONOSCONO E BUONI
da' CATTIVI.
India minore, che è la terza parte et d
verso settentrione, è paese freddissimo,
nella quale, per la continua freddura del-
l' acqua, si fa cristallo sopra e sassi. Di
(junsto cristallo nascono liuoiii diamanti.
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e quali àìinu similitudine di colore di cri-
stallo torbido e giallo, che trae al colore
d' olio: e questi diamanti sono tutti duri
che non si possono pulire. Altri diamanti
sono che si truovono in Arabia, che non
sono così buoni , e sono più bruni , e sono
più teneri, etruovasene ancora nelle terre
di Macedonia, ma e migliori e più pre-
ziosi sono in India. E molte volte si
truovono diamanti nella massa della mi-
nera d' oro, quando, affinando, si rompe,
e sono molti duri , ma e' si conviene rom-
pere la massa per minuti pezi; e truova-
sene alle volte de' grandi come uno quat-
trino fiorentino, e tal volta minore; e sono
così duri , come quegli d' India e taglione
r acciaio e '1 vetro legiermente. E quan-
tunque in India sopra e sassi di cristallo
si truovino buoni diamanti , niente meno
si ne truova sopra e sassi di may ^ e so-
pra le montagnie dove è miniera d' oro. E
diamanti si truovono e crescono molti in-
sieme, r un piccolo e 1' altro grande . et
àvvene alcuno della grandeza d' una fa-
va^; e lo più grosso, che possa esere na-
1 II cod. Rice; di mari: il Magi, e le stam-
pe leggono di mai e di may.
2 e nissuno é di grundezn d'una faro: oonce e in guerra: cod. Matrl e st.
(liaiiuinti clic suno violati, o vero più bruni
che violati, i quali sono ben duri e preziosi ;
ma alcuni non gii araono punto tanto quan-
to gli altri, ma io, quanto por me, gii ame-
rei bene altrettanto , imperò che io gli ò
veduti isperimentare. E d'altra maniera ne
sono, bianchi quanto cristalo, ma pur al-
quanto più torbidi, e son buoni e di gran
virtù , e tutti sono acuti ; e tali quadrati ;
altri anno sei coste, e altri tre: sono così
di natura formati: però li grandi signori,
scudieri , cavalieri , e altri gran maestri ,
che cercone onore in fatti d' arme , o vero
nelle guerre e nelle battaglie, gli portone
in dito. Quantunque io alquanto mi dilun-
ghi dalla materia mia, nondimeno , a ciò
che egliono non sieno ingannati da' ba-
rattieri del paese che gli vanno vendendo,
io parlerò alquanto più de' diamanti. Chi
vuol comperare diamanti, gii conviene che
gii sapia conoscere , però che gli contraf-
fainio di cristallo giallo e di zatiro; di
luopa e di citrino; d'una pietra chiamata
Iris, e d'alcune piccole pietre che si truo-
vonone'nidii delli sorci, cioè ratti, che
sono molte dure ; ma tuttavia e contrafatti
non sono così duri come e naturali, e la
l»unta leggiermente si rompe; e si si pu-
28
liscuiiu meglio ; ma alcuni rubaldi non gli
puliscono maliziosamente a ciò che si
creda che non si possine pulire per sua
fineza. La esperienza del dia,mante si fa in
questo modo : prima si pruova a tagliare
in zatìro o in altre pietre preziose, e in
cristallo, e in acciaio; poi si toglie una
pietra di calamita buona, cioè la pietra
de' marinari, che tira a sé il ferro; e se la
calamita non fussi troppo grossa, sopra
di questa pietra si mette el diamante , e
poi si mette apresso un ago ; e se '1 dia-
mante non è contrafatto, anzi sia diaman-
te vero , mentre che '1 diamante sarà pre-
sente , mai la calamita non trarrà l' ago ,
s' ella non fusse troppo grossa, la calami-
ta ' . Questa è la pruova che fanno quegli
d' oltrammare. Ma interviene, che un per-
fetto diamante perde la virtù per lo incon-
veniente di colui che '1 porta, e aloraè di
bisognio fargli ritornare la propia virtù,
0 vero che sarà di minore virtù e valuta.
1 \\ coti. Rice, legge: a se l' aguUa, e so-
pra di quella pietra si mette il diamante, e poi
se (jli presenta l' agulia ; e se 'l diamante è ve-
ro e virtuoso, mentre che'l diamante è presente,
mai la calamita non tirerà l' agulia, sr la ca-
lamita non fussi troppo grossa
20
DI INDIA K DKI.LA DlVKUrflTA DELLA GENTK
OHE VI SI TRUOVONO; E DE l' ISOLA DI
OEIENS; E DE L' ISOLA DI CANNA , DOVE
SI FANNO DIVERSE ADORAZIONE, E LA
RA.GIONE PERCHÈ FANNO QUESTO; E PER-
CHÈ NON SOTTERRONO E LORO MORTI.
In India sono molti diversi paesi e
molte diverse contrade, ed è chiamata In-
dia per uno fiume, el qual corre per lo
jtaese , apellato Indo. In questo fiume si
truovono ang-uille lunghe xxx piedi; e le
g'ente che abitono intorno a questo fiume
sono tutte verde e gialle. In India, e qui
intorno a India, son più di V. M'' isole,
buone e grande, sanza quelle che sono in-
abitabili e piccole. In ciascheduna isola è
grande numero di città e di ville e di gente
sanza numero, però che gl'Indiani sono di
così fatta maniera, che egli non escono
del suo paese ; perchè eglino non sono mo-
bili, perchè e' sono sotto el primo clima,
cioè Saturno, eh' è tardo e poco mobile,
però che sta xxx. anni a voltarsi pe' xii.
segni del zodiaco , e la luna passa quegli
XII. segni in un mese : e perchè Saturno è
di così tardo movimento, por questo lo
gente che son sotto poste a lui non cun»-
110 di muoversi del luogo loro. Nel nostro
paese è tutto el contrario; noi .siamo sotto
el settimo clima, cioè della luna, la quale
è di legieri movimento , ed è di pronta via
da caminare per diverse vie , di cercare
cose strane i, e la diversità del mondo;
però che olla circunda la terra più presto
che altro pianeto, come di sopra ò detto.
Itera, pel mezo d'India si va per molte e
diverse contrade infino al mare Occeano,
e poi si truova una isola che si chiama
Oriues , dove vanno spesso mercatanti vi-
niziani e genovesi e d'altri confini per
comperare mercatanzie In questa isola è
così gran caldo che, per la stretta del
caldo, gli testicoli degli uomini gli escono
di corpo , e ivi pendono infino alle gambe
per la grande disoluzione; ma le gente
che sanno la natura del paese , sì fanno
legare bene fermamente e ugnere d' uno
unguento ristorativo e rinfrescativo per
tenere e testicoli nel corpo, che altrimenti
non poterebono vivere in questo paese. E
in Etiopia e in altro paese le gente stanno
1 Cosi il cod. Magi, e le stampe : la lez.
del Rice, legge come segue: et è proprietà di
via e di camminare per diverse vie e cercare
cose strane
:ìl
mul(i nello riviorf dell' acqua, uomini o
femine tutti insieme, da l'ora di terza in
fino a bassa nona, e giaciono nell' acqua
inlìno alla faccia pel caldo, eh' è tanto i-
smisurato , che apena si può fugire ; e non
anno le femine punto vergogna de gl'uo-
mini, ma giaciono privatamente a lato a
lato infino che '1 caldo è abattuto. Ivi si
possono vedere di molte brutte figure ra-
gunate, spezialmente apresso a di buone
ville. Ad Ormes sono le nave di legnio
sanza chiovi di ferro per li sassi della ca-
lamita, della quale nel mare è tanta quan-
tità, che è una maraviglia. E se per que-
sti confini passassi una nave che avessi
ferro , di subito perirebe ; perù che la ca-
lamita tira a sé per natura el ferro. Per
la quale cagione tirerebe a sé la nave, né
pili di là si poterebe partire. Di qui si va
per mare a un' altra isola, chiamata Cana,
nella quale è grande abbondanza di biade
e di vino. Quella isola soleva essere gran-
de e solevavi essere buono porto, ma al
presente il mare l' à fortemente guasta e
sminuita. Il Re di questa soleva esere
tanto potente, che guerreggiava col Ee
Alessandro. Le genti di queste terre anno
diverse leggo, però che alcuni adorono il
sole, alcuni il fuocu, iilcuui gli alberi, al-
cuni e serpenti, alcuni altri la prima cosa
che iscontrono la mattina, alcuni simula-
cri e altri idoli ; ma tra" simulacri e idoli si
fa diferenzia. Simulacri sono figure fatte
a similitudine d' uomo o di femine o del
sole 0 di bestie , o vero d' altre cose na-
turali : idolo si è una certa immagine fatta
stoltamente, la quale non si potrebe assi-
migliare ad alcuna cosa naturale, come
sarebe una immagine di quattro teste e
uno uomo colla testa d' un cavallo o d' un
bue, 0 d'altra bestia, che non vide ninno
giammai, sicondo la disposizione natu-
rale. E sapiate, che ognuno che adora si-
mulacri, il fa per riverenzia d'alcuno va-
lente uomo, già stato, come fu Ercole, e
molti altri , e quali nel tempo loro feciono
molte maraviglie. E però queste gente di-
cono, che egli sanno hene, che questi
tali valenti passati non sono dii , anzi è
un solo Dio di natura, il quale criò tutte
le cose , ed è suso nel cielo ; e che e' sanno
bene , che loro non poterebono fare le ma-
raviglie che fanno, se none per la speziale
grazia di Dio; e perchè costoro furono a-
mati da Dio , loro li adorono. E il simile
dicono del sole , però che egli muta il tem-
pò e dà caldo e nutritnonto a ogni cosa
sopra la terra : e perù che il sole è di tanta
e sì perfetta virtude, e'sanno bene, che
questo aviene , perchè Dio V ama più che
l'altre cose, onde egli gl'à donato le ma-
giore virtù che a cosa che sia del mondo.
Adunque è ragionevole, come e' dicono,
che sia onorato e fattoli revorenzia. E il
simile dicono nelle loro ragioni degl' altri
pianeti e del fuoco , però che gli è utile.
E degl'idoli dicono, che il bue è la più
santa bestia che sia in terra e dell' altre
la più utile , imperò che fa di molti beni e
niun male ; e sanno che ciò non poterebe
essere sanza speziai grazia di Dio ; e però
loro tengono il loro Dio mezo bue e mezo
uomo , imperò che l' uomo si è la più no-
bil orlatura, che sia in terra, e à signoria
sopra a tutte le bestie. E il simile fanno
de'serpenti e de l'altre cose che iscontrono
la mattina , spezialmente tutte le cose che
anno buono incontro ; e questo anno lun-
gamente sperimentato; e però dicon loro,
che buono iscontro non può venire se none
per la grazia di Dio , e però fanno fare gli
dei simiglianti al buono iscontro , per ri-
guardargli e adorargli prima la mattina
che cffli scontrino cosa contraria. Alcuni
cristiani dicono , che alcuno bestie anno
buono iscontro, e alcune cattivo, come si
dice eh' è stato provato molte volte , che
la lepre è cattivo iscontro , un porcello , e
più altre cose. Per lo simile, uno sparvie-
re e altri uccegli da rapina, volando in-
nanzi a gente d'arme, se '1 piglia, è buon
segnio; e se noi piglia, è cattivo. E altri
dicono , che '1 corbo è cattivo iscontro. In
simili cose molte volte le genti credono
(ma non se gli debba dare fede, eh' è gran
peccato, da poi che li cristiani, che sanno
la santa dottrina , sono a lor vietate que-
ste oppenioni) e a tal credenza egli danno
credito. Adunque ora non è da maravi-
gliare , se' pagani, e quali non anno altra
dottrina che la naturale, e' per la loro sem-
plicità più largamente le credono. E vera-
mente io 0 veduto pagani e saracini , che
chiamono auguri, che, combattendo noi
in arme, o vero in alcuna parte contro ai
nostri nimici , per voli d' uccegli egliono
ci promettono per tutto quel dì vittoria;
e tutto quello che poi noi troviamo e fac-
ciamo , egli molte volte mettono per pe-
gnio la lor testa , che così sarà ; e quan-
tunque tutto ciò, eh' egli dicono, avenisse,
niente di meno non si debe dar fede a cosi
fatte cose, anzi si dee avere ferma creden-
za nel nostro Signioro , il quale può faro
e disfare tutto "ciò che gli piace. Questa
isola di Canna anno guadagnata e sara-
cini, e sì la tengono. In questa isola e in
molte altre non si sotterrono e corpi mor-
ti, però che '1 caldo è sì grande, che in
brieve tempo la carne si consuma infino
air ossa. Da questa isola si va per mare
verso India magiore , e a una gran città
chiamata Zarba , la quale A bellissima e
buona. Quivi stanno di molti cristiani di
buona fede, e quivi sono molte religione,
e spezialmente di mediani. Da questa città
si va per mare insino a Lomba. In questa
terra cresce il pepe in una foresta, chia-
mata Combar , la quale dura xviii. gior-
nate.
COME NASCE IL PEPE E COME SI COGLIE,
E DI QUANTE MANIERE DI PEPE SI TRITO-
VA, E CHE MODO SI TIENE PER LI SER-
PENTI CHE IVI STANNO.
In questa foresta sono due buone città,
r una chiamata Flandrina e l' altra Gin-
glante, e sono molte isole, e in ciascuna di
quelle stanno gran numero di cristiani e
di giudei, ]>erù che '1 paese è buono, ma
36
6 molto caldo. Voi dovete sapere , che '1
pepe cresce a modo d'una vignia salvatica
posta appiè d' uno albero , al qual si pos-
sono e palmiti ' di quella sostenere; il
frutto pende a modo di grappoli d' uve , e
caricansi tanto gli alberi, che pare che
tutti si debono rompere. E quando è ma-
turo , è tutta via verde a modo che sono
bache di edera , e in quela ora si vende-
mi^fw a modo che si fa le vignie , e poi il
seccono al sole tanto, che diventa nero e
crespo. In uno albero viene tre maniere
di pepe ; il primo pepe è lungo, el sicondo
A nero , e l' ultimo pepe è bianco. Il pepe
lungo è chiamato Sorbotin, el nero Sulfur,
e'I bianco Bavos. Il primo, che viene quan-
do la foglia incomincia a venire, s' aso-
miglia alquanto a la fazione ^ del fiore de
le nocciuole , che viene prima che le fo-
glie, e pende a basso: e poi viene il nero,
che à la foglia a modo di grappoli d' uva,
molto verde e ricolto: dopo il nero viene
il bianco , el quale è asai migliore del ne-
ro , e di questo non se ne porta in questo
paese, perchè egli lo tengono per loro,
però che è migliore e più temperato che '1
Jioro, e nuli anno sì grande abundanzia
' Cini"- traili. - In sÌL'iiif. di fiiniiii.
87
del bianco, come del nero. In questo paese
son molte maniere di serpe e d'altri ver-
mini per lo gran caldo del paese e del
pepe. Alcuna gente dicono, che quando si
ricoglie il pevaro, che si fa fuoco a pie' de-
gli albori per cacciare le serpi e colubri,
ma salvo la grazia di quanti ciò dicono ,
egli non metterebono fuoco per cosa al-
cuna del mondo, però che secherebono e
arderebono così quegli alberi, come gli
altri ; ma quando egli vogliono ricorre el
pepe, e' s'ungono le mani e' piedi di sugo
di limoni, o vero che e'portono erbe con
loro che anno grande odore; per lo quale
odore le serpi fuggono , sicché , quando
sono unti, vanno sicuramente a vendem-
miare , e non anno paura che serpe né al-
tri vermini sì si approssimino per nulla.
Item , verso il capo di questa foresta è la
città di Palomba, sopra la quale è una
montagnia chiamata Palomba, per la qual
piglia el nome la città.
d'una fonte che à sapore d'ogni spezie,
E della sua virtù.
Su questa montagna è una fonte, la
quale à odore e sapore d' ogni maniera di
spezie , e ciascuna ora ella muta odore e
38
sapore , e cliiunche ne bee tre volte a di-
giuno, di questa è curato da qualunque
infermità che abia, e li abitatori ivi d'in-
torno , che spesso ne beono , mai non anno
malattia, e sempre, mentre che vivono,
paiono giovani. Io ne bee' tre o quatro
volte, e ancora mi pare eh' i' mi senta me-
glio ; e' dicono , che questa fonte vene dal
paradiso , e però è di tanta virtù. Alcuni
lachiamono la fonte de' giovani, perchè
quegli che l' usano a bere , tutta via pa-
iono giovani : per tutto questo paese cre-
sce ottimo gengiovo. La gente del paese ,
per la loro semplicità , adorono el bue , e
dicono che '1 bue è la più santa bestia che
sia in terra, perchè a loro pare che sia
sempice ed è buono da arare , piacevole e
utile e santificato; però che a lor pare che
ogni virtù abia. Egli sì '1 fanno lavorare
VI. 0 VII. anni, e poi se lo mangiono con
gran solennità; e il Ee del paese à sempre
con lui un tal bue, e colui che lo à a guarda
riceve ogni dì la sua fiamata e la sua orina
in due vasi d' oro , e poi la dà al loro pre-
lato, che egli chiamono Archiproth, o Pa-
paton. E questo prelato la porta innanzi
ài Ee , e '1 Ee, per grande divozione, mette
la mano in quela orina, la quale egli cliia-
39
mono Gau , e così si bagna la fronte e '1
potto con gran divozione e riverenzia: e
danno a intondere che sia ripieno delle so-
pradette virtù che à el bue , e che sia san-
tificato de la virtù di questa cosa, che nulla
vale. Dopo il Ee , lo fanno e gran signori ,
e, dopo i signori, gli altri gran maestri,
quando ne possono avere, ma alcuna volta
no ne rimane. In qaesto paese e' fanno i-
doli , che sono la metà uomo e la metà
bue : in questi simulacri e diavoli parlono
a loro, e danno a loro risposta di tutto ciò
che egliono dimandono.
come in questo paese fanno sacrificio
de'peopii figliuoli, e come, morto el
MARITO , LA moglie s' ABRUCIA CON LUI
INSIEME.
Innanzi a questi simulacri egliono uc-
cidono spesse volte i suo' figliuoli, e asper-
gono e simulacri del sangue di morti ; e in
questo modo fanno i loro sacrifici. Quando
alcun muore nel paese , egli ardono il
corpo per nome di penitenzia, a fine che
non patisca pena in terra; però che dicono,
che' vermini gli raangerebono; e so la mo-
glie del morto non à figliuolo , egli l'ar-
dono con lui , e dicono , che è ragione , che
40
ella gli faccia compagnia nell'altro mondo,
così come à fatto in questo. E se le moglie
anno figliuoli , egli le lascion vivere per
nutricare e figliuoli; ma se la moglie vuole
innanzi vivere co' suoi figliuoli, che esere
arsa col suo marito, eia è sempre imputata
maligna e falsa , né alcuno si fiderebe in
lei, né mai è più appregiata. E morendo
la moglie prima che '1 marito, el marito
si fa ardere con ella piangendola ; e se lui
non vuole , non è costretto, anzi si può ma-
ritare un' altra volta sanza biasimo. Item,
in questo paese crescono furti vini, e le
femine boono vino, e gli uomini none beono
punto. Da quiisto paese si va, passando per
molti confini, verso un paese, dilungi a
due giornate , il qual si chiama Maburon.
Questo é molto gran reame, e sonvi di
belle città e di belle ville. In questo Reame
giace el corpo di santo Tommaso appo-
stolo, in carne e in ossa, in una bella
sepultura , nella città di Calamia , perchè
ivi fu martorizato e sepulto; e li assirii fe-
ciono già portare il suo corpo in Mesopo-
tania, nella città di Edisse, e dipoi fu ri-
portato indietro il braccio colla mano che
raettee nel lato del nostro Signiore Giesù
Cristo, quando gli apparve dappoi la re-
41
surresione, dicendo: Noli\esse incrédu-
lus, sed fidelis. E al presente, el detto
braccio con la mano, è fuora del vaso,
dove è il corpo. E con quella mano quegli
del paese fanno le lor sentenzio e giudicii,
e sanno chi à ragione e chi il torto , per-
chè quando è quistione tra due parte , e
ogni uomo si tiene d' avere ragione , egli
mettono nella mano di santo Tomaso le
ragione delle parte predette in iscritto, e
di subito la mano gitta via il torto o vero
la falsità , e ritiene il dritto , o vero la ve-
rità. E così vengono di lungi paesi molte
cause dubbiose per questo giudicio.
DEGLI IDOLI DI QUESTA GENTE E DELLA
GRANDE DIVOZIONE CH' EGLI V'ÀNNO.
Item , san Tomaso giace in una bella e
grande chiesa , la quale è piena di grandi
simulacri , cioè di immagini di idoli loro ,
chiamati dii; delle quali la minore è per
grandeza come due comuni uomini ; e in-
fra r altre è una immagine assai maggiore
dell' altre, tutta coperta d' oro e di pie-
tre preziose eòa derisione de' falsi cri-
stiani 1 rinnegati , et è sopra una cattedra
1 Cosi il cod. Magi, e le stampe : il cod.
Ilice.: et é lo Adabo de'falsi cristiani.
42
molto nobile ; e à intorno al corpo suo di
larghe cintole lavorate d' oro e di perle e
pietre preziose. La chiesa è tutta dorata :
di dentro a questa chiesa si va comune-
mente in pellegrinaggio con gran divo-
zione, a modo che vanno e cristiani a santo
Antonio e a santo Iacopo di Galizia. E
molte gente, che dilunge terre si muo-
vono per andare inverso questo idolo , con
grande divozione per tutto el viagio sem-
pre sì tengono gli ochi bassi, né ardiscono
d' alzare le lor teste per risguardare d' in-
torno , per timore di non veder cosa che
gli rimuova da la loro divozione. Alcuni
vi vanno in pellegrinagio , che portono
coltegli nelle lor mani, e sì si vanno fe-
dendo et impiagando nelle braccia, ne le
gambe e ne le coscie , e spargono el san-
gue loro per amor di questo idolo ; e dicono
che beati [sono! coloro che muoiono per
questo idolo, Idio loro. Altri sono che me-
nono i lor figliuoli per uccidergli e sacri-
ficargli a questo idolo, e poi aspergono
r idolo del sangue de' suo figliuoli. Altri
vi sono che, da l'ora che si partono di
casa loro , a ogni terzo passo s' ingino-
chiano tanto, che aggiungono a questo
idolo ; e quando e' vi sono arivati , lo in-
43
censono d'incenso e d'altre cose odorifere,
a modo che fussi il corpo del nostro Si-
gniore , e vengono ad adorare questo idolo
dilungi più di C. leghe. E innanzi al muni-
stero di questo idolo {sic) è a modo d'una
peschiera, o vero laghetto pieno d'acqua,
nella quale e pelegrini gettono oro e a-
riento e perle e pietre preziose sanza nu-
mero per offerta. Quando e ministri dell' i-
dolo anno bisogno d'alcuna cosa per la
chiesa, subito vanno a la peschiera e pi-
gliono tutto quelo che è bisogno per la ri-
fezione della chiesa, sì che nulla vi man-
ca, che subito non sia aparechiato. Item,
quando si fanno le gran feste di questo
idolo, come la dedicazione della chiesa,
tutto el paese si viene d' intorno a questo
idolo con gran riverenzia; il quale idolo
sta sopra a uno carro molto bene adornato
di drappi d' oro di Tartaria ; e così lo me-
nono intorno alla città. Inanzi al carro
vanno primamente a processione ordinata-
mente , a due a due , tutte le pulzelle del
paese; appresso le pulzelle vanno e pellegri-
ni, che sono venuti dilungi confini, de'quali
pellegrini alcuni si fanno o lasciono cadere
in terra di sotto al carro, sì che il carro colle
ruote gli passa a dosso; alcuni uccidono
44
di subito, altri rompono braccia o gambe;
alcuni le cosce; e tutto ciò fanno per grande
divozione e per amor del loro Dio ; e cre-
dono che , quanto magior pena e tribula-
zion patiscono per amor di questo idolo ,
tanto più presso saranno a Dio e inmagiore
allegreza. E brievemente in diversi modi
fanno sì aspre penitenzie, e colli loro corpi
portono e sofferiscono tanti martiri, per
amor del loro Dio, che quasi niuno cri-
stiano arebe ardire portare la centesima
parte , per amore di G-iesìi Cristo. E poi io
vi dico , che innanzi al carro , più presso ,
vanno e sonatori del paese con diversi i-
strumenti, che sono sanza numero, e fanno
fra loro di grande melodie. E quando e-
gl' anno circundato tutta la città, e''tor-
nono a la chiesa e rimettono il loro idolo
nel suo luogo; e alora per amor de l'idolo
e per riverenza della festa egliono ucci-
dono cc°. 0 ecc. persone , che di lor vo-
lontà si fanno uccidere , de' quali e corpi
son posti dinanzi all' idolo ; e dicono che
costor son santi, imperù che, per sua buona
volontà , son morti per amor del loro Dio.
E così , come di qua un casato o provincia
sarebe onorata per uno santo che fiissi
stato di quello o vero di quelli fatti, de'quali
45
si motterebbono in iscritto per farlo cano-
nezare , così tengono di là onorati quegli
che s' uccidono per amore del loro Dio ;
egli gli mettono in iscritto colle loro leta-
nie ; e così si vantano l' un co l' altro , e di-
cono; io ò più santi del mio parentado, che
voi non avete del vostro ! E anno questa
usanza, che, quando egi'anno intenzione
d'uccidersi pel loro Dio, fanno mandare per
tutti e loro amici, e con grande abundan-
zia di pifferi vanno innanzi all' idolo , me-
nando gran festa ; e colui che si debe uc-
cidere tiene nelle mani un coltello bene
aguzato , e tagliasi un pezo di carne , e
gittalo nella faccia dell' idolo , dicendo
le sue orazioni , e racomandandosi al suo
Dio; e poi si ferisce e impiagasi in qua e
in là tanto , che cade morto. E allora gli
amici presentono il corpo a l' idolo , e di-
cono, cantando : Guardate, Dio, che à fatto
el vostro leale amico e servidore ! lui à a-
bandonato la moglie, figliuoli, richeze e
tutti e beni temporali di questo mondo e' à
rinunziato , per amor di voi , e à fatto sa-
crificio del suo sangue e carne; sì che a-
dunque vogliatelo riposare allato a voi,
fralli più diletti da voi , nella gloria del
paradiso ; perchè egli à bene meritato. E
46
dopo questo e' fanno un gran fuoco e ar-
dono el corpo , e ciascheduno piglia della
cenere, e sì la conserva in luogo di reli-
quie : e dicono che questa è una buona cosa,
che di nulla temono , mentre che gì' anno
di questa cenere sopra di loro.
dell' isola lamoei e della CtEETe che
ivi abita , e la ragione perchè vanno
nude ; e come mangiono carne umana ,
e quanti gradi è tutto il firmamento.
Da questo paese si va per lo mare Oc-
ceano per molte diverse isole e per molti di-
versi paesi, [che] il racontare e iscrivere sa-
rebe lungo e tedioso : però toccherò alcuna
principale riviera e città. Da quella isola,
della quale io ò parlato , infino a un' altra
terra, che è molto grande, chiamata La-
mori, sono Lii. giornate. In questa terra è
gran caldo : la gente del paese à questa u-
sanza, che gl'uomini e le femme vanno
tutti ignudi, e sì si befono, quando vegono
alcuno forestiero vestito, e dicono, che
Dio, il qual fece Adam, il fece ignudo, e
che Adam e Eva furono fatti ignudi, e che
l'uomo non si dee vergognare di mostrarsi
tale quale Dio lo fece, però che ninna cosa
è bratta che sia naturale. E dicono , che
47
quegli che si ornano, soii gente che non
credono in Dio; e egli, dicono, che ben
credono in Dio , el quale creò el mondo e
fece Adam e Eva e tutte l'altre cose. E egli
non isposono mai femine, anzi sono tutte le
femine del paese comune , e elle non rifiu-
tono niuno, e dicono che pecherebono, s'elle
rifiutassino gV uomini , e che Dio comandò
così a Adam e a quegli che discendono di
lui, quando disse: Crescite et ìmilti'pli-
camiìii, et replete terram. In questo
paese nissun può dire : questa è mia mo-
glie ; né alcuna dire : questo è mio marito.
E, quando elle partoriscono, danno e fi-
gliuoli a qualunque gli piace, di quegli
che anno avuto in sua compagnia. Il si-
mile, tutta la terra è comune ; uno la tiene
uno anno , e un altro l' altro ; e ciascuno
piglia di quela parto che vuole. Il simile ,
tutti e beni del paese son comuni, biade e
altre cose , però che ninna cosa sta serrata
infra loro né ascosa: ciascuno à d'ogni
cosa ciò che gli piace sanza contradizione
alcuna; e in tal modo è cosi rico l'uno,
come r altfo. Ma egl' anno una cattiva u-
sanza , però che loro mangiono più volen-
tieri carne d'uno uomo, che di ninna altra
cosa che sia; e però el paese è molto abun-
48
dante di biade e di pesci, d'oro e d'ariento
e d' altri beni. Quivi vanno e mercatanti e
menono a vendere e fanciugli, e quegli del
paese gli comprono; e se son grassi, su-
bito gli mangiono; e se son magri, gli
fanno ingrassare, e dicono che questa è
la migliore e la più dolce carne del mondo.
In questo paese , e in molte altre terre
di là , non si vede il polo artico , cioè la
stella tramontana, la quale è immobile
verso settentrione, ma vedesi un'altra,
la quale è al contrario di quella verso
mezo dì , chiamata polo antartico. E come
e marinai si governono di qua per la stella
eh' è inverso setentrione , così fanno e ma-
rinai di là per la stella che è verso mezzo
dì ; sicché quella di mezzo dì non appare
a noi, né a loro appare queladi settentrione.
Per la qual cagione si può comprendere,
che '1 mondo si é di ritonda forma, perchè
una parte del firmamento apare in un paese,
che non appare in un altro: e questo si
può provare per esperienza e per sottile in-
dagazione; che se si trovassi passaggio di
navi e di genti che volessino andare cer-
cando el mondo, sì vi si poterebe andare con
navilii intorno al mondo e di sotto e di
sopra ; la qual cosa io l' ò provato , perché
49
sono stato inverso la gente di Brabin , et
ò riguardato con lo astrolabio , che la tra-
montana si è ivi alta Lxrii. gradi, e in A-
lamagna, verso Boemia, Lxviii. gradi; e
più avanti, inverso le parto di Settentrione,
ella è alta sessanta due gradi e alcuni mi-
nuti ; però clie io stesso l' ò misurato con
lo astrolabio. Ora voi dovete sapere, che
sono due stelle tramontane , come è detto
di sopra; l' una si cMama Artica e l' altra
Antartica: queste due stelle sono inmobili,
e per loro si volge tutto il firmamento del
mondo , sì come una ruota si volta per lo
suo mezo, si che queste due stelle dividono
tutto il firmamento in due parti eguale, ed
è tanto di sopra quanto di sotto. Io sono
andato poi nelle parte meridionale, e ò
trovato verso l'alta Libia, che si vede prima
il polo antai'tico; e quanto più andavo i-
nanzi a quelle parti, tanto più ritrovavo
questo polo antartico più alto , si che più
iuanzi, ne l'alta Libia verso Etiopia, que-
sto polo antartico era alto xviii. gradi e
alcuni minuti : li lx minuti fanno un grado.
E poi andando verso questo paese, del quale
io v' ò parlato , e verso altre isole e altri
paesi , a l' incontro io ti-ovai F antartico
alto XIII. gradi e vi. minuti: e se io avesi
50
trovato navile e compagnia per andare più
olti-e, io mi son certo, che noi aremo ve-
duto d'intorno la ritondittà del firmamento;
imperò, sì come io v' ù detto di sopra, la
metà del firmamento è fra queste due stelle;
e questa metà io l' ù tutta veduta , verso
settentrione , sotto la tramontana lxii.
gradi e x. minuti; verso le parte meri-
dionale , io r ò veduto di sotto l' antartico
XXXIII. gradi e xvi. minuti. Ora la metà del
firmamento tiene cento ottanta gradi; e
di questi cento ottanta gradi, io n'ò ve-
duti LXII. in una parte, e xxxiii. in un'altra
parte; che sono novantacinque gradi e
quasi la metà d' un grado. E così mi man-
cono, aver veduto tutto il firmamento,
Lxxxiiii. gradi e quasi la metà d'un grado;
e questi non sono la quarta parte del fir-
mamento, perchè la quarta parte del fir-
mamento è ottanta gradi ; sì che ne manca
cinque gradi e mezo della quarta parte : e
così io ù veduto le tre parte della ritondità
del firmamento, e v. gradi più, e quasi
mezo. Per la qual cosa io dico certamente
che r uomo può bene ritondare o vero cir-
cundare tutta la terra del mondo, così di
sotto , come di sopra , e ritornare nel suo
paese, avendo compagnia di navile, e sem-
51
pre ritroverebe buone terre e isole , come
in questo paese. E sapiate, che quegli che
sono al diritto di 1' antartico , egli sono
dirittamente piedi contrappiedi a quegli
che sono al diritto dell' artico ; e così que-
gli che stanno d'intorno a'poli, per diritta
opposizione, stanno piedi contrappiedi;
imperò che tutte le parti del mare e della
terra anno ne' loro oppositi abitabili o
vero trapassabili, e di qua e di là. E sap-
piate, che, sicondo che io posso col mio
ingegnio vedere e comprendere , la terra
del Prete Giovanni Imperadore d'India,
è di sotto a noi, perchè andando di Scozia,
0 vero d'Inghilterra, verso Gierusalem,
tutta via si saglie; però che le parte no-
stre sono ne la bassa parte de la tera, verso
occidente, e la terra del Prete Giovanni è
ne la bassa parte verso oriente: e li indiani
anno il giorno quando noi abiamo la notte ;
e così , per contrario , egli anno la notte ,
quando noi inghilesi abiamo el dì; imperò
che la terra e il mare sono di ritonda for-
ma; e quando si saglie da uno lato della
terra, alora si discende dall'altro lato. Ora
voi avete veduto di sopra, che Gierusalem
ènei raezo del mondo: questo si pruova
per una lancia diritta in terra nell'ora del
mozo dì a tompo di equinozio; la quale,
essondo diritta, non fa ombra dallato al-
cuno. E elio Gierusalem sia nel mezo della
terra, il profeta David disse : Et operatus
est salutem in medio terree. Adunque
quegli clie si partono di queste parte per
andare verso lerusalem , tante giornate,
quante egli fanno per andare a lerusalem,
altrettante giornate si può fare, partendosi
da lerusalem, per infino agli altri confini
della estremità della terra di là : e quando
si va alcune giornate verso India, tuttavia
si va circundando la ritondità della terra
e del mare per di sotto il nostro paese di
qua.
d' uno che andò cercando el mondo e
RITROVOSSI IN PAESE , DOVE E' SI PAR-
LAVA IN SUA LINGUA.
E imperò mi sono maravigliato molto
d'una cosa, elio io udi' già recitare, es-
sendo piccolo ; come uno valente uomo del
nostro paese, già fu gran tempo, si partì
per andare cercando el mondo: il quale,
avendo lui passata tutta F India e le isole
alte di India, dove son più di seraila leghe,
per molte stagione, e' tanto andò circun-
dando il mondo, che trovò una isola, nella
53
quale udì parlare in suo linguaggio, e vide
caricare e buoi e dire quelle parole mede-
sime , che si dicono in suo linguaggio , o
veramente nel suo paese. Di che si mara-
vigliò grandemente, imperò che non si
sapeva dare a intendere a qnal modo po-
tessi essere. Ma io dico , eh' egli era tanto
andato per terra e per mare, che lui aveva
circundato infino nel suo paese , dove egli
era conosciuto. Ma lui ritornò indietro
per la via onde lui era , venuto; e dipoi
stette un gran tempo , e quivi perde molte
delle sue sostenute fatiche nel suo ritor-
nare indietro, si come lui medesimo disse ;
perchè una volta verso Noverga il sop-
prese una tempesta fortissima in mare,
per la quale lui fu portato in una grande
isola, la quale riconobe esere quella isola,
nella quale egli aveva udito parlare il suo
linguaggio e menare e buoi al carro. E
questo fu bene pussibile , quantunque a la
grossa gente pare , che non si possa an-
dare sotto terra, e che si cascherebe verso
ol cielo di sotto: ma questo non può esere
altrimenti, che se noi cascassùno da la
terra, dove noi siamo, verso il cielo ; però
che sì come a noi pare , che noi siamo di
sopra a loro, cosi a loro paro, che noi
54
siamo di sotto a loro : e se vero fussi , che
r uomo potessi cadere dalla terra infino
al cielo , molto maggiormente la terra e "1
mare , clie sono così grandi e così pesanti
e gravissimi, doverebono piìi presto ca-
dere infino al firmamento. Ma questo è
impussibile, però die questo non sarebe
cadere , anzi sarebe salii'e e ascendere. E
però dice il nostro Signiore : Ne timeas
me qui suspendi terram in niellilo.
DELLA GRANDEZA DI TUTTA LA TERRA.
E quantunque sia pussibile circundare
tutto el mondo , non dimeno de mille l'uno
non si dirizerebe così bene per ritornare
inverso il suo paese , come fece colui , per
la grandeza della terra e del mare. Si po-
terebe andare per mille altre vie, delle
quali ninna sarebe perfettamente diritta
per ritornare verso le parti donde si mosse i;
che quantunque sia pussibile circundare
la terra, come ò detto, non dimeno non po-
terebe andare né dirizarsi per la diritta
via, se ciò non fussi fortuna, o per grazia
di Dio ; perchè la terra è molto grande e
alta, cioè larga; e dura la ritondità d'in-
1 Qui vieii meno per tutto il Capitolo il cod.
Riccardiano: noterò più innanzi dove rientra.
torno, di sotto o di sopra, sanza el mare,
ventotto milia cocc°. xxv. miglia. Di que-
ste, sicondo 1' oppinioiie degl' antichi e
savii, la quale io non ripruovo, ma sicondo
la parvità del mio intelletto a me par di
dire, salvo la lor grazia, che sie più mi-
gliaia. E perchè intendiate meglio quelo
eh' io ò detto , io sì ò immaginato una fi-
gura, nella quale sia un gran compasso
orbiculare e sporico, in mezo del quale sia
un punto, el quale chiamo centro. E in
questo compasso grande ò fatto un pic-
colo compasso ; poi ò partito tutto il gran
compasso in xl. passi, partiti per le vie
diritte , che tutte cominciono dalla super-
fice del grande compasso, e sieno termi-
nate al centro del piccolo compasso ; do-
verebe esere cosi partito in xl. parte,
come il grande, quantunque le parte sieno
minore che e suoi spazii. Or facciamo che'l
gran compasso, il quale è d' intorno al
centro, ripresenti la terra; e conciò sie
cosa che tutti gii astronomi sappino, che'l
firmamento è partito in xii. parte , cioè di
XII. segni, e ciascheduno di questi segni è
partito in xxx. gradi, che verrebo il fcrma-
mento eser partito in ecc." lx. gradi. E
il simile la terra <• partita in altrettante
56
parte, e corrisponde ciascuna parte della
terra a un grado del firmamento , che sa-
rebe ottanta volte trentuno migliaio e cin-
que cento migliaia, e ciascuno di otto stadii ;
si che tanto à la terra di ritondità e di cir-
cuito d'intorno, sicondo quel che io posso
comprendere per lo detto delli Astrolomi,-
come io ò detto di sopra. E per meglio in-
tendere il fu giustificato per termini men-
surali, io metterò questa distinzione :0w 2 >z-
que 23edes passuum faciunt, passus
quoque centum vigintì quinque sta-
dium dant, sed miliaria odo faciunt
stadia, duplicata dant tibi legam : una
torsa fa x. piedi. E, seguendo la mia ma-
teria, io dico, che nondebe dispiacere a que-
gli che legono di ciò, che io dico, che una
parte di India è sotto a' nostri piedi, e che
per lo simile una parte del nostro paese è
di sotto a una parte d' India dirittamente.
A lo opposito, sì come al diritto oriente è
opposto el diritto occidente, e sì come ala
parte meridionale è la parte settentrionale,
de le quale io v' ò di sopra parlato, quan-
tunque a la grossa gente pare che non si
possi andare sotto la tera, e che si deba
cadere verso "1 cielo di sotto, così a noi
doverebe parere, che siamo sotto a loro. E
57
se vero t'ussi, che 1' uomo potessi da la
terra al cielo cadere , molto magiormente
la tera e il mare , che sono tanta materia
e si possente e grave, doverebono cadere
infino al firmamento; e questo sarebe im-
possibile e contro a natura, perchè non
sarebe cadere, ma sarebe salire; e però
dice el nostro Signiore: Ne timeas me,
quia suspendi terratn in nihilo. Ora
tornando: è vero ch'io ò misurato collo
astrolabio, che quegli che stanno nelle
parte settentrionale, stanno piò contra pie
a quegli che stanno dalla parte verso '1
mezo dì, e così siamo noi contro a una
parte delle isole di India. E se verso o-
riente e verso occidente fusson segni im-
mobili 0 vero stabili , pe' quali si potessi
misurare le parte, a modo che si fanno le
parte che sono verso settentrione o verso
mezo dì, per le due stelle immobile, cioè
artico e antartico , certamente si troverebe
r isole, che a la terra del prete Giovanni se-
rien declinate. E circundando più la terra
di sotto , che non sono le parte di setten-
trione e di mezo dì, de' quali io ò fatto
menzione di sopra, io so bene, che io ò
fatte più giornate andando verso setten-
trione e diritto verso mezo dì , che da oc-
cidente verso oriente. E poi che la terra è
ri tonda, adunque è altrettanto da setten-
trione verso mezo dì , come dal diritto o-
riente al diritto occidente. Per la qual ca-
gione io dico come si passa oltre a questa
misura: e di sotto a noi circulando la tera,
non è però di sotto più, quantunque si dica
per intelligenzia.
dell'isola di simbor, dove gl' uomini e
le femine si fanno segniaee nella
fronte con un ferro caldo per genti-
leza; e dell'isola di botegon.
Item, a lato di questa isola ^ di L amori
sopra detta, verso mezo dì , è un' altra iso-
la, cliiamata Simbor. Questa è una grande
isola, e il Ke è molto possente; e le gente
di questo paese si fanno segniare nella
fronte con un ferro caldo, uomini e femine,
per grande nobilita e per esere conosciuti
dall' altra gente , perchè e' si tengono più
nobili che l'altre gente là d'intorno, per-
chè stanno sempre in guerra con quela
gente nuda, de' quali ò parlato di sopra.
Assai apresso questa isola è un'altra, la
qual si chiama Botegon , la quale è molto
1 Qui rientra il uod. Riccardiano.
59
buona e abboiidovolo, con molto altre isole
che sono ivi d'intorno, nello quali abitano
molte diversità di genti : e perchè volendo
io parlare di tutte sarebbe lunghissimo
sermone, io non parlerò di tutte, ma pi-
glierò le più notabile.
dell' isola di GIANNA, E DELLE COSE CHE
IVI NASCONO, E DELLA POSSANZA DI QUE-
STO KE, E DEL SUO PALAZO , EL QUALE
È UNA COSA MOLTO STUPENDA.
Assai apresso questa isola di Botegon
sopra detta, passando un poco di mare, è
un'altra isola, che è un gran paese; la
quale si chiama lanna , e circunda quasi
dumila leghe. Il Re di questo paese è un
gran rico e possente , e à sotto lui sette
altri Re di sette altre isole , che sono ivi
d'intorno. Questa isola di Gianna è molto
bene abitata e popolata di gente. Ivi vi
cresce d' ogni maniera di spezie più abun-
dantemente che altrove , come è gengiovo,
chiodi di gherofani, cannella, noce mo-
scade, zodoc e maci. E sappiate che e
maci sono propii a modo che la noce , e à
di fuori una cappannella, dove sta avilu-
pata infino a tanto che è matura, poi cade
fuori ; e cosi è della noce moscada e del
60
mastice. Molte altre spezie e molte altre
cose crescono quivi in questa isola, perchè
d'ogni bene abonda , e d' oro e d'ariento
in gran quantità, salvo che di vino. Il Re
à un palazo nobilissimo e maraviglioso
molto e il più rico che sia al mondo : gli
scaglioni, per li quali si saglie ne le sale
e nelle camere, son fatti come quadretti
d' oro e d' ariento , e tutte le mura loro , a
modo che si dipignie di qua, son coperte
di piastre d' oro e d' ariento ; nelle quale
piastre sono battaglie e istorie di cavalieri
rilevati; tutti hanno grillando in testa di
pietre preziose e di grosse perle; e tutte
le sale e le camere di dentro sono soffi-
tate e lastricate d' oro e d' ariento sì e
talmente, che, chi non avessi veduto, non
poterebe credere le nobilita né le richeze
che sono in questo palazo. E sapiate , che
questo Ee di lanna è un semplice Ee e il
più possente Ee del mondo; e già spesse
volte à voluto el Gran Cane di Cattai dis-
farlo , el quale è il più possente impera-
dore che sia sotto il firmamento di qua né
anche di là dal mare ; e però anno spesso
guerregiato insieme, però che '1 Gran Cane
lo voleva fare suo tributario e riconoscere
la terra da lui,' ma costui si è sempre
bene difeso contro di lui.
61
dell' isola di I'ATEM , DOVE SONO ALBERI
CHE FANNO FAKINA; ALTRI FANNO VINO,
ALTRI FANNO MELE , E ALTRI VELENO ; E
D' un certo LAGO , NEL QUALE NASCONO
CANNE CHE ANNO NELLA RADICE PIETRE
PREZIOSE.
Appresso questa isola, andando per
mare, si truova un' altra isola buona e
grande, la qual si chiama Talamasi , e al-
cuni la chiamono Patem. Questo si è un
gran reame, e il Ee del paese à molte bel-
lissime città e molte belle ville. In questa
terra e in questo paese crescono alberi che
fanno farina , de la qual si fa buon pane e
bianco e di buon sapore, e pare che sia di
grano , ma non è però di sapore di grano.
E ivi sono altri alberi, che fanno mele
buono e dolce ; e altri alberi vi sono , che
fanno vino : altri sono che fanno veleno,
contra '1 quale non è altro che una sola
medicina, la qual è a bere el proprio sterco
stemperato con acqua ; e veramente chi non
r avessi, presto morrebbe, sì che né triaca
né altre medicine lo poterebono aiutare.
Di questo veleno avevon mandato e giudei
a torre a uno di questi alberi per velenare
tutta la cristianità, siccome io udi' dire
62
alla confessione nella lor morte; e, per la
divina grazia, quantunque fallisse il loro
male proponimento, nondimeno egliono ne
feciono grande mortalità. E se a voi piace
sapere in qual modo si fa la farina degl'al-
beri, io vel dirò. E' perquotono gli alberi
con una accietta atorno a' piedi, sì che la
scorza intorno in molte parte si lieva, e
d'indi n'esce un licore spesso, el quale
egli fanno seccare al sole , e poi diventa
farina bella e bianca. El mele , el vino e '1
veleno son tratti dagli altri alberi per que-
sto medesimo modo, e poi si conservono
ne vasegli. In questa isola è uno mare
morto, cioè un lago, al qual non si truova
fondo, nò mai fu trovato; e tutto ciò cbe
cade in questo lago non si truova mai. In
questo lago crescono canne, eli' egli le
cliiamono Tabi, e sono lunghe xxx. torse
e più. Quivi sono altre canne non così
lunghe, le quali crescono appresso della
riva e anno le radice lunghe iiii". aripanti,
0 vero tormature ^ di terra e più; e ne'nodi
delle radice di queste canne si truovono
pietre preziose di gran virtù. Chi porta
1 Cosi il cod. Magi.: il Rice, legge toma-
ture, e la stampa del 148S toì'iiate.
63
una di queste pietre sopra di lui, non può
essere magagnato né impiagato, nò di lui
tratto sangue con ferro né con acciaio. E
perchè egl' anno queste pietre, sì combat-
tono arditamente per mare e per terra,
però elio arme ninna non gli può nuocere ;
ma quegli che anno a combattere con loro,
che sanno le loro maniere, gli tragono
con lor saette e quadregli sanza ferro : e
così gli percuotono e uccidono. E di queste
canne ne fanno casse , navi e altre cose, a
modo come noi facciamo di qua d' altri le-
gnami. Ma non crediate, che io parli per
ciancia, né per menzogna, avisandovi che
io vidi cogli occhi miei canne sì grandi
sopra queste rive, che xx. de' nostri compa-
gni non poterono levare una sola da terra.
dell' isola di talanoch e del suo RE È
DELLA possanza SUA, E DEGLI ELEFANTI,
I QUALI LUI TIENE PER SUA DIFESA; EDI
DUE ALTRE COSE MARAVIGLI OSE CHE VI
SONO,
Dopo questa isola si va per mare a
un' altra isola che si chiama Talanoch,
nella quale è molta abundanzia di bene.
Il Re di quel paese à tante femine quante
ne vuole, però che '1 fa corcare lo più belle
64
per tutto il suo paese e pel paese d'intorno,
e falle menare innanzi a lui, e piglia una
notte r una, e l' altra notte l' altra; e così
fa lui tanto , che n' à mille e più , e non
giacerebbe con una più d' una notte , cioè
non arebe seco a fare più d'una volta, salvo
se una non gli piacessi più delle altre. Que-
sto Re à gran numero di figliuoli: tale
n'à cento, tale dugento; e alcuni più e
altri meno. Questo Re à circa xiiu". mila
elefanti privati, e quali si fa nutricare
a' suoi villani per lo paese , perchè a caso
di bisogno, avendo a far guerra con alcuno
altro Re d' intorno , egli fa montare gente
insù castegli di legname posti sopra e
leonfanti per combatter contro a' suoi ni-
mici : e così il simile fanno gli altri Re di
quegli confini , perchè il modo di guerre-
giare di là non è simigliante al nostro or-
dine di qua. Ivi chiamono gli elefanti
Varqui.
QUI SI FA MENZIONE d' UNA GRAN SIARA-
VIGLIA, DEL PESCIE CHE SI GITTA ALLA
EIVA DI QLT:STA ISOLA.
In questa isola è una grande maravi-
glia, la quale non è in altra parte del
mondo ; però che ogni maniera di pescie
65
viene una volta l'anno dritto alla terra, e
sì si gittone alla riva di questa isola, sì
che e' non si vede in mare se non pesci ; e
ivi stanno tre dì , e ciascuno del paese ne
piglia quanto ne vuole. Poi questa ma-
niera di pesci si parte , e Vienne un' altra ;
e così r una maniera drieto all' altra ne
viene per insino a tanto , che di tutte le
ragioni del pescie di mare vi vengono; e
così ordinatamente l' una drieto all' altra
stanno tre giorni, tanto che ogni uomo
del paese n'abbi preso d'ogni maniera,
quanto ne vuole. E' non si sa la cagione
perchè questo si sia; ma quegli del paese
dicono, che questo è per fare riverenzia
a loro Ke, il quale è il più degnio che sia,
come e' dicono , e perchè il loro Re adem-
pisci e quello che disse Dio a Adam : Cre-
scite et multiplicamini. E, perchè chi
multiplica a questo modo il mondo di tutti
li suoi figliuoli, per questo gli manda ol
pescie di tutto il mare , perchè e' ne pigli
al suo volere, per lui e pel suo paese; e
così tutti e pesci si arrendono a lui, fac-
cendogli onore come il più eccellente e il
più amico di Dio al mondo, sicondo che
dicono. Io non so la ragione perchè è que-
sto: Idio la sa, il qual sa el tutto, ma quo-
66
sta maraviglia non è punto di natura,
anzi è tutta contra a natura; che gli pesci,
che anno a governare tutto el mondo ^ si
vengono ahondantemente a rendere alla
morte di lor propria volontà, sanza che
sieno costretti; e perù io son certo, che
questo non può essere sanza grande signi-
ficazione. In questo paese son chiocciole
grande , che nelle case loro molte persone
poterebono abitare e abergare a modo d'una
piccola casetta ; e altre ve ne sono minore
molto più runa dell' altra. Vi sono vermini
gi-andi a modo d'una coscia d'uomo, e sono
bianchi colla testa nera; e degli altri ve
n' è minori, della fazione di quegli che si
truovauo ne' legni marci; e di questi ver-
mini si fa la vivanda regale al Re e per
li gran signiori. E se uno uomo sposato
muore in questo paese, egliono seppelli-
scono la sua moglie viva a lato a lui. e
dicono che ragion vuole , che ella gli facci
compagnia nell' altro mondo, come à fatto
in questo.
1 Cos'i i codd. e le stampe : forse mare.
67
dell' isola di rapfo, ove danno gl' uo-
mini A MANGIARE A GL' UCCEGLI.
Da questa isola si va per lo mare Oc-
ceano a una isola cliiaiuata Eaffo. La gente
di questa isola, quando gli amici lo' sono
amalati, egliono gli apicono a uno albero,
e dicono , eh' egli è meglio, che gl'uccegli,
e quali sono angioli di Dio, gli mangiono,
che sien mangiati in terra da' vermini,
che sono così brutti. Da questa isola si va
a un' altra isola, dove son gente di mal-
vagia natura. Questi nutricano di gran
cani, e si gli tengono per fare istrango-
lare 1 lor parenti, quando sono amalati,
perchè egliono non aspettono tanto che
muoino della loro morte naturale, perchè
e' dicono, che e' solfe riscono troppo gran
pena. E quando sono così strangolati , si
ragunono insieme per mangiarli in luogo
di cacciagione.
68
d'una altra isola chiamata mclca, dove
sono cattivissime gente che beono san-
GUE d'uomo; E dell'isola che si CHIAMA
TRACONDIA, DOVE SON GENTE CHE NON PAR-
LONO, MA SIBILLANO.
Da poi si va per molte isole di mare
per insino a miaisola, che si chiama Mulca;
e quivi è ancora cattivissima gente, perchè
e' non si dilettone in alcuna cosa, tanto
quanto fanno nel battagliare e in uccidere
l'un l'altro, e spezialmente forestieri: e
eglionobeono tropo volentieri sangue d'uo-
mo ; il qual sangue chiamono Dan : e quello
che più ne può uccidere, è più onorato fra
loro. E se due persone, che si portino odio,
si sono acordati per amici, o vero che al-
cuni fanno patto e obligazioni fra loro, fa
di bisogno che ciascun bea del sangue del-
l' altro, altrimenti la concordia, o patto, o
vero obligazione sarebe nulla: se un fa-
cesse contro a tal concordia, o patto, o
ubligazione, di nulla sarebe biasimato né
riprobato. Da questa isola si va per mare ,
di isola in isola, infino a un' altra isola
che si chiama Tracoudia, ove sono le gente
tutte bestiale a modo che inrazionale, e
stanno in caverne che fanno in terra, per-
che o' non anno tanto senno che sappili
fare case; e mangione carne di serpenti
e altre brutte cose. Egliono non parlono,
ma sibillano l'uno a l'altro a modo di ser-
penti, e di nesuno aver si curono, salvo
che d'nna pietra preziosa, la quale è di xl.
colori; e però il nome dell'isola è chiamata
Tracondia. Egli amono molto questa pietra,
e non sanno che virtù s'abbia, ma egliono
disiderono solamente la sua belleza.
dell' isola ongamara, dove son gente
CHE anno teste DI CANI, CHE SI CHIA-
MONO CENOFALI, E DELLA GIUSTIZIA DEL
SUO RE.
Dopo questa isola si va per mare Oc-
ceano per molte isole infìno a una isola
chiamata Ongamara ^ , la quale è molto
bella e gi-ande e tiene di circuito più di
mille leghe. Tutti gl'uomini e le femine
di questa isola anno teste di cani, e son
chiamati Cenofali , e sono gente ragione-
vole e di buono intelletto , e adorono un
Bue per suo Dio, e ciascuno di loro por-
tono nella testa uno Bue d'oro o d'ariento.
a dimostrazione che egliono amono bene il
1 II cod Rice. Machumaram: il cod. Matrl.
e le stampe, come sopra.
70
loro Dio : e vanno tutti ignudi , salvo che
portano uno drappetto per coprire le loro
scerete membra. Eglino sono grandi, forti
e buoni combattenti : eglino portano una
targa grande, che gli cuopre tutto il corpo,
e una lancia in mano; e se pigliono alcuno
in battaglia, e' lo mangione. El Ee di que-
sta isola è molto potente e ricco e divoto,
sicondo la lor legge, e porta intorno al
suo collo ccc°. perle grosse d' oriente, in-
cordate d' ariento a modo di pater nostri.
E com^ noi diciamo pater nostri e ave
Maria, contando e pater nostri d'ambra
in ambra, così questo Re dice ogni dì ccc°.
prieghi divotamente al suo Dio prima che
mangi. E suuilmente porta ancora intorno
al suo collo un rubino orientale fine, no-
bile , lucente , el quale è quasi lungo un
- pie, e V. dita largo; però che quando egli
elegono il loro Re, egli gli danno a portare
questo rubino in sua mano ; e così lo me-
nono cavalcando d' intorno alla sua città ;
e da quel dì innanzi e' son tutti ubidienti
a lui ; e il Re debbo portare tutta via que-
sto rubino intorno al suo collo, perchè se
egli non avessi il rubino, e' non lo ten-e-
bono punto per Ee. El Gran Cane di Catai
à molto disiderato di questo rubino, ma
71
mai non l' à potuto avere, ni' per guerra,
né per niun modo. Questo Re è molto di-
voto, sicondo la lor legge, e molto giusto;
per la qual cagione si può andare molto
sicuramente per tutto il suo paese , e por-
tare tutto ciò che gli piace, che niuno
sarebe tanto ardito che rubasse alcuno,
imperò che el Ee subito ne farebe giu-
stizia.
dell' isola di SILLA , E DI MOLTE STRANE
E DIVERSE NATURE d' ANIMALI CHE QUIVI
SI TRUOVONO.
Da questa isola si va a una altra, la
qual si chiama Siila, la quale circunda
circa V. c°. leghe. In questa isola è molto
la terra guasta e diserta, nella quale sono
molti serpenti, e tanti dragoni e cocodrilli,
che niuno ardisce star quivi. Questi cocco-
drilli sono serpe gialle e rossette, e ano
quatro piedi, le gambe corte e l'unghie
grande: alcuni sono lunghi sette torse,
alcuni X ; e dove e' vanno per lo sabbione ,
pare che un grande albore vi sia strasci-
nato. Ivi sono molte altre bestie salvatiche
e spezialmente leofanti. In questa isola è
una montagna assai grande, e in mezo di
quella è un lago grande, in un bel piano.
72
et evvi grande quantità d' acqua; e dicono
che Adam et Eva piansono sopra questa
montagna c°. anni, quando furono scac-
ciati del paradiso , e per lo lungo pianto,
delle lagrime loro si fece questo lago:
e nel fondo di questo lago si truova di
molte pietre preziose e perle grosse. In
questo lago crescono di molte canne e di
grandi glagos, e sonvi dentro molti coc-
codrilli ed altre serpe e di grande sansu-
ghe '. 11 Ee del paese, ogni anno una volta,
dà licenza a le povere gente d' entrare in
questo lago a pescare di queste pietre; e
questo fa per limosina, e per amor di Dio
e di Adam; e ogni anno se ne truova assai;
ma per le serpe e vermi che vi son dentro,
e' s' imgono le mane e le braccia di sugo
di limoni e d' altre erbe , e poi non anno
paura né di cocodrilli e d'altri vermini.
Questa acqua corre e passa per una costa
della montagnia : in questo rivolo si truova
gran quantità di pietre preziose e di perle ;
e dicono comunemente in questa isola, che
né serpente, né bestie salvatiche del paese
non tocherebono, e non farebono male, né
alcuno dispiacere a' forestiere niuno che
l Cosi i codd. e le stampe: sino, di sanQuisughe.
entri nel paese, salvo solamente a quegli
che son nati nel paese. In questo paese , e
negli altri che sono d'intorno, sono oche
salvatiche , che anno due teste. E qui son
lioni bianchi tutti, e grandi come buoi, e
molte altre bestie diverse. Ivi sono uccegli
che non sono di qua da mare. E sappiate ,
che in questo paese , e in altre isole d' in-
torno, el mare è tanto alto, che pare che
penda dall'onde, e che deba coprire tutta
la terra K Io non so perchè modo si possa
così sostenere, eccetto che per la divina
grazia : ed è bene tanto alto verso 1' alta
Libia; e però dice David: Mirabiles he-
lactiones maris, mirahilis in altis
Dominus.
dell' isola di DONDINA , DOVE e' mangiono
l' uno l' altro, quando non possono
scampare ; e della possanza del loro
re, il qual signioregia liiii". isole;
E DI MOLTE MANIERE D' UOMINI, I QUALI
ABITONO IN QUESTE ISOLE.
Da questa isola, andando per mare
verso mezo dì , è un' altra contrada e larga
1 Cosi il coti. Magi, e le stampe. Il Ilice.
che, pare che venga dagli ntwoli e pare che egli
voglia coprire lulla la terra.
74
isola, chiamata Dondina. In questa isola
son gente di diverse nature , perchè il pa-
dre mangia el figliuolo, e il figliuolo el
padre, e il marito la moglie, e la moglie
il marito. Quando el padre o la madre o
veruno altro di loro amici sono amalati ,
subito el figliuolo, o vero altri, vanno al
Padre de la lor legge e prieganlo, che vo-
glia adomandare al suo idolo , se '1 padre
morrà di quella malattia , o no. El Padre
della loro leggie allora va, insieme col fi-
gliuolo dello ammalato, innanzi al loro
idolo; e per virtù del diavolo, el quale v'è
dentro, gli risponde e dice, che egli non
morrà di quella infermità ; e insegna loro
in qual modo debba guarire. FJ allora el
figliuolo ritorna e serve el padre, e fagli
ciò che ridolo gl'insegnò, per insino che'l
padre è guarito. El simile fanno le mogli
pe' mariti, e' mariti per le mogli, e gli a-
mici l'uno per l' altro. Ma se l' idolo dice ,
che deba murire, alora il prete va col fi-
gliuolo, 0 cola moglie, o vero coli' amico a
r amalato, e sì gli mettono un panno so-
pra la bocca, per torgli il fiato; e così, sof-
focandolo , lo uccidono. E poi tagliono il
corpo in pezzi, e fanno pregare tutti i loro
amici che venghino a mangiare di questo
75
corpo morto, e fanno vciiiro quanti pifferi
possono avere, o così il mangiono con gran
festa 0 con gran solennità. E quando e-
gliono anno mangiato la carne , pigliono
l'ossa e si le seppelliscono , cantando e fa-
cendo gran festa e gran melodìa ; e tutti
e lor parenti , che non sono stati a questa
festa, sono riprobati, e anno gran vergo-
gnia e dolore , percliè più non sono ripu-
tati per amici: e dicono gli amici, che lor
mangiono le carne per liberarlo delle pene,
sì coui' egli dicono. E se la carne è troppo
magra, gli amici dicono, che egl'ànno
fatto gran peccato averlo lasciato tanto
languire e sofferire pena sanza ragione;
se ella è grassa, egli dicono, che ciò è ben
fatto, e che presto 1' anno mandato al pa-
radiso , e non à punto sofferto pena. Il Ke
di questa isola è molto possente, e à di
sotto di lui Lini", isole grande , le quale
io r ò tutte vedute. Nelle quale isole son
molto e diverse gente ; e ciascuna di que-
ste isole à un Re coronato ; e tutti questi
Ee ubidiscono a lui. In una di queste isolo
stanno gente di grande statura, come gi-
ganti e spaventosi a vedere. Questi anno
solo un ochio in mezó la testa, e non man-
giono altro che carne e pesci sanza pane.
76
E in una altra isola, verso mezo dì, stanno
gente di brutta statura e di malvagia na-
tura. Questi non anno punto di testa, e
anno gli occhi nelle spalle e la bocca
storta a modo che d'un ferro di cavallo in
mezo el petto. In altra isola son gente
sanza testa, e anno gli occhi e la bocca
dietro alle spalle. In un' altra isola son
gente che anno la faccia tutta eguale sanza
naso e sanza ochi , salvo che due buchi ri-
tondi nel luogo degli ochi, e una boca
piatta a modo d'una sfenditura sanza lab-
bra. In un' altra isola son gente di brutta
fatta, che anno labbra di sotto la bocca
grande, che quando vogliono dormire al
sole , e' si quoprono tutta la faccia di que-
sto labbro. In un' altra isola sono piccole
genti a modo di nani, e tutte sono due
tanti magiori che li pigmei. Questi anno
un piccolo buco in luogo di boca, per lo
quale e' conviene lor pigliare , per un le-
gnio bucato, tutto ciò che mangiono e
beono. Egli non anno lingua, né parlon
punto, salvo che egli sibilio no, e fanno
segni l'uno all'altro a modo che' muti, alla
mutesca; e così intendono l'uno l'altro.
In un' altra isola son gente che anno ore-
chie, che gli pendono infino a'ginochi. In
un' altra isola son gente , elio anno piedi
di cavallo : questi sono forti e possenti , e
corono forte per modo , che , correndo , pi-
gliono bestie salvaticlie, le quali man-
giano. Item , in un' altra isola son gente
che vanno in quatro sopra e piedi e mani
loro, come fanno le bestie: questi sono
tutti pilosi, e salgono legiermente sopra
gli alberi, come fanno le scimmie, e così
prestamente. Item , in un' altra isola sono
ermofroditi, cioè uomini e femine insieme,
che anno una mamilla dalla parte destra,
e niente da l'altra, e anno membra d'ogni
ragione d'uomini e di femmine; e usano
di quel che gli piace , dell' uno una volta
e dell' altro l' altra. Quando egliono usono
el sesso femminino, egli ingenerono fi-
gliuole ; e quando egliono usono el masco-
lino, egli concipono e portone figliuoli.
In una altra isola son gente che vanno
sempre co' giuochi molto maravigliosa-
mente, e pare che a ogni passo debbin
traboccare ; e da ciascun piede anno otto
dita. Nelle altre isole ivi d'intorno, son
molte altre maniere di gente, delle quale si
potrebe tenere lunghissimo parlamento,
ma perchè la materia mia sarebe troppo
lunga, io me ne passerò assai brevemente.
78
DEL REAME DI MAURI CH' È MOLTO BUONO E
GRANDE, E DELLE MANIERE E COSTUMI DI
QUELLE GENTE.
Di questa isola andando per lo mare
Occeano, verso oriente per molte gior-
nate , si truova un gran paese e un gran
Bearne, el qual si chiama Mauri. Questo
paese è in India magiore, e è la migliore
terra, e il migliore paese, e più dilette-
vole, e abondevole d'ogni cosa, che sia
in possanza de 1' uomo. In questa terra
stanno molti cristiani e saracini , perchè
il paese è grande e buono. In questo paese
sono pili di mille città, o vero dumila città
grande, sanza le ville. El popolo è molto
grande in questo paese, più che i' nisuno
altro luogo di India : per la bontà sua '
uissun dimanda pane per Dio, però che
in tutto el paese non è povero alcuno. Ivi
sono bella gente , ma sono molto pallidi
e anno gì' uomini la barba chiara con po-
chi peli e lunghi ; quasi che uno uomo non
à L. 0 LX. peli nella barba, un pelo in qua
r altro in là, a modo d' una barba di leo-
iper la bontà del paese in questo paese: cod.
Maj^'l.: per la bontà sua. In quello paese: cod.
Kicc.
79
pardo, 0 vero di gatta. In questo paese
sono le femine molto più belle che i' ninno
altro luogo. La prima città di questo paese,
la quale è una lega dilungi dal mare , si
chiama Latori, e è assai più grande che
non è Parigi. In questa città è un gran
fiume, che porta navilio, el quale va infino
al mare : niuna città è così ben fornita ,
come è questa : tutti quegli del paese ado-
rono idoli. In questo paese tutti gli ucce-
gli sono due volte magiori che di qua: ivi
sono oche bianche e rosse intorno al collo,
e anno uno grosso becco sopra la testa e
sono dua volte ^ magiori che le nostre. E
ivi sono gran quantità di serpi, delle quali
e' fanno gran festa, e sì le mangiono con
gran solennità ; però che chiunque avessi
fatto una gran festa, e avessi dato tutte le
vivande che si sapessi dare , non avendo
dato una vivanda di queste serpi, non a-
rebe fatto nulla ; però che ninno apreze-
rebe cosa che avessi fatta ma'. Buone città
sono in questo paese, e ivi si è grande mer-
cato di vivere che non saperci dire, né io
domandare. In questo paese son molte
1 n cod. Magi, legge: e anno una grossa
bocca sopra la testa e sono nove volte. Anche le
antiche stampe recano una grossa bocca.
80
cliiese di religione sicondo la lor legge ; e
sono in queste chiese idoli grandi come
giganti, a' quali idoli danno a mangiare
il giorno delle feste loro in questo modo :
e' portono le vivande inanzi a loro così
calde, come le tolgono dal fuoco e lasciono
ascendere il fummo inverso l' idolo: alora
dicono, elle l'idolo à mangiato: e dipoi e
riligiosi mangione di queste vivande. In
questo paese son galline bianche, che, in
luogo di piuma, anno lana bianca, come
pecore. Le femine maritate ivi portono un
segnio a modo che un corno sopra la testa,
per esere conosciute da quelle che non son
maritate. In questo paese è una bestiuola
chiamata idria ^ la quale abita in acqua,
e vive di pesci. Le gente del paese amae-
strono questa bestiuola per modo, che a
lor piacere la gittono nell'acqua, e ne' la-
ghi, e ne' fiumi profondi, e quela bestiuola
areca fuori presto di gran pesci ; e così ne
pigliono quanti ne vogliono. Passammo
per questo paese per molte giornate.
1 Cod. Rice. Utria: edizz. ant. Udria.
81
DELLA GRANDE CITTA DI CASSAGA ,
E DELLE SITE MANIERE.
Da questa città è un' altra città ' , la
più grande del mondo, la qual si chiama
Cassaga , ciò è a dire , città del cielo. Que-
sta è di circuito circa l. leghe , ed è così
bene abitata, che in una casa stanno ben
XII. famiglie. In questa sono x. porte prin-
cipale , e di faora ciascuna porta , a tre le-
ghe , 0 vero a quatro , è una gran villa.
Questa città è situata in un lagume di
mare a modo che è Vinegia, e sono in detta
città più di XII. mila ponti; e sopra cia-
scuno ponte sono di forte torre, ove stanno
guardie per guardare la città per lo Gran
Cane; però che questa terra confina col
Gran Cane. Da una parte della terra corre
uno gran fiume, dilungi dalla città. Ivi
stanno religiosi cristiani , e spezialmente
mediani e mercatanti di molte nazione,
perchè el paese è buono e abondevole. Ivi
fanno molto buon vino, il quale chiamono
Bighon, ed è molto possente e grazioso a
bere. Questa è una città reale, dove soleva
I Cosi il cod. Magi, e le stampe. Il cod. Rice,
ha invece. Passando per quello paese per più
giornate é una città.
stare el Ke di Mauri o vero Marchi. Per
questa città si va per acqua sollazando e
giucando infino a una gran Badia, la quale
è asai presso, dove stanno gente religiose,
sicondo la lor legge. In questa badia son
giardini molto grandi e begli , ove sono
alberi di molte maniere di frutti. Fra que-
sti giardini è una montagnia ben fornita
d' alberi, nella quale sono giardini d' in-
torno , e molte diverse nazioni di bestie ,
come sono babuini, scimie, marmote e
altre diverse bestie. E quando el convento
di questa badia à mangiato, fa portare li
loro avanzi nel giardino per limosina, e
fa sonare una campanella d' ariento , la
quale tiene 1' abate nella sua mano; e su-
bito discendono di questa montagnia que-
ste tale bestie sopra dette, che tre, o vero
quatro mila ivi si riducono a modo clie'po-
veri. E alora li è dato tutte le reliquie che
sono avanzate al convento con belli vasi
d' ariento dorati. Quando queste bestie
anno mangiato , V abate suona un' altra
campanella, e e'ritornono ne' lor luoghi,
donde vennono. Questi religiosi dicono,
che queste bestie sono anime di gentili uo-
mini, che ivi sono entrate per fare peni-
tenzia , e loro gli danno da mangiare per
83
lo amoro di Dio; e dicono, che l'anima
de' villani , dopo la morte loro , entrono
nelle bestie villane; e così credono ferma-
mante, in modo, che ninno gli può rimuo-
vere di quella oppinione. Egli nntricono
le dette bestie in gioventù, quando ne pos-
sono avere; e egli le pascono de la limo-
sina , come v' ò detto di sopra. Noi gli
dimandamo, se non sarebe meglio, che
egliono donassino quele reliquie a' poveri.
Ci risposono , che nel paese non era alcun
povero; e quantunque vi fussi poveri, non
dimeno a lor pareva, che la limosina ftissi
meglio data a queste anime, le quali fanno
loro penitenzia, e che non sanno ove gua-
dagnare, né afaticarsi, che non sarebe
nella povera gente , le quali anno senno e
possanza di guadagnarsi le spese. Molte
maraviglie sono in questa città , o intorno
pel paese , le quali io non iscrivo.
DELLA CITTÀ DI CHILAFONDA, E DELLA TERRA
DELLI PIGMEI E DELLA STATURA LORO.
Da quella città si va a un' altra città
presso a quella a sei giornate, la quale
città è chiamata Chillaffonda , della quale
le mura circundan circa 20. leghe. In que-
sta città sono circa lx. ponti di pietra, e
84
più begli che io già vedessi mai. In que-
sta città fu la prima sedia del Re di Mauri,
perchè ella è piìi bella e molto più abon-
dante di tutti e beni : poi si passa a tra-
verso d'un gran iìume, chiamato Dalai,
lo quale è la maggiore riviera d' acqua
dolce che sia al mondo, perchè ove ella è
più stretta, ella è ben iiii°. miglia, o vero
leghe larga. Di là si va più inanzi, e poi
s' entra nella terra del Gran Cane. Questa
riviera passa pel mezo la terra di Pigmei:
questi pigmei sono gente di piccola statura,
i quali sono lunghi circa a tre spane, e son
begli e graziosi , uomini e femine , per ri-
spetto della loro piccoleza. Egli si mari-
tono nella età di sei mesi, e in due, o vero
tre anni, sì anno figliuoli, e non vivono
comunemente più di soi o vero vii. anni;
e chi vive viii. anni, è riputato vechissimo.
Questi pigmei son i più sottili e' migliori
maestri d' opera di seta e di bambagia, e
d' ogni cosa che sia nel mondo. E' fanno
spesso guera cogl'ucegli del paese, e sono
molte volte da loro presi e mangiati. Que-
sta piccola gente non lavorono terra né
vignia, ma fra loro sono gente grande,
come siamo noi di qua, che lavorono le
terre, e sì gli sostengono come fa di bi-
85
sogno. E quolla gontf s'i'a'ifl'' sono da loro
sclieriiiti, corno noi faremmo loro, se c-
glino fussino di qua infra noi. Una buona
città infra l' altre v' è dove è gran molti-
tudine di questa picola gente , ed è questa
città molto bella e grande. Quando gì' uo-
mini grandi, che stanno fra loro, ingene-
rano figliuoli, e' diventono cosi piccoli,
come li pigmei , però clie quela terra è di
tal natura. Il Gran Cane fa guardar ben
questa città , perchè è sua : e quantunque
li pigmei sieno così piccoli, niente di meno
e' sono razionali, sicondo il lor tempo, e
sanno assai sì di senno e sì di malizia.
DELLA CITTÀ DI lANCAI , E DELLA CITTÀ DI
MENCA , E DELLE LORO RICHEZE E USANZE.
Da questa città si va innanzi nel paese
per molte città e per molte ville , insino a
una città chiamata lancai; ed è molto no-
bile, e rica, e bene situata. Ivi vanno gran
parte di mercatanti per ogni mercatanzia.
Questa città vai più che ninna altra del
paese, perchè el lor signiore n' à ogni anno
d' entrata, sì come dicon quegli della città,
L. mila tome di fiorini d'oro, perchè e'con-
tono ogni cosa a tome. Ciascuna toma vale
X. mila fiorini d'oro, e questo si può bene
86
sommaro. Il Ee di questo paese è molto
possente ; nou dimeno è sotto posto al Gran
Cane ; e '1 Gran Cane à sotto di sé xii. si-
mile Provincie; e in questo paese sono
buone ville. Quivi è una buona usanza,
perchè sono alcuni ostieri, a li quali, vo-
lendo far festa, 0 veramente convito, si
dice : fatemi aparecbiare domane per tanta
gente da mangiare; dicendogli propio tutto
el numero, e le vivande manifestandogli;
e dicendogli: io voglio ispendere ancora
tanto , e non più. Subitamente l' oste farà
aparecliiare sì pulitamente , clie di nulla
vi fallerà; e più presto e con assai meno
spesa, che non farebe nella sua propia
casa. E da questa città , lungo v. leghe ,
verso il capo di questa riviera di Dalai , è
un' altra città , chiamata Mencha. In que-
sta città si truovono grandissimi navilii,
e sono tutte le nave bianche, come neve,
per la natura del legnio , e sono grandis-
sime e bellissime navi e bene ordinate ; ne
le quali sono sale con camere ; e sono così
bene ordinate e adobbate , come fussino in
terra , edificate in una casa. Poi si va,
per lo paese , per molte ville e per molte
città insino a una città che si chiama Len-
terim, la quale è di lungo otto giornate
87
dalla città sopra detta. Questa città sta
sopra una riviera grande e larga , che si
chiama Caromoran : questa riviera passa
pel mezo Catai, e spesse volte dannegia el
paese , quando eia cresce troppo.
dell' isola di catai , E DELLE CITTA CHE
IVI SONO, E DEL PALAZO DEL GRAN CANE,
E DELLE SUE MAGNIFICENZIE.
Catai si è un' isola bella e buona , e
raercatantesca, e rica. Ivi vanno ogni anno
e mercatanti per ispezie e per altre mer-
catanzie più che non vanno altrove. E sa-
piate, che' mercatanti, e quali vanno da
Genova e da Vinegia e da l'altre parte di
Lombardia e di Eoinagna, e' vanno per
mare e per tera xii. mesi, e anche più,
prima che possano venire a l'isola di Catai,
la quale è principale Eeame di tutte le
parte di là e del Gran Cane. Da Catai si
va verso oriente di molte giornate, e truo-
vasi una buona città, fra l'altre, chia-
mata Sugramarcho. Questa ò una città
me' fornita del mondo di seta, di spezie e
d' altre mercatanzie in grandissima quan-
tità. Poi si va più innanzi, verso uriente,
a un'altra città antica, la quale ò ne la
provincia di Catai: n, allato a ([uesta città.
gli tartari anno fatto fare un" altra città ,
che si chiama Caadonia, la quale à xii.
porte , e trall' una porta e l' altra sì à una
gran lega, sì che le due città, cioè la ve-
chia e la nuova, anno di circuito più di
XX. leghe. In questa città è la sedia del
Gran Cane in un grande e nobilissimo pa-
lazo : le mura di quello circundono circa
a due leghe e più. Questo palazo è pieno
di dentro d' altri palazi , e dentro v' è un
giardino e un monte , sopra ci quale è un
altro palagio, il quale è il più bello e il
più ricco che si potessi divisare nel mondo.
Intorno al palagio e"l monte sono fossi
grandi e profondi pieni d' acqua , e allato
vi sono gran peschiere da una parte e dal-
l' altra: e ivi si è un bel ponte per passare
e fossi. In queste peschiere sono oche sal-
vatiche, anitre, cisoni e anghironi sanza
numero ; e intorno le fosse e le peschiere
è un gran giardino tutto pieno di bestie
salvati che; siche il Gran Cane, quando
e' vuole avere di queste bestie e uccegli
salvati chi, egli va a cacciare, e pigliane da
la finestra sanza uscir fuori de la sua ca-
mera. Questo palazo, dove è la sedia, è
molto grande e bello d' intorno, del quale
nolla sala sono xxxiii. colonne d'oro fine,
80
(! tutto le mura .sono coperto di dentro di
bolli coiami rossi di bestie chiamate pa-
thios, le quale sono molto odorifero; si
che, per lo buono odore delle pelle, nis-
suno cattivo acre vi poterebo stare né en-
trare nel palazo; e' peli di quelle pelle son
rossi a modo di sangue , e lucono contro
al sole , che quasi ninno vi può guardare.
Molte gente adorono queste bestie, quando
le veggono, per la lor virtù grande; e, per
la virtù che ànno,egliono apprezono tanto
queste pelle, più che piastre d'oro. In
mezo di questo palazo è un tribunale per
lo Gran Cane , tutto lavorato d' oro e di
pietre preziose e di perle grosse ; ed è qua-
drato per ogni cantone de la quadratura ;
e in su ogni cauto di questo tribunale sono
mi. serpe , tutte d' oro ; e d' intorno , al-
quanto largo , vi sono un Re e una Eeina
fatte di seta d'oro e d'ariento e di perle
grosse, le quale pendono atomo a questo
tribunale; e di sotto a questo tribunale
sono condotti delle bevande che si beono
nella corte dello imperadore ; e , a lato a
questi condotti sono molti vasi d'oro, colli
quali quegli del palazo beono al condotto,
La sala del palazo è molto solennemente
ornata, 0 molto maravigliosamente bene
90
aparechiata d' ogni cosa che si può apa-
recliiare. Primamente, a capo della sala,
è el trono dello imperadore, ben alto, dove
e' siede a la tavola, ed è adornata di fine
pietre preziose e ricamature intorno d'oro,
le quali sono tutte piene di pietre preziose
e di perle grosse ; e' gradi , pe' quali si
saglie, sono tutti di diverse pietre pre-
ziose e di fine oro. Da la sinistra parte del
seggio dello Imperadore , è il seggio della
sua prima moglie , e è un grado più basso
del seggio dello Imperadore, e è di diaspro
ricamato d' oro e di pietre preziose. E poi
segue el seggio della sua seconda moglie,
e è un grado più basso che quello della
prima, e è di diaspro lavorato così come
Taltro. Lo terzo seggio, che v'è, si è quello
della sua terza moglie, e è un grado più
basso che il secondo; imperò che lo 'mpe-
radore à tuttavia tre moglie in qualunque
parte si sia. E, dopo le sue moglie, in quel
medesimo luogo , siedono le donne e fan-
ciulle del suo lingnagio. ancora più basso,
sicondo la loro condizione; e tutte quelle
che sono maritate anno uno piede coiitra-
fatto d' uomo sopra le loro teste , lungo
circa d'uno cubito, lavorato tutto di perle
grosse di oriente, e di soi)ra lavorato di
91
penne lucente di pagone , o vero di collo
di gru, a modo che un cimiero, o vero d'un
capo d' elmetto, a dimostrare, che eie sono
in subiezione e sotto e piedi de l' nomo; e
quele che non sono maritato none portono.
Da la destra parte de lo 'mperadore siede
prima ci suo primogenito, il quale debe
regnare dipoi lui, e siede un grado più
basso che lo 'mperadore, a modo che que-
gli delle imperadrice stanno; e dapoi se-
gue quegli del suo lignaggio, sicondo le
loro condizioni. Lo imperadore k la sua ta-
vola fatta d'oro e di pietre preziose e di cri-
stallo bianco , intarsiata d' oro e de ama-
tisto e di legno aloes , che viene di para-
diso; e d'avorio bianco ricamato d'oro. E
ciascuna delle sue mogli à una tavola di
per sé e' suoi figliuoli, e altri gran signori
che. seggono presso a lui: per lo simile
non è tavola ivi, che non vaglia un gran
tesoro. E sotto la tavola dello Imperadore
seggono un. uomini littcrati, o quali met-
tono in iscritto tutto quelo che dice lo 'm-
peradore, o ben o male che sia; però che
si conviene ritenere tutto ciò che dice,
perchè egli non può mutare o stornare la
sua parola. Inairzi a la tavola dello inipe-
radurn sono gran feste: ivi sono tavol;^
92
d'oro, e pagoni d'oro ismaltati molto no-
bilmente, e sonvi di molte altre maraviglie
d'uccegli, tutti d'oro ismaltati molto no-
bilmente , e sonvi molte altre cose e d'altre
maniere: e fanno questi uccegli ballare,
danzare e cantare sopra le tavole , perco-
tendosi le palme; e di ciò fanno gran festa
e buffoneria. Io non so se questo sia per
artificio, 0 per nigromanzia. Ed è pure una
bellissima cosa a vedere e una gran ma-
raviglia , come ciò possa essere ; ma que-
sto posso bene io dire , che queste sono le
più sottil gente in ogni scienzia, nella
quale egli s'intromettono. In ogni artificio
che sia, o che possa esere per lo universo
mondo, egli el sanno bene; e per questa
cagione e' dicono , eh' e' vegon ben da due
occhi, e i cristiani non vegono se none da
uno occhio; però che egliono sono e più
sottili da poi loro, ma tutte l' altre nazione
sono cieche in opere e in iscienzia. Io du-
rai gran fatica per sapere il modo con che
fanno ciò , ma il maestro mi disse : io ho
botato a Dio immortale di non lo insegnare
ad alcuno , ecetto al primo mio genito, e
così voglio oservare. Item, di sopra alla ta-
vola dello imperadore, cioè da un lato della
sala, è una vigna tutta messa a oro fino.
93
la quale à molti grappoli e racimoli di
pietre preziose di diversi colori, come bian-
che, gialle, rosse, verde, nere. Le bianche
sono di cristallo di berillo e di yris; le
gialle sono di topazzi ' ; e li rossi sono di
rubini granati e di albandina; li verdi
sono di srairaldo, di perides e di grisolido ;
e i neri sono di onichini ; e sono così bene
lavorati, che egli paiono veri grappoli d'uve.
E inanzi a la tavola istanno e gran baroni
e gli altri che egli servono, e non v' è uomo
di tanto ardimento, che vi dicessi una pa-
rola, non parlando a lui lo 'mperadore,
salvo che e pifferi -, che dicono canzone
e giuochi e altre cose per sollazzo dello
imperadore. Tutti e vasi , con che si serve
nelle sale e nelle camere, son di pietre
preziose , spezialmente a le gran tavole ; o
che sono di diaspro , o di cristallo , o di
ametisti; e sonvi tazze e cuchiai di sme-
raldo e di zafiro e di topazio e di peridos
e di molte altre pietre : e sonvi ancora va-
sellami d' oro fine e di ariento. Non ve n'è
' lì cod. Magi, legge compassi, come altresì
hanno le stampe : nel Rice, manca.
2 Nota qui usato piffero per suonatore ài pif-
fero: i vocabolaristi non ne adducono che un
solo es. tratto dalla Vita di Benveniilo Cellini.
9Ì
perù ak-uiiu che eglino apreziiiu tanto
rariento che e' si degnino fare vasi, ma
d'argento fanno i gradi, e le colonne e a-
paramenti delle sale e delle camere. Item,
inanzi a l' uscio della sala stanno molti
baroni e cavalieri a ciò che ninno entri
sanza comandamento e volontà dello impe-
radore, salvo che' servidori e ministri dello
ostello e qnali entrano e escono a loro vo-
lontà , e nessuno altro è tanto ardito che
ardisca apressimarsi a l' uscio della sala.
E sapiate che i miei compagni,© io insieme
lo servimo al soldo per ispazio di xv, mesi
contra il Ee di Manthi , col quale aveva
guerra; e la cagione fu, che noi avavamo
disiderio grande di vedere se lo stato, la
nobiltà, r ordine e il governo della corte
sua era tale qual noi avavamo udito. E
certo noi trovamo nella corte sua asai più
ordine, nobilita, eccellenzia e maraviglia
di quello che e' era stato detto , e giamai
creduto non l' aremo, se non avessimo ve-
duto; però che a pena niun potrebe credere
la nobilita e la moltitudine della gente che
è nella sua corte , se non lo vedesse ; per-
chè ivi non è come di qua; che' signiori
di qua vanno con poca gente, cioè con poco
Jiumero, e '1 Gran Cane à ogni dì, a suo
95
speso , gente quasi saiiza numero. Ma l'or-
dine , e il costume , e il vivere , la onestà
e la netteza non sono simile a quelle di
qua, però che ivi la comune gente mangia
sanza tovaglia , sopra piedi e sopra giuo-
chi, e mangiano di ciascuna maniera di
carne, e poco pane; e dopo mangiare si
forbono le mane alle giornee, e non man-
giono altro che una volta el di : ma lo stato
del gran Signiore è grandissimo , e richis-
simo, e nobilissimo. E quantunque alcuni
sieno che non credono , e tengono a favola
e bugia quel ch'io discrivo della nobilita
di sua persona, di suo stato, di suo cor-
tesia e del grande ordine di gente che
tiene, niente dimeno io dirò alcuna parte
delle maniere e dell' ordine di lui e della
sua gente , sicondo che io ho veduto molte
volte. Chi mi vuol credere, mi creda, se
gli piace ; e chi noi vuol credere , sì lasci
stare, però che io so bene, se alcuno è stato
nel paese di ha , quantunque non sia stato
infìno al luogo dove sta il Gran Cane , ara
udito parlar di lui e del suo stato tanto,
che logiermente mi crederà. E quegli che
saranno stati nel luogo e nel paese, o vero
nella stanza del Gran Cane , sapcrranno
ben se io dico il vero; sì che per quegli che
96
nulla sanno e non credono altro che quello
che egli vegono , non lascerò di scrivere
una parte di lui e del suo stato che mena
quando va da uno paese all' altro, e quando
egli fa feste solenni.
PERCHÈ SI CHIAMA EL GRAN CANE E DI CUI
DISCESE, E DEL NOME DE'SETTE LINGUAGGI
DI BARBERIA.
E inprimamente iscriverò la cagione ,
perchè lui è chiamato Gran Cane. Voi do-
vete sapere che, dapoi el diluvio, esondo il
mondo distrutto, rimase Noè co la sua fa-
miglia. Noè aveva tre figliuoli , cioè Cam ,
Sem e lafet. Cam fu colui che rise del pa-
dre, quando innebriò per lo bere del vino ,
addormentato e discoperto, e però fu ma-
ladetto ; ma gli altri tre suo frategli , di
ciò dolendosi , copersono el padre. Questi
tre frategli presono tutta la terra in li-
bertà. Cam per sua crudeltà prese la parte
orientale , chiamata Asia , la minore e la
magiore : Sem prese Africa , e laphet Eu-
ropa, e però in tre parte è la terra divisa.
Cam fu el maggiore e '1 più possente dei
suo frategli ; e di lui discese più genera-
zioni che degl' altri. Di Cam nacque Chus,
del qual nacque Nebroth gigante, el quale
tu primo Ro al mondo, ol qual fece la torre
di Babillonia. Colle femine della genera-
zione di questo Cam giacevono e dimonii,
e ingeneravono gente diverse , come sono
monstri e gente sfigurato; alcuni sanza
testa, alcuni con gli oreclii grandi, alcuni
con uno ochio , altri con pie di cavallo e
con altri membri disformi. Dalla genera-
zione di Cam discese la pagana gente, e
la diversità delle gente che son nelle isole
del mare e per tutta l'Asia. E perchè egli
era il più possente, e ninno poteva conta-
stare a lui , egli si facea chiamare figliuol
di Dio, e superiore di tutto '1 mondo : e
per questo Cam, tutti gì' imperadori poi
son chiamati tutti Gran Cani e figliuoli di
Dio per natura, e superiori di tutto el
mondo, e così si chiaman nelle sue lettere.
E della generazione di Sem discesone e
giudei e' saracini. Della generazione di
laphet sono discesi li occidentali, che
stanno in Europa. Questa oppinione anno
e giudei e' saracini, e cosi m'ànno dato a
intendere, prima ch'io andassi in India,
cioè che per la detta ragione lo impera-
dore de' Tartari era chiamato Cane : ma
quando io fui in India, io trovai altrimenti
essere la cosa: nondimeno gli tartari f
98
quegli che stanno nella grande Asia di-
scesono da Cam, ma lo imperadore diCatai
non si chiama punto Cane, anzi Cam ; e io
vi dirò el vero , e in che modo si chiama
Cam. Non sono ancora e", e lx. anni pas-
sati, che tutta la tartaria era in subie-
zione e in servitù d'altre nazione d'intor-
no , però eh' egli erono tutti bestiali, e era
la vita loro come bestie nelle pasture. Ma
tra tutti questi tartari erone sette princi-
pali nazioni, le quali erono superiori a
tutti loro; de le quali e primi erono chia-
mati Tartari: e da questa nazione pigliò
el nome tutta Tartaria. però che questi e-
rono più nobili e li più appregiati degli
altri. Il sicondo lingnagio era chiamato
Fhanghut. el terzo Bionch, il quarto Vilar,
il quinto Semoth, el sesto Mongil, il set-
timo Coboch. Del primo linguaggio fu uno
valente uomo vecchio, non ricco chiamato
Canguis • : giacendo una volta costui nel
suo letto e dormendo, per visione gli parve,
che gli venisse inanzi un cavaliere armato
di bianche arme, il qual gli disse: Cam,
dormi tu? a te mi manda Dio immortale:
i' vo' che tu dica alli sette linguaggi , che
1 II cod. Rice, ha variatamente Chiamgnus
e CluKjnns.
tu se' lo' mperadorc , porù che tu conqui-
sterai il paese che è qua d'intorno, e li
confinanti saranno i' nostra subiozione, sì
come voi siete stati nella sua, perchè que-
sta è la volontà di Dio immortale. Venendo
la mattina, Cang:uis si levò, e andò a dire
alli sette lingnaj?gi ciò che gli aveva detto
el cavaliere; e i sette lingnagi feciono
beffe di lui, e dicevono che lui era impa-
zato. Onde lui si partì tutto vergognioso :
e la notte seguente el bianco cavaliere
venne a li sette linguaggi, e cornandogli
da parte di Dio immortale, che eglino fa-
ces^ono Canguis loro imperadore, e che
egliono sarebono fuori di subiezione e di
servitute, e torrebbono gli altri regni in-
torno a loro nella loro subiezione. Onde
la mattina egli elessono quello Canguis
per imperadore , e sì l' assettorono sopra
uno feltro nero, e, insieme col feltro, egli
lo levorono alto con gran solennità, e sì
lo assettorono in una cathedra, e tutti gli
feciono riverenzia, e sì lo chiamorono
Cam, a modo che aveva detto il bianco ca-
valiere. Quando costui fu talmente eletto,
e' volle assagiare , se si potessi fidare in
loro, e se egli vorrebono esere ubbidienti;
e fece fare molti statuti e ordini, chia-
100
mati Isacham. El primo statuto fu, ch<»
egli ubidiscilo e credessino in Dio im-
mortale e onnipotente, al quale piacesse
di tragli di servitute, e '1 quale sempre
chiamassono in adiutorio nei loro bisogni.
L' altro statuto fu , che tutti gì' uomini
del paese che potessino portare arme, fus-
sino numerati, e che a ciascuna decina
fusse dato uno maestro; et a venti, uno al-
tro, e a c°. uno capo, e a m^ un capitano.
Da poi comandò a tutti e principali dei
sette lingnagi, che egli lasciassono e ri-
nunziassono ciò che avevono di bene di
redità , e che in quell' ora poi rimanes-
sino contenti di ciò, che farebe di sua
grazia: egliono lo feciono subito '. Da poi
fece un altro oribil comandamento a tutti
e principali sopradetti, che ciascuno fa-
ciessi venire il suo primo genito, e con
loro propie mani ogni uno tagliassi il
capo al suo figliuolo sanza dimora alcuna :
' Cosi il cod. Magi, o le stampe. Nel cod.
Rice, varia la lez. nel modo seguente : che e-
glino oservassino a tutto quello che egli aveva
detto e ordinato, e che in quell' ora, e dipoi e-
(jlino rimanessino contenti di ciò che egli gli fa-
rebbe di sua grazia : et eglino dissono, ch'erano,
e sarebbono j)res(« a ubbidire e fare tutti e sua
comandamenti-
101
0 subito fu compiuto el comandamento.
Quando el Can vide che e' non contradice-
vono a cosa alcuna che e' comandassi, si
pensò che molto bene si poteva fidare ; e
presto comandò loro, che fusino tutti apa-
rechiati in arme per seguire la sua ban-
diera; e poi per forza sottomettesse tutte
le terre che sono d'intorno. E avenne, che,
un dì cavalcando el Cane con poca com-
pagnia per riguardare la forza del paese ,
che egli aveva guadagniato , si riscontrò
con gran multitudme di suoi nimici; e ivi
fu il suo cavallo morto e lui abattuto. E
vedendo la gente sua i' lor signiore abat-
tuto, e credendo che fussi stato morto,
tutti si missono in fuga; e i nimici gli se-
guitorno apresso, e non si avidono, che
per la lor fuga lo imperadore s'andò a-
scondere per un picolo e spesso bosco. E
ritornati i nimici dalla fuga, andorono a
cercare pel bosco , se vi trovasino alcuno
ascoso. Molti ne trovorono e missongli a
morte; e mentre ch'egl'andavano cercando
verso el luogo, dove era el Cane, vegono
sopra uno albero, dove era il Cane, na-
scoso uno uccello chiamato Rub. Allora
dicevano fra loro , che poi che quelo uc-
cello stava sopra quell'albero, ivi non era
102
alcuno riposto; e così nelle altre parte
tornorono. Lo imperadore, salvato dalla
morte , si partì di notte a salvamento , e
inverso la gente sua andò, la quale molto
fu lieta della sua venuta e renderono gra-
zie a Dio immortale e a quello uccello, per
cui si fu salvato i' lor signore ; e però so-
pra a ogni altro uccello del mondo egli o-
aiorono quello, e se possono avere della
penna, la serbono in luogo di reliquie e
conservono molto preziosamente, e la por-
tono sopra loro teste, e credono, quegli che
la portono , essere difesi da ogni pericolo.
Dipoi il Cane ordinò suo gente per andare
sopra quelli che l' avevono asalito , e tutti
gli distrusse e misse a servitute. Quando
il Cane ebe guadagnato e sotto poste le
terre e '1 paese d' intorno di qua dal monte
di Beliam, el bianco cavaliere un'altra
volta venne a lui dormendo , e disse a lui :
Cam, la volontà di Dio immortale e onni-
potente è , che tu passi el monte Belliam ,
e guadagnerai le terre , e sottometterai a
te molte altre nazioni; e perchè tu non
truovi bene passaggio per andare verso
quel paese, va al monte Beliam , el quale
{• sopra el mare, e inginochiati ix. volte
verso oriente, al nome di Dio innnortale.
10.S
e a lui chiedi che ti mostri il camino dove
tu puoi passare. El Cane fé' a quel modo
che gli fu comandato, e di subito ol mare,
che toccava el monte, si ritrasse adietro,
e dimostrava una via larg-a e bella vini,
piedi. E in tal modo passò colla sua gente ,
e per quelle vini, inginochiate , e perii
vini, piedi della via, dall'ora in qua el
Cane e tutti e Tartari anno auto e anno il
numero viiii-nario in gran riverenzia. E
per questo , quando lui vuole presentare
0 cavagli, 0 ucegli, o archi, o frutti, o
qualunque altra cosa , tutta via manda il
numero di nove, e il presente è più degna-
mente ricevuto, che se fusse c°. o ce".;
perchè a lor pare , che questo numero sia
santificato, però che '1 messaggio di Dio
immortale el costituì. Dopo che '1 Cane
ebe guadagnato el paese di Catai e sotto
posto molto paese intorno, lui cadde in
malattia, e ben conobe, eh' egli dovea mu-
rire, e disse a'xii. suo figliuoli, che cia-
scuno di loro gli portassi una delle sue
saette. Subito lo feciono ; e poi disse , che
tutte a XII. fussono legate insieme con tre
legami: e, così legate, dette al primo suo
figliuolo, e disegli, che le rompessi tutte
insieme: el figliuolo si sforzò di romperle.
104
ma non potè. El Cane comandò al sicondo
figliuolo che le rompesse ; e così da l' uno
a r altro, ma niun di loro le potea rom-
pere. Dipoi disse il Cane al più giovane :
separa l'una da l'altra, e rompi ciascuna
di per sé; e così fece. E poi disse ci Cane
al primogenito e agl'altri, perchè cagione
non r avevono rotte ? Risposono , che non
potevono, perchè erono legate tutte in-
sieme; e egli disse: perchè egli l'à rotte
el vostro minor fratello? però che eron
separate l'una da l'altra. E allora disse
el Cane: figliuoli miei, el simile è di voi,
imperò che , mentre che sarete legati in-
sieme di tre legature, cioè d' amore, lealtà
e di concordia, niuno vi poterà agravare;
ma se voi sarete separati da questi legami,
siche l'uno non aiuti l'altro, vo' sarete
distrutti e annichiliate Adunque argomen-
tatevi , e ricordatevi del mio consiglio : o-
noratevi e amatevi l'.un l'altro, che sarete
signiori 0 superiori di tutto: e, fatti gli
ordini suoi, si muri.
Dopo lui sì regniò Othetana Can con
suo primo genito, e gl'altri fratelli suoi
audoro a guadagnare altri paesi e molti
regni, infino alla terra di Prussia e diRos-
sia: e tutti si fociono chiamare Can; ma
105
orono perì) sotto rubidienzia del lor primo
fratello; sì clie per questa cagione fu lo 'm-
peradore chiamato Cam; e dappoi succes-
sone tutti gli altri. Dopo Otetana Cam,
regniò Brunon Cam, e poi Mango Cam ', e
questo fu buon cristiano battezato, e dette
a tatti e cristiani lettere - di perfetta pace,
e mandò suo fratello Alaon con gran mul-
titudine di gente per guadagnare la terra
santa, e per ridurla nelle mani de'cristiani,
e per distruggere la lege di Maometto, e
per pigliare el Califfo di Baldach, che era
signiore et imperadore di tutti e saracini.
E, quando fu preso il Califfe, tanto tesoro
vi fu trovato, che appena ne doveva esere
altrettanto nel resto del mondo. Alaon fece
venire el Calife inanzi a sé , e dissegli por
qual cagione e' non aveva tolti molti sol-
dati per una parte di questo tesoro, per
difendere il suo paese ; e lui rispose , che
si credeva assai avere di questi del suo
paese propio. Allora disse Alaon : tu fusti
a modo che Dio tra' e saracini, e li Dii non
debono mangiare vivande mortale; imperò
' 11 cod. Rice, qui ed altrove legge sempre
Magno: forse meglio.
2 Cosi il cod. Magi, e le stampe ; il Hicc.
ha le lene.
106
tu non mangerai altro che pietre preziose,
e '1 tuo tesoro , che tu avevi tanto acomu-
lato e tanto ragunato e amato. E fecelo
mettere in prigione, e tutto il suo tesoro
appresso a lui: e quivi si muri di fame e
di sete. E dappoi Alaon arebbe guadagnato
tutta la terra di promissione e messo nelle
mani di cristiani , ma il Gran Cane muri
fra quel termine ; onde la impresa rimase
tutta impedita. Dapoi Mango Cam, regniò
Cobilla Cam , el qual fu cristiano e regniò
XLii. anni : edificò la gran città di leuis
in Catai,laquale è assai magiore di Roma.
Gli altri Cam, che vennono dappoi, diven-
torouo pagani, e così e successivi, tutti
sono stati pagani infino al presente.
DEL TITOLO DEL GRAN CANE, E DEL GOVERNO
DELLA CORTE SUA QUANDO SI FA FESTA, E
DELLE MANIERE DE' BARONI CHE SERVONO
A TAVOLA , E DELLI SAVI CHE VI SONO , E
DI MOLTE ALTRE COSE MIRABILE E STU-
PENDE.
El Gran Cane è el più possente im-
peradore che sia sotto il firmamento, e
così si chiama per titolo nelle sue lettere :
Cam, filius Dei excelsi, omnium uni-
oersam terram colentium summus Im-
107
perator, et Dotnitius omuìuin domi-
nantium. Lo lettere intorno al suo sug-
gello suonano talmente, cioè: Deus in
ccelo,et Cam super terram, eius forti-
tudo omnium hominum Imperatoris
sigillum. E così è scritto nel suo piccolo
sigillo. E quantunque questo imperadore
non sia di presente cristiano, niente di
meno lui e tutti e tartari credono in Dio
immortale e onnipotente. E quando egli
vogliono minacciare alcuno, dicono: Dio
sa bene, che tu ti comprasti quello che io ti
farò: tal cosa dicendogli, ciò che voglion
fare. Poi che io v' ho detto la cagione, per
la quale lo imperadore si chiama Cane,
iscriverò ora il governamento de la corte
sua, quando egli fa festa solenne, cioè
lo quattro principale feste dell' anno. La
prima festa è de la sua natività; l'altra
della sua presentazione nel luogo di Moi-
sach , cioè nel tempio dove fanno una ma-
niera di circuncisione: le altre due feste
sono di duoi loro idoli; la prima quando
r idolo fu prima posto nel tempio e intro-
nizzato • ; l'altra quando l'idolo cominciò
1 Da Intronizzare, Heller e in Irono. Di>l
verbo, niuno es. cita il vocub.; deiriuld. un
solo, tolto dallo Rime di Alessandro Allegri.
108
a parlare, o vero o fare il prirau miracolo.
Altre feste solenne non fanno, se non
quando un de' suo figliuoli pigliassi mo-
glie. Or sappiate , che a ciascuna di queste
feste è grandissima copia di popolo, e molto
ordinato e armato per migliaia e per cen-
tinaia e per decine; e ognuno sa ben chi
el debe servire , e ciascuno si è ben acorto
e atento a quelo che gì' apartiene ; che non
v' è difetto alcuno. Prima vi sono quatro
mila baroni, richi e possenti, per guardare
e ordinare la festa e per servire lo 'mpe-
radore. Queste feste solenne son fatte di
fuori nelle tende fatte di drappi d' oro di
Tartaria e di camosciato, molto nobilis-
simamente. Tutti questi baróni anno corone
d' oro sopra le teste loro , molto nobile e
molte riche , lavorate di gran pietre pre-
ziose e di perle grosse orientale , e tutti
son vestiti di drappi d'oro di Tartaria, o
vero di camossciato, e più pulitamente
che nel mondo si potessi pensare né scri-
vere. E sono queste vestimenta tutte fre-
giate d'oro d'intorno e lavorate di pietre
preziose molto ricamente; e non dimeno
drappi d'oro e di seta sono quivi a miglior
mercato , che non sono di qua e panni di
lana. Questi quatro mila baroni sono par-
109
titi in qnatro parte , o sia compagnie ; e
ciascun migliaio è vestito di drappi d' un
colore solo , e sono così bene adornati ri-
camente , che è una maraviglia a vedere.
El primo migliaio, il quale è di duchi,
di conti e di marchesi e d' amiragli, son
vestiti di drapi d'oro, tessuti di seta verde,
e ricamati d' oro e di pietre preziose , al
modo come io ò detto di sopra. El sicondo
migliaio è vestito tuto di drappi di colore
di diaspro e di seta vermiglia, tuta fre-
giata a oro e a perle , molto nobilissima-
mente lavorate. El terzo migliaio è vestito
di drapi di seta purpurina di India. El
quarto miglaio è vestito di drapi bianchi,
e tute le lor veste sono nobilissime e puli-
tamente lavorate d' oro , di pietre e perle ,
che uno uomo di nostro paese, avendo una
sola di queste veste, potrebe per vero dire,
che mai non sarebe povero; però che le lor
pietre e perle varebono un gran tesoro di
qua, più che non fanno di là. E, in tal
modo aconci e chiamati, vanno ordina-
tamente a due a due inanzi a lo 'mpera-
dore sanza parlare, inclinandosi solen-
nemente. Ciascuno di loro porta inanzi a
sé una tavoletta di diaspro, o d'avorio, o
di cristallo, o di ametiste: inanzi a loro
no
vanno tutti e pitferi, sonando di molti e
diversi strumenti. Quando el primo mi-
gliaio è passato, e fatto la sua mostra, e'si
tirano da lato a una parte. Poi passa oltre
l'altro migliaio, e così el terzo, e anche
il quarto, a uno modo; né uno solo v' è
che parli una sola parola. A lato a la ta-
vola dello imperadore, il quale siede in
tribunale, seggono di molti filosafi e savi
di molte scienzie, come d'astronomia, di
geometria, di negromanzia, di idroman-
zia, di augurii e di molte altre scienzie.
Alcuni di questi filosafi anno, inanzi a
loro, astrolahii, sproni d'oro, vasi d'oro
pieni di sabione, teste di morti, ne le quali
fanno parlare maligni spiriti; e alcuni va-
selli d'oro pieni di carboni ardenti; vaselli
d'oro pieni d'acqua; altri d'olio; altri di
vino ; orinoli d' oro e molti altri loro istru-
nienti, sicondo le loro scienzie. A certe
ore , quando pare a loro, e' dicono a' suoi
vassalli e a' famigli, che tutta via stanno
inanzi a loro, disiderosi e pronti per for-
nire e loro comandamenti: fate pace. Al-
lora dicono e famigli : fate pace ; ascoltate.
Poi dicono e filosafi: ciascuno faccia rive-
renzia, e fortemente inchini allo impera-
dore, il qual è figliuol di Dio e signior
Ili
superno di tutto il mondo , perchè V ora ò
di presente: e ciascuno abassa el capo a
terra. Poi dicono questi filosafi : levate su.
Poi a un'altra ora dirà un filosafo : mettete
il vostro piccol dito nell'orechio vostro:
e subitamente egli el fanno. E un'altra ora
dirà un altro filosafo: mettete la vostra
mano inanzi alla vostra bocca: e egli il
fanno. Poi dice un altro : mettete la vostra
mano sopra la vostra testa : e egli subita-
mente el fanno. Poi dice , che egli la le-
vino; e così fanno. E in questo modo, d'ora
in ora, gli dicono diverse cose; e dicono
che queste cose anno grandissimo miste-
rio. Io gli domandai da parte, qual miste-
rio e qual significazione avevono queste
cose. Egliono mi risposono , che l' abassar
le teste in questa ora aveva così fatto mi-
sterio, che, tutti quegli che 1' avevono
abassata, sarebono sempre ubidenti a lo
imperadore . che né per doni né per pro-
messe poterebono mai esere corro ti, né,
per alcuno avere, inclinati a fare alcuno
tradimento. Di mettere il dito nell'orechie
dicevono, che ninno di quegli poterebe
mai udir cosa contro alo imperadore, che
subito non gliene dicessino, se ben fussi il
padre, figliuolo o fratello che '1 dicessi. E
112
così di ciascuna persona o di cosa eh' egli
dicono 0 fanno fare , eglino danno diversi
misterii. Siate certi che nessuna cosa si fa
che appartenga allo imperadore né drappi,
né panni, né veruna altra cosa, salvo che
a quella ora che dicono e filosafi, e' non
moverebono un passo, se none a punti di
stelle. E se nella terra de lo 'mperadore si
fa guerra, o vero cosa a lui contraria, que-
sto subito e filosafi e negromanti el ve-
gono, e dicono a lo 'mperadore, o al suo
consiglio: Signiore, di presente nella terra
vostra, 0 in tal parte, si fa la tal cosa. E
subito lo 'mperadore manda gente verso
quella parte, e fa la sua providigione.
Quando e filosafi anno così fatto e suoi
comandamenti, e' pifferi cominciono a so-
nare, e ciascuno el suo istromento, l'uno
e poi r altro, e fanno una gran melodia.
Quando anno sonato un gran pezzo, uno
de'pitferi dello imperadore monta alto so-
pra una sedia lavorata molto nobilmente,
e grida, e dice: fate pace; e ciascuno si
tace. Da poi vengono tutti quegli del paren-
tado dello imperadore, aparechiati molto
nobilmente di drapo d' oro , e quali anno
aparechiati cavagli bianchi, quanti ne
possono avere; e poi il siniscalco della
11:!
corte chiamagli tutti, e nomina prima il
più nobile, dicendo: siate aparecliiati con
el tale numero di cavagli bianchi per ser-
vire il nostro imperadore , signior nostro.
E così, digradando, chiama tutti quegli
dolio 'mperadore; e poi, quando gli à cosi
chiamati tutti, e' passone inanzi a lo 'm-
peradore l'uno dietro a l'altro; e, così
ordinati, entrono l'uno dopo l'altro e pre-
senton loro cavagli bianchi a lo 'mpera-
dore , e passono oltre. E dapoi viene gli
altri baroni, ciascuno di quegli gli dona,
0 vero presenta gioielli, o vero altra cosa,
sicondo la lor condizione. Dipoi vengono
e prelati de la lor legge, e ciascun gli dona
qualche cosa : poi quando egli anno tutti
oferto a lo 'mperadore , el magiore de' pre-
lati dona la sua benedizione , dicendo l'o-
razioni de la sua legge. Poi cominciono e
piiferi a sonare un' altra volta ; e quando
gì' anno così un pezzo sonato , e' rostono
e fanno venire inanzi allo 'mperadore lioni
provati e altre bestie, aquile o avoltoi, e
altre ragione d' animali , di pesci e serpe ,
per fargli riverenzia, perchè e' dicono che
ogni criatura debe ubidire a lui e fagli
onoro e riverenzia. E poi vengono giocola-
tori e incantatori , che fanno tropo mara-
lU
viglio; però che fanao venire nell'aria el
•sole e la luna per sembianza (per fare ri-
verenzia al Re), di tanta chiarezza, che
quasi l'uno non può veder l'altro. Poi fanno
venire la notte, sì che e 'non si vede quasi
niente. Poi fanno ritornare el dì : poi fanno
venire danze con le più belle fanciulle del
mondo, sì come paiono: e fanno venire
altre fanciulle , che portono coppe d' oro
piene di latte di vacca , e danno da bere
a' gran signiori e a gran donne ; e po'fanno
venire cavalieri che giostrono nell' aria ,
armati molto pulitamente di tutte l' arme
che s' aparteiigono a giostra, e rompono
le lance sì ferventemente , che e tronconi
volano per tutte le tavole. Poi fanno ve-
nire cacce di cervi , e di cinghiali , e di
cani coridori, e in somma fanno tante di-
verse cose, che è una maravigliosa cosa a
vedere. E questi giuochi fanno insino a
ora di mangiare. Questo imperadore à
molte gente per servirlo, come io v' ò altre
volte detto, e di piferi el numero è di xiii.
cornuas : uno di questi cornuas fa di nu-
mero X. migliaia; ma e' none istanno perù
tutti con lui : perù che tutti e piferi ven-
gono inanzi a lui di qualunque nazione :
egli gli fa tenere nella sua stanza: e quan-
115
tunque e' vadino in altre terre, egliono non
dimeno si chiamono piferi dello impera •
doro ; e però n' è così gran numero de' va-
lenti. E famigli 1 che sono diputati a la
guardia dogi' ucegli, astori, girifalchi,
sparvieri, falconi gentili di riviera, e pap-
pagalli parlanti, e altri uccegli; e così
quegli che guardano le bestie salvatiche ,
mille elefanti o più, e altre diverse bestie
arabiche, scimmie, marmotte, e altre be-
stie sono per numero xv. cornuas: e li fisici
per la sua persona sono ce"., e i più sono
cristiani, e sonvene xx. saracini; però che
più si fida nell'opere de'cristiani che de'sa-
racini. L' altra comune gente e famiglia è
quasi innumerabile, e tutti anno ciò che
bisogna dalla corte dello imperadore. Ne
la corte vi sono molti baroni e servidori
che sono cristiani, che ivi stanno conver-
titi a la buona fede per le predicazioni
de' religiosi cristiani che ivi sono ; ma vi
è molti, che non vogliono che si sappia,
che sieno cristiani. Questo imperadore può
spendere quanto vuole sanza istimazione ,
perchè egli non fa spendere oro nò ariento;
nò d'altro fa moneta, che di corame e di
1 II cni\. Rice. lep:t;e: c {/H vaìlelli e' f(tmi(jli.
116
papiro improntato. Ed è la moneta di vario
pregio, sicondo la impronta sua; e quando
la moneta è fatta vechia per molto mane-
giarla e è rotta e guasta, el tesoriere dello
imperadore ne dà della nuova per la vec-
chia, una per una, per tutto el suo paese e
per tutte le sue province, perchè ivi, come
ò detto, non fanno monete d' oro né d' a-
riento; e però potè egli spendere assai;
ma dell'oro e dell' ariento, che è in suo
paese, fa tutta via lavorare nel suo pàlazo
e far cose diverse e mutare e rimutare sì
come a lui piace. Nella sua camera è una
colonna d'oro, sopra la quale è un rubino
de la lungheza d'un piede, el quale di
notte alumina tutta la camera. Questo ru-
bino non è però diritto vermiglio, ma tiene
di colore d'un bruno amatista: ivi sono
molte pietre preziose e molti altri rubini ,
ma questo è el meglio e il più prezioso che
lui abia. Iteni, al tempo della state sta lo
imperadore a una città, che è inverso Bissa,
laqual si chiama Sedon : ivi è assai freddo.
Al tempo di verno sta in una città di Ca-
macalech. ove è molto caldo paese, ma
comunemente sta a Chaida, o vero in lons,
che è buon paese e asai temperato, secondo
el paese di là; ma di qua parrebbe troppo
117
caldo '. Item, quando lo imperadore cavalca
da un paese a l'altro, egli fa ordinare mi",
oste delle gente sue. El primo oste va i-
nanzi a lui una giornata, però che questo
oste giace la notte, dove lo 'mperadore
debe giacere la mattina: ivi truova ogni
uomo ciò che gli bisogna; e a questo primo
oste, e da cavalo e da piede, son per nu-
mero L. cornuas : un altro oste va a la de-
stra parte, di lungi una meza giornata, e
l'altro ala sinistra parte altrettanto; e a
ciascuno di questi due osti son tante genti,
quante nel primo. El quarto , che è assai
magiore che niun degl' altri , va dietro a
lo 'mperadore, lontano a una arcata; e cia-
scuno oste anno la sua giornata ordinata-
mente in certi luoghi, dove dohono star la
notte , e ivi egli truovono quanto fa di bi-
sognio : e se aviene che una di quelle oste
muore , subito n' è rimesso un altro in suo
luogo, sì che il numero rimane sempre in-
tero.
1 Così i codd.: forse patirebbe troppo caldo;
f) proverebbe troppo caldo. L'odiz. <\(:ì 1488 lejrge
pcì'ebbe.
118
DELLA MANIERA DEL GRAN CANE QUANDU LCI
CAVALCA, E DI COLORO CHE CAVALCONO
SECO, E DELLA SIGNIORIA E GRAN POS-
SANZA SUA.
E sappiate, che lo 'mperadore colla sua
persona non cavalca mai : el simile e gran
signiori di là, salvo se eglino volessino
andare in alcuna parte con poca compa-
gnia secretamente; e questo per non essere
conosciuto. Lo 'mperadore va in una car-
retta di 1111°, ruote , sopra la quale è una
bella camera fatta d'una ragione legno
cliiamato aloes, el quale è condotto per un
fiume dal paradiso , come io ò detto di so-
pra. Questa camera è molto odorifera, per
cagione di questo legnio, e è tutta coperta
di dentro, la camera, di piastre d'oro con
pietre preziose e perle grosse: quattro e-
lefanti e quattro destrieri bianchi, coperti
di riche coperture, tirono questa carretta,
e sei gran signiori vanno d' intorno a la
carretta, a cavallo e aparechiati molto no-
bilmente : e niuno s' aprossima a la car-
retta, salvo questi signiori e quegli che
son chiamati dallo imperadore per parlare.
Sopra questa camera sono posti certi gi-
rofalchi, a ciò che. vedendo lo 'mperadore
119
uno uccello salvatico, e volendo vedere e
aver piacere di quello, gli lascia uno d'essi
suoi girofalchi e più, come gli piace: in
questo si piglia diletto passando pel paesf.
E, come io ho detto, niun cavalca inanzi
a lui di sua compagnia, anzi tutti vengono
dipoi, lungo lui, e ninno s'ardisce apres-
sarsi a la camera , ecetto que' signiori che
sono intorno alni: e tutto l'oste vien dopo
lui pianamente , dove è gran moltitudine
di gente. In una simile carretta, e simil-
mente ordinate vanno le imperadrici, cia-
scuna per sé , in mi. osti , a modo che va
lo 'mperadore , ma non con così gran mol-
titudine di gente. Dappoi il primo genito
suo va in un altro carro e per un'altra via,
per questa e con questa medesima maniera,
ed è una maravigliosissima cosa a vedere
la gran multitudino di gente : nissuno cre-
derebbe la somma, chi non la vedessi!
Alcuna volta aviene , che lo 'mperadore
non va molto dilungi da loro, anzi va in-
sieme, e sono loro gente nobile e ordinate
e partite in mi. parte i. Item, lo imperio
di questo Gran Cane è partito in xir. pro-
vince: in ciascuna i^rovincia sono più di
1 ('osi i cofM. '; li' stampi!.
120
duo mila città , e ville sanza numero ; e '1
suo paese è molto grande , però eh' egli à
XII. Ke principali, de' quali ciascuno à
molti Re sotto posti a lui, e tutti ubidi-
scono al Gran Cane. La sua terra e la sua
signoria dura tanto , che si starebe a an-
dare da l'un capo a l'altro, per mare e per
terra , più d' un anno : e pe' diserti , dove
non si truova alcuna villa, vi sono ordi-
nati ostelli per giornate, dovei trapas-
santi possin trovare quel che gli fa biso-
gnio, aciò che si possa andare per lo paese.
DEL MODO CHE OSSERVONO E CORRIERI SUA
IN PORTARE PRESTO LE NUOVE , E DELLE
COSE CHE SI FANNO AL GRAN CANE QUANDO
CAVALCA PER LO SUO PAESE.
In quello paese è una maravigliosa u-
sanza, ma è utile , perchè quando alcuno
contrario viene , o altre novelle che tocchi
allo imperadore, sì sa tanto in un dì, che
un altro non saprebbe in tre, perchè ha
gli cavallari ordinati che subito montone
sopra durmedrari, o vero cavagli corridori,
e vanno sempre correndo infino a uno oste
de' predetti; e, quando lui s'appressa,
suona un corno, e colui che è all'oste lo
intende, e subito è aparechiato un altro e
121
dà le lettere, e va correndo; e cosi, cor-
rendo , tramutandosi l' uno e l' altro, giu-
gno a lo 'mijeradore ; e a questo modo à
presto novelle: e son questi corrieri nel
lor linguaggio chiamati adilla, che tanto
vuol dire, quanto messaggieri. Quando
lo'mperadore va da un paese a un altro,
sicondo il modo che io ò detto, e passa per
le città e per le ville , ciascuno inanzi al
suo uscio fa fuoco , e ardono polvere d' in-
censo molto odorifero, per donare buono
odore a lo 'mperadore; e le genti s'ingino-
chiono intorno a lui ; e lungo le contrade
sì gli fanno gran riverenzia: e i cristiani
e i religiosi, che stanno nelle sue terre, gli
vanno inanzi a la procissione colla croce
e aqua benedetta; e andando verso lui can-
tano ad alta boce: Veni, creator spiri-
^t«s. E quando egli ode, comanda a'signiori,
che sono dallato a lui, che cavalchino
e faccino venire inanzi a lui questi reli-
giosi. E quando e' s' appressono e che vede
la croce, si leva el suo galeotto, che siede
sopra a la sua testa a modo d'un cappello
di feltro, fatto d' oro e di pietre preziose
e di perle grosse, el quale è tanto ricco,
che sarebe stimato un reame di quel paese ;
e poi s' inginochia contro a la croce e fa-
122
gli riverenza. Poi il prelato di questi re-
ligiosi dice inanzi a lui orazioni, e poi lo
benedice colla croce; e lui s' inchina alla
benedizione molto divotamente: e poi il
prelato gli dona alcun frutto al numero di
nove in un piattello d' ariento, cioè pere,
0 frutte, 0 pomi, o altre frutte; e lui ne
piglia uno , e poi ne dà agli altri signiori
che son d' intorno; però che l'usanza è
tale, che ninno forestieri venga inanzi,
che non gli doni qualche cosa, sicondo
r antica lege , che dice. Ko7i apperebis
in consjìectu meo vacuus. Di poi lo'm-
peradore dice a li religiosi , che si tirino
indietro, a ciò che non sieno soffocati per
la grande multitudine de' cavagli che ven-
gono. El simile fanno a quelli che stanno
nel campo della imperadrice: il simile
fanno al primo genito , presentandogli dei
frutti. E sapiate, che queste tante genti,
che sono in queste tante oste d' intorno a
lui e intorno alle moglie e i suoi figliuoli ,
non istanno continuamente con lui, ma,
ogni volta che gli piace , son comandati ,
e poi tornono nelle propie stanze, salvo
quegli che stanno per servire a lui e alle
sue moglie e lor figliuoli per governare la
sua corte. E quantunque tutti gli altri si
128
partine, non dimeno coiuuneniciite e ono-
revolmente si stanno con lui nella corte l.
mila uomini da cavallo e dumila da piedi,
sanza e pifferi, e sanza quegli elio guar-
dano le bestie salvatiche, e gì' uccegli; el
numero de' quali ò di sopra detto. Sotto il
firmamento, né sopra terra, né sotto terra
non è si gran signore ', come è il Gran
Cane. El prete Giovanni, el quale è impo-
radore dell' alta India, e '1 Soldano di Ba-
billonia con lo imperadore di Persia, né
di nobilitcà , né di ricliezze non anno com-
parazione alla sua possanza; imperò che
egli avanza tutti i principi terreni. Adun-
que gran danno è die e' non creda in Dio
fermamente. Lui ode molto volentieri par-
lare di Dio, e lascia farsi cristiano chiun-
que vuole per tutto el suo paese ; però che
aniuno è negato e vietato a mantenere
qual legge si vuole. In questo paese uno
k cento moglie , uno xl. ; e chi più , e chi
meno: egli pigliono le loro parenti per mo-
glie, ecetto la madre, e le figliuole, e le
sorelle; ma egli possono pigliare le so-
relle da parte di padre d' un' altra fem-
1 E dico che sotto il firmamerdo non è si gran
Signore: cod. Rice. Sotto il /irmamento ne in
terra ec. cod. Magi.
124
mina , e le moglie de' frategli , dopo la
morte. E' portono tutti e drappi larghi
sanza foderare , e sono interi dinanzi e di
dietro , e dallato è allacciato e formato di
seta; e portono le pelliccie di sopra, e non
portono né vestono né usono cappucci. U-
sono unamaniera di mantegli fessi dallato,
sopra e quali si vestono e capucci a modo
d' un capperone. Le femine loro si vestono
a modo che gli uomini, sì che e' non si co-
noscono gì' uomini dalle femine , se non le
maritate, che portono un segno sopra '1
capo ; e gl'uomini non istanno insieme colle
femine, ma ciascuno da sé ; e l' uomo va da
quella che gli piace a la sua casa ; uomini
e femine. Le case loro sono ritonde , fatte
di bastoni, con una sola finestra ritonda
di sopra, la quale fa i' lume, e dove n'esce
il fummo: il coperto e le parete dentro
sono di feltro. Quando e' vanno in guerra,
e' portono le case seco a modo che noi fac-
ciamo le tende e' padiglioni , e fanno el
fuoco nel mezzo della casa. Item, egli anno
grandissima moltitudine d'ogni maniera
di bestiame, salvo che de' porci, de' quali
egli non notriscono.
125
DEL MODO DEL SACRIFICARE LORO, E DE'NOMÌ
DEI FIGLIUOLI DEL GRAN CANE.
Costoro credono in uno Dio, il quale
criò e fece ogni cosa, e non dimeno egli
anno idoli d' oro e d' ariento e gli offeri-
scono sempre latte di bestie loro; così
delle vivande e del vino prima eh' egli
matlgino; e ispesse volte oferiscono cava-
gli e altre bestie , e chiamono , lo Idio di
natura, Iroga; e il loro imperadore, abia
il nome come si voglia, egli lo chiamono
Cane. Quando io fui in quel paese, il loro
imperadore aveva nome Tinth Cane , e '1
suo figliuolo aveva nome Cosuc , e quando
sarà fatto imperadore si chiamerà Cosuc
Cam. Questo imperadore aveva xii. fi-
gliuoli, sanza quello , e nomi de' quali son
questi: Cahadai, Vinim, Neag, Vocab,
Cadi, Sida, Tuie, Soalac, Rabi, Cam, Gare,
Gan 1 ; e aveva tre moglie ; la prima e prin-
cipale fu figliuola del prete Giovanni , e
aveva nome Serocam, e l'altra Heracam.
1 sanza el suo primogenito, de' quali e nomi
loro sono questi: Chadai, Balach, Rabilan, Sare,
San, Vrin, Neagu, Vocab, Cadi, Sidan, Turen.
Cod. Rice: le stampe : Cahadai, Vinim, Ncngu,
Vocab, Cadi, Sidam, Tulem, Soalach, Rabbi,
Can, Gare, Gan-
126
Queste genti cominciono a fare ogni cosa
a luna nuova, e molto onorono la luna e
il sole , e spesso s' inginocliiono verso di
quegli. Egli cavalcono comunemente sanza
isproni, ma portone sempre una sferza in
mano , colla quale isferzono il cavallo.
DELLE COSE CHE e' TENGONO PER PECATO
E DELLA PENITENZIA CHE GLI CONVpNE
FAEE PEK QUESTI PECCATI, E DEL MODO
CH' egli TENGONO A PRESENTARE IL GRAN
CANE.
Egli tengono molto contro a cuscienzia
e a gran peccato a gittare un suo coltello
nel fuoco, e a tagliare col coltello la carne,
e apogiarsi colla sferza colla quale si sferza
el cavallo, e a percuotere il cavallo col suo
freno , e a rompere uno osso con un altro
osso, e a recare ' un piccolo fanciullo sopra
porpora. Un grandissimo peccato tengono
a pisciare ne la casa dove stanno; e, chi
vi pisciasse , certo 1' ucciderebbono ; e di
ciascuno di questi peccati è bisogno che
si confessino al lor prete, e pagare una
gran somma d' ariento per penitenzia; e
conviene , il luogo dove è stato pisciato ,
' La stampa del' 148S legge areclare.
127
sia lavato f> benedetto, e altrimenti, iiiuiio
vi ardirebe stare, né entrare. E quando
egli anno pagato la lor penitenzia, egli gli
fanno passare pel mezzo del fuoco e pel
mezzo di due porte , per nettarlo di quel
peccato. E quando alcun viene a presen-
tare 0 a fare imbasciata a lo 'mperadore,
è di bisogno, che lui, e il presente, e lo
portatore passi per due fuochi ardenti per
fagli purificare , a ciò che non vi sia ve-
neno, o cosa cattiva che nuoca a lo 'm-
peradore. L' uomo preso in fornicazione
è ucciso. Egli uccidono qualunque ruba
cosa alcuna; e' sono tutti buoni arcieri, e
corrono cosi bene le femine come gì' uo-
mini. Le femine fanno tutte le cose , come
drappi, tele, e altre arte, e menono carri
e carrette : universalmente fanno ogni me-
stiero, salvo che archi, saette e armi ' , le
quali fa,nno gl'uomini. Tutte queste femine
portono le brache , come gì' uomini : tutte
le genti di questo paese sono ubidienti
molto ai lor signori e supriori. Egli non
sono contenditori , né fanno quistione l'un
co r altro , e nel paese non è alcuno ruba-
toro : molto si onorono l' un 1' altro , ma
1 11 coti. Magi. « le stampe: mlvo che urte
di seta e armi.
128
non portone onore a gente strana nò a fo-
restieri, quantunque fussino principali.
Egli mangiono cani, gatti, lupi, volpi,
giumenti , puledri , asini , topi e ogni altra
bestia grande , e salvatica privata ; e man-
giono tutte le bestie dentro e di fuori , e
non gli cavono alcuna cosa, se non la
feccia. Poco pane mangiono e usono, salvo-
che nelle corti de' gran signiori; e in molti
luoghi del paese non fanno altro per mi-
nestra che brodo. Quando eglino anno
mangiato , eglino si nettano le mani a'gi-
roni , perchè eglino non anno tovaglie , se
non alle corti de' gran signori, come è
detto di sopra. E li signiori usono spesso
pelle di bestie in luogo di tovaglie , e così
la comune gente. E quando egli anno man-
giato , e' rimettono le scodelle non lavate
nel lavegioi, o vero nella caldaia del
brodo, infino a tanto che vogliono man-
giare un'altra volta. E richi uomini beono
latte di cavalla e d'alti'e bestie, ed un'altra
1 Nota laveggio in signif. , pare a me , di
queno stanzino ove si lavano e si ripongono
le pentole, le tegghie, i piatti ed ogni altra
sorte di stoviglie: chiamasi oggi da alcuni lo
acquario, da altri lo scaffale e da altri il sec-
chiaio.
129
bevanda, che fanno d'acqua e di mele cotto
insieme, perdio non anno nel paese né
vino nò cervogia , e vivono molto cattiva-
mente ; e , come io ò detto , non mangiono
se none una volta el die, e anche poco. Uno
uomo di nostro paese più mangerebe in un
dì, che loro in tre; e a' messaggi forestieri,
che vengono dallo imperadore , gli danno
mangiare una volta el dì e poco. Egli guer-
reggiono molto saviamente, e sempre si
studiono di confondere e nimici: ciascun
di loro à due archi o tre , e delle saette in
grandissima abundanzia, e una grande
accetta in mano. Li gentili uomini anno
spade larghe e tagliente da uno lato, e
anno piastre e elmi di coiame pulito, di
pelle di dragoni ; e il simile le coperture
da cavallo: e se alcun di loro fuggo dalla
battaglia, egliono 1' uccidono. Egliono u-
sono una gran malizia quando sono a uno
assedio ad una terra murata, promettendo
loro ogni cosa che sanno adimandare, oro
e ariento, e ogni altra cosa, se s'arendono.
Ma quando si sono arenduti , tutti gì' uc-
cidono e sì gli tagliono gli orechi , e sì gli
fanno quocere, e di questo mangiono a
modo d'insalata: di questo fanno ancora
guazzetto por li gran signiori. E'àinio in-
130
tenzioiie di sottomettere tutte le criature,
e dicono, che sanno bene per profezia, che
saranno vinti per gente arcieri, e sì si
convertiranno alla legge di quegli che gli
vinceranno; e però sostengono paciente-
mente , che ogniuno , di qualunque legge
si sia, abiti nel paese. Quando vogliono
fare e loro idoli, o vero alcuna immagine
in memoria d'alcuno amico morto, li fanno
sempre nudi, e le immagine tutte ignude
sanza segnio di vestimenta, perchè egli
dicono, che nel buono amore non è coperta
alcuna, e che e' non si debe amare per no-
bil vestimento, né per nobile apparamento,
ma solo amare pel corpo, il quale natural-
mente è dotato di virtù, e non per vesti-
menti, che non son dote di natura. Item,
un gran pericolo è a seguire e tartari
quando fugono in battaglia, perchè, fu-
gendo, tragono indietro, uccidendo gl'uo-
mini e' cavagli. E quando s' aparechiono
e aconciono per combattere, e' sono sì ser-
rati insieme, che dua milianon paiono uno,
e guadagnono molto bene le terre altrui,
ma non le sanno guardare; però che seno
più usi a stare nella campagna in tende e
in padiglioni, che in ville e in castella.
Egli non aprezono alcuna cosa né "1 saper
131
de r altro naziono. Eg'liono aprezioiio ^
vendono molto olio d'ulive, però che di-
cono, che è una nobile medicina. Tutti e
tartari anno piccoli ochi e poca barba e
chiara , e sono sì falsi e sì malvagi tradi-
tori, e tanto fraudolenti, che niun si dò
fidare nò nelle parole né nelle promesse
loro : e' sono assai durissima gente e pos-
sono sofferire molta pena e sinistro, molto
più che altra gente; però che egli anno
molto bene imparato nel propio paese.
Nulla spendono quando alcuno debe mu-
rire per malattia: e' mettono una lancia
apresso del malato, e quando laborat in
extremis, ciascuno fugge fuori della casa,
tanto che sia morto ; poi lo sotterrono nei
campi.
DEL MODO CHE SERVONO QUANDO MUORE LO
IMPERADOKE IN SOTTERRARLO, E DEL MODO
CHE TENGONO QUANDO NE FANNO UN ALTRO,
E DELLE PAROLE CHE LUI DICE ALLA E-
LETTA.
Quando lo'mperadore muore, egli lo met-
tono in una catedra i a sedere nel mezzo
della tenda sua molto onorevolmente, e
1 II cod. Macl. lepge carriera: le stampe rn-
dregn. forse per cnregn.
132
inanzi a lui una tovaglia con carne e con
vivande e uno nappo pieno di latte, in-
nanzi a lui, di cavalla; e raettongli apresso
il suo puledro e una cavalla sellata col
suo freno, e, sopra alla cavalla, oro e a-
riento; e empiono la tenda di strame'; poi
fanno una gran fossa e larga: con tutte
queste cose il sotterrono, e dicono, che,
quando e' sarà nell' altro mondo , e' non
sarà sanza stanza , né sanza cavallo , né
sanza oro , nò sanza ariento , e la cavalla
gli darà latte e gli farà altri cavalli, tanto
che sarà ben fornito nell'altro mondo. Al-
cuni de'suoi cavalieri e uficiali si mettono
nella fossa con lui per servirlo nell' altro
mondo, però che credono, che a l'altro
mondo si vivainsoUazo con femine,amodo
che fanno di qua. Ancora molte volte egli
lo fanno sotterrare secretamente di notte
nel più salvatico luogo che possono ; e sopra
la fossa vi rimettono l'erbe e gli roghi, ac-
ciò che ninno lo truovi mai più, e che più
non venga in memoria a ninno degli amici
suoi. Allora dicono, che si troverà vivo
neir altro mondo e che lui è magiore si-
gnore di là che non era di qua. Dopo la
morte dello imperadore e sette lingnaggi
si ragunono e elegono il suo figliuolo mag-
138
giore, e sì gli dicono: noi laudiamo {sic),
ordiniamo, e vi preghiamo, che voi siate
nostro Signiore, e nostro imperadore, e
nostro governatore. E lui risponde : se voi
volete , eh' io regni sopra di voi , ciascun
di voi faccia ciò che io gli comanderò, e
tutto quello che io dirò sia compiuto. Egli
rispondono tutti a una boce : tutto ciò che
voi comanderete, sarà fatto. Poi dice a loro
lo imperadore: sappiate che da ora inanzi
la mia parola sarà tagliente come ispada.
E poi r assettono sopra nel feltro nero , e
poi il mettono nella sua sedia, e sì gli met-
tono la sua corona. Poi il paese gli manda
tutti a presentarlo in modo , che in quel dì
à più camegli carichi d'oro e d'ariento,
sanza e gioielli de' gentili uomini , d' oro e
di pietre preziose, che sono sanza estima-
zione; e sanza i cavagli, sanza i drappi di
porpora e di camosciati di Tartaria, che
sono sanza numero.
Questa terra di Catai è nella profonda
Asia, e poi di qua è Asia maggiore, e con-
fina col Reame di Tarsia dallato verso oc-
cidente ; el qual Reame di Tarsia fu d'uno
de' Re , che venne a trovare e presentare
il nostro Signiore in Bethlem; e quegli
che Simo del linguaggio di quel Re. son
134
tutti cristiani. In Tarsia non inangioii
carne , nò beono vino. Di qua dal Eeame
di Tarsia, da lato, verso occidente, t"- il
reame di Turcquestem, el qual si stende
verso occidente infino al reame di Persia,
e di verso settentrione , infino al reame di
Corasina. In questo paese di Turcquestem
sono poche buone città: la migliore città
di quello reame si chiama Ottorai. Ivi sono
grande pasture e poche biade, e però son
eglino tutti pastori, e giaciono nelle tende,
e beono cervoge fatte di miglio.
DELLA CITTÀ DI CORASINA,
E DI MOLTI PAESI STRANI.
Poi da lato di qui è il Eeame di Cora-
sina , el quale è buon paese abondevole ,
[ma] sanza vino : verso oriente è un diserto,
che dura più di c°. giornate. La magiore
città del paese si chiama Corasina, della
quale el reame piglia el nome : quegli del
paese son molto buoni guerrieri e arditi. E
poi di qua è il reame di Cornano, del quale
anticamente furono discacciati li comani,
che furono in Grecia. Questo è uno delli
magiori reami del mondo , ma non è tutto
abitato, perù che da una parte, verso Bissa,
è il freddo sì grande , che nissuno lo pò-
135
trobbe mai patire; e sonvi tante mosche,
che non si sa in qual parte volg-ersi. In
questi paesi sono pochi alberi fruttiferi ,
onde vi sono pocho legnie. Gli uomini
giaciono nelle tende e ardono sterco secco
di bestie. Questo reame viene discendendo
verso Prussia e verso Russia ; e pel mezo
di questo reame corre el fiume di Tigris ,
el quale è una de le magior riviere del
mondo, e si aghiaccia sì forte, che spesse
volte sopra il ghiaccio sono ragunati com-
battenti a cavallo e a piedi , più di xxx.
mila persone. E tra questa riviera è il
gran mare occeano, che si chiama el mare
Mauro. Verso il capo, di sotto questo
reame, è il monte Cochis, el quale è uno
de' più alti monti del mondo. E tra il
mare Mauro e il mare Caspio , ivi è uno
molto istretto passo, per andare verso
India; e però vi fece fare Alessandro una
città , che chiamò Alessandria , per guar-
dare el paese , acciò che ninno vi pasasse
contra sua voglia : e al presente si chiama
quella città , Porta di ferro. La principal
città di Cumana si chiama Barach, ed A
una delle tre vie d'andare in India; ma
per questo passo non potrebbe andare
gran multitudino di gente, salvo che di
136
verno: per questa via si ruba l'altra via,
per andare nel reame di Turquesten in
Pi'ussia , e per questa via son molte gior-
nate di diserto. La terza via è , per la quale
(sic) si viene di Cumana, e vassi per lo
gran mare, e por lo reame di Archas, e
per la grande Armenia. E sapiate che
tutti questi reami, e tutte queste terre,
infino a Prussia e a Russia, ubidiscono
tutti il Gran Cane di Catai e molti altri
paesi e confini, sicché il suo potere e la sua
signioria è molto grande.
dell' imperio di persia, e delle cittadi
CHE ivi sono.
Poi che io v' ò discritto le terre o i
reami inverso le parte di settentrione , di-
scendendo da la terra di Catai infino alla
terra de' cristiani , verso Prussia e verso
Russia, io vi scriverò altre terre e reami,
iscendendo per questa costa verso la parte
destra, infino al mare di Grecia, inverso
la terra di cristianità. E dipoi lo 'mperio
di Catai, è lo imperio di Persia, e mi-
nori reami. Io parlerò prima del reame di
Persia. Dua reami vi sono; il primo co-
mincia di verso oriente infino a la riva
di Frison.e di setentrioni; infino al mare
-1 o~
h)l
Caspio, c verso mezzo dì infiiio a' diserti
d' India. Questo paese è buono e ben popo-
lato, e evvi dna buone città principali;
r una Botrura e Socvergant , la quale al-
cuni chiamono Sarmagant. L' altro reame
di Persia si stende per la riviera di Fri-
son, verso la parte occidentale, infino al
reame di Media, e verso settentrione infino
alla grande Arminia e '1 mare Caspio, e in
verso mezo dì infino a la terra di India.
Questo si è buon paese e abondevole : ivi
sono III. principali città, Neabor, Saphaon
e Carmasana : dapoi è Erminia, ove soleva
esere mi. reami. Gli è un nobile paese, e
abondevole di beni, e comunemente co-
mincia a Persia , e sì si stende verso occi-
dente dilungi infino a Turchia: da l'altra
parte dura, dalla città chiamata Alessan-
dria (da altri chiamata Porta di ferro)
sopra detta, infino al mare di Media; e in
questa Armenia son molte buone città;
ma Taurissa è la più famosa. Di poi è '1
reame di Media, il quale è molto buono, e
non è men largo •; e comincia verso oriente,
alla terra di Persia e alla minore India, e
sì si stendo verso occidente, verso il reame
di Caldea, e di verso settentrione discen-
1 ma non v nioUo largo- eod. Rice.
138
olendo verso la piccola Armenia. In questa
regione di Media son molte grande mon-
tagne , e poca terra piana. Gli saracini ten-'
gono questo reame, e un' altra maniera di
gente, che sono cordiani. Le due magior
città che sieno in questo reame sono Serra
e Carima. Apresso a questo è il reame di
Giorgia, il qual comincia verso oriente a
una montagna grande, chiamata Absor,
ove stanno diverse gente e diverse nazioni,
e chiamono il lor paese Aliano. Questo
reame si istende verso Turchia, e verso
il gran mare , e verso il mezzo dì , e con-
fina colla grande Armenia.
DEL REAME DI GIORGIA, E DEL REAME DI AB-
THAS, E DELLA PROVINCIA DI BONAVISON,
NELLA QUALE È UNA COSA MOLTO MARAVI-
GLIOSA , E DELLE GENTE CHE IVI ABITONO.
In questo paese sono due reami, l'uno
è questo Giorgia , e l' altro è il reame di
Abthas , e tutta via sono tuta duo e paesi
cristiani, ma quello di Giorgia è sotto po-
sto al Gran Cane. Il reame di Abthas è più
forte paese , e assi vigorosamente e forte-
mente sempre difeso contro a qualunque
r à assalito e non fu mai sottoposto ad al-
cuno. In questo reame di Abthas è una
130
grande iiuiraviglia , perchè v'è una certa
provincia, la quale circunda tre giornate,
ed ò chiamata Bonavison, od è tutta co-
porta di tenebre sanza alcuna chiarezza,
sì che niun può sapere che cosa vi sia, e
niuno vi ardisce d' entrare ; ma quegli del
paese dicono , che alcuna volta anno udite
voce di gente [gridare] o cavagli anitrire,
e galli cantare; e sassi bene di certo, che
vi stanno gente , ma non si sa che gente.
E dicesi , che queste tenebre vennono per
divin miracolo, perchè fu già uno impera-
dore di Persia, malvagio uomo, chiamato
Sauro. Costui perseguitava tutti e cristiani
per istringelli e per fagli sacrificare agli
suoi idoli, e cavalcava a osto bandito per
confondere tutti gli cristiani. In quello
paese dimoravano molti cristiani , i quali,
lasciando i loro beni, volevano fuggire
in Grecia. Essendo pervenuti in un pia-
no il qual è chiamato Imegon, ivi venne
incontro il malvagio imperadore coli' o-
ste suo per una valle , per distruger tutti
questi cristiani. Li cristiani, vedendo que-
sto, si missono inginochioni.e fecionoprie-
ghi a Dio , e di subito venne una nuvola
tanto fonda e spessa , che coperse lo 'mpe-
radore colF oste suo per si fatto modo.
140
che nuu poterono andare inanzi né a die-
tro. E cosi questi stanno fra le tenebre,
che mai poi n'uscirono; e i cristiani n'an-
dorono dove a lor piacque, e li inimici
loro stettono confusi sanza fare colpo. E
possono bene dire: A Domino factum est
istud, et est mirabile in oeulis no-
stris. Però che un grandi- miracolo fu
questo, che Dio fece per loro, sì come a-
pare di presente per la cagione predetta;
sicché tutti e crirttiani dovrìebnno per
questo ess(ìr più divoti ft«l nostro Signiore
che non sono ; però eh»- s;iiiza dubbio , se
non fussi la ni,'ilv;igia gente e i peccati
de' cristiani, egli sarebon^ signi<>ri di tutto
el mondo ; che la bandiera di Gìhstì Cristo
è sempre spiegata e aparec Mata per ogni
uno suo buon cristiane e servidore per a-
iutarlo; sì che per uno valente nomo amico
di Dio, ne sconfondcr^be mille cattivi,
come dice David nel Salterio : Cadent a
latere tuo mille et decem millia a
dextris tuis : Ad te autem non apro-
pinquahit. Et in altro luogo: Quoniam
persequebatur unus, mille et duo fii-
garunt decem millia {sic). E come può
essere, che uno ne cacci mille, David pro-
feta dice: Sequendo quiamanus Do-
141
mini fecit omnia {sic). Il nostro Signior
dice per la bocca del profeta: Si inimicis
meis amhulavcritis super tribulantes
vos mississem manicm meam (sic). Sì
che noi vegiamo apertamente , che se noi
vogliamo esser buoni, niuno poterebe du-
rare contra di noi. Item , fuora di questa
terra tenebrosa è una gran riviera, la quale
dimostra segniiile, chn dentro stanno gente,
ma ninno vi vuole stare , né dimorare , né
entrare per vedere. E sapiate, che in que-
sto reame di Giorgia h di Abtlias e della
piccola Armenia , vi sono uomini cristiani
e ben divoti, perché sì confessono e comu-
nìcono ogni settimana una volta o due ; e
molti vi sono, che si comunicono ogni dì,
e noi di qua non lo facciamo punto, quan-
tunque San Paolo lo comandi, dicendo:
Omnibus diebus dominicis ad comu-
nicandum hoc est tempus: egli el cu-
stodiscono , e noi no.
DELLA TURCHIA E DELLE PROVINCE CHE VI
SONO, E DI CALDEA, DI MESOPOTAMIA, E
DI MOLTE COSE CHE Lì SI TRUOVONO.
Item, apresso questo paese di qua, è
la Turchia, la quale confina colla grande
Armenia e colla piccola. La Turchia à
142
molte province: Chomaiia, Capadocia, Savra,
Bricca, Chessa, Chompitam, Gea, Comaua,
Naclii; e in ciascuna città di queste pro-
vince son molti buon cristiani. La Turchia
si distende iufino alla città de Stacliala,
la quale siede sopra el mare di Grecia, e
confina con la Soria. Soria è gran paese e
buono, come di sopra è detto; e ancora
dallato di sopra verso il Reame di Caldea,
il quale si distende dalle montagne di
Caldea inverso oriente^ infino alla città
di Nini ve, che siede sopra alla riviera di
Tigris; e di largheza comincia verso Bissa
a la città di Marga; e sì si distende fino
mezzo dì infino al mare occeano. In Caldea
è il paese piano , e poche montagne e fiu-
mane vi sono. Da poi è il reame di Meso-
potamia, il qual comincia a li confini di
Giorgia, a una città chiamata Mossella,
e sì si stende verso occidente infino al
fiume di Eufrates, e poi sì si stende verso
una città chiamata Eoais: di largo tien
dal monte d'Armenia infino a'diserti d'In-
dia minore. Questo è un buon paese e piano,
ma son poche riviere. In questo paese non
sono se non due montagne, l'una chiamata
Simar, l'altra Lison, e confina questo paese
col reame di Caldea e col reame di Arabia.
143
Ancora, verso le parti meridionali, sono
molti paesi , molte terre e molte regioni.
Prima si ò la terra di Etiopia , la quale
confina verso oriente con gli gran diserti,
e verso occidente con gli reami di Nubia ,
e verso mezzo di col Eeame de Mortagna,
e verso Bisa con lo mare rosso. In questo
paese son molte genti con molti reami:
dipoi si è Mortagnia. Da Etiopia , iufino a
l'alta Libia, giace tutto questo paese di
lungo el mare occeano verso el mezzo dì ;
e in questi paesi son molti reami, e confina
da r altra costa con Nubia, la quale con-
fina colle terre sopradette, e co' diserti
d'Egitto: li nubiani sono cristiani. Dopo
Egitto, del qual di sopra ò parlato, è l'alta
Libia e la bassa Libia, la qual discende a
basso verso il gran mare di Spagna, ne la
quale sono i reami di Seotli, Taramensa,
Tunisi, Cartagine, Buglia, Algarba, Bel-
lamarina , Montefiore , e molti altri reami,
e molte altre diverse gente.
144
DEL PAESE DI CADISSA E DELLE COSE CHE
IVI NASCONO, E DELLI MONTI CASPI, NEI
QUALI SONO RINCHIUSI E GIUDEI, E DI
MOLTE ALTRE COSE.
Io v' ò iscritti di molti paesi che son
di qua dallo grande reame di Catai, i
qua' molti paesi ubidiscono al Gran Cane ;
ora farò discrizione, seguendo, d'alcuni
altri paesi e d'alcune isole che sono di là.
E dicono , che passando tutta la terra di
Catai, verso l'alta India e verso Bacarla,
si passa poi per una regione chiamata Ca-
dlssa, la quale è paese molto grande e
bello. E ivi crescie una region di frutti a
modo che carobe , ma assai più grossi : e ,
quando sono maturi, si fendono pel mezzo,
e truovasi dentro una bestiucda in carne e
in ossa e in sangue, a modo d'un piccolo
agnello sanza lana, sì che si mangia insie-
me col frutto: e questo frutto è di gran ma-
raviglia e di grand'opera di natura. Niente
di meno io dissi ad alcuno del paese, che io
non tenevo questa opera per gran mira-
colo, però che son così alberi {sic) nel no-
stro paese, de' quali e frutti sono uccegli;
e ancora ne sono in altre parte , che nelle
nocciuole è il vermine, che è animai sensi-
145
tivo, bencht^ non abia ossa. Ivi son pomi di
buono odoro e sapore, lunghi, dH'quali ne
sta insù nun ramo più di e"., e tanti insù
un altro ramo; é anno foglie grande e
lunghe un piede e più , e un altro piede e
più larghe. In questi paesi >> in altri, quivi
intorno, crescono molti alberi , che fanno
chiovi di glierufani e noce moscade e grosse
noce d' India, e altre spezie. Ivi sono vigne
che fanno grapoli de uva sì grandi, che
uno uomo arebe affanno a portare una pal-
metta^ co' grappoli. In questa medesima
regione sono e monti Caspii, chiamati Uber: .
alcuni di quegli del paese gli chiamono
Gothet e Magoth. In questi monti sxno
ancor serrati i x. tribi «l'Israel co' loro Ke,
né uscir possono. Ivi furono rinchiusi per
lo Ee Alessandro con xxii. Ee di corona
col popol loro, el quale sta ne le montagnie
di Scizia; e infra questi monti Caspii dal
detto Re furono incalzati. Vedendo il Re
Alessandro che non gli poteva rinchiu-
dere per opera degli uomini suoi, come
e' credeva, pregò lo Idio di natura, che gli
volessi aempiere quello che aveva comin-
ciato; e quantunque non fussc degnio d'e-
1 Cos'i i codfl.: le stainiie polmettn: intiMuli
uno pnìmile, i/ioè un Iralciti-
146
sere esaudito , non dimeno Dio, per la sua
grazia, chiuse e monti insieme, sì che
quivi stanno serrati intorno da altri monti;
salvo che da uno lato, dal quale è il mare
Caspio. Potrebono domandare alcuni: poi
che '1 mafe è da uno lato, perchè non
escon egli, e vadino dove a lor piace? A
questo rispondo, che questo mare Caspio
esce fuori di terra di sotto a questa mon-
tagna, e corre pe' diserti da una costa di
quel paese e si stende infino a' confini di
Persia; e quantunque sia chiamato mare ,
non dimeno non è però mare, né rocca
d' altro mare ', anzi è un lago magiore del
mondo. E quantunque e' si mettessino in
questo mare, non superebbono dove arri-
vare; però che non sanno altro linguaggio,
che il loro propio ; e però non si mettereb-
bono a uscire. Ma non crediate però , che
siano quegli proprio che incalciò il Re A-
lessandro, ma sonvi quegli che son di-
scesi di loro, però che quegli non sareb-
bono vissuti tanto tempo. E sappiate , che
gli Giudei non anno terra propria in tutto
el mondo, se non quella fra quegli monti;
e anco di quella rendono tributo allaReina
I Coil. Rine, ji/' vorrà lì' allo mare.
147
d' Amazoniii, la (joalo fa molto ben guar-
dare quegli monti, acciò che non eschino,
perchè la terra sua confina con quegli
monti. Alcuna volta aviene, che alcuno
giudeo sale su per quegli monti, ma la
moltitudine non vi potrebe montare, né
dismontare, perchè e monti sono sì aspri,
forti e alti, che a malgrado loro vi possono
staro , perchè non anno uscita da parte al-
cuna , salvo che ])er un piccolo sentiero f
stretto , el qual fa fatto a mano per forza,
e dura forse quatro leghe e è tutta terra
diserta, dove per ninno ingegno si può
trovare acqua. Per la qual cagione non vi
si può abitare ; e sonvi tanti dragoni e ser-
penti e altre velenose bestie, che non vi
si può passare, salvo per grande verno; e
chiamasi questo passo Olirem: e questo fa
guardare la reina d' Amazonia. E se puro
alcun ne esce, non sanno altro linguaggio,
che '1 suo, e non sanno parlare con altra
gente che si truovino ; ma dicesi eh' egl' u-
scirainio al tempo d'Anticristo. E per que-
sta cagione tutti e giudei che son dispersi
per tutte l'altre terre, imparano il parlare
ebreo a speranza, che que' de' monti Caspi
escino fuori e egli si possino intendere co
loro: e quosti conduceranno quegli per
148
cristianità, por distruggere e cristiani ; im-
però che gli giudei di qua dicono, che egli
sanno per profezie, che quegli de' monti
Caspii usciranno e spargeransi pel mondo.
E così, come e giudei sono stati sotto posti
a' cristiani, così e cristiani saranno sotto
posti a'giudei. E se voi volete sapere a
qual modo e' troveranno uscita, sicondo
che io ò inteso, io vel dirò. Nel tempo d'An-
ticristo sarà una volpe, la quale ara una
tana in quel luogo , dove il Re Alessandro
fece fare una delle porte; e tanto anderà
questa volpe cavando e perforando la terra,
che ella passerà oltre questa terra verso
questi giudei; e quando e' vederanno que-
ste volpi, forte si maraviglieranno; però
che e' non vidono mai sì fatta bestia , e
però che d'ogni bestia anno con loro, salvo
che delle volpi. Allora cacceranno questa
volpe e seguiteranla tanto, che enterrà
nella sua tana; e egliono v' anderanno
drieto, perseguitandola infino alla tana
tanto, che egliono troveranno le porte,
che fece fare il Ee Alessandro, di pietre
grosse. Queste pietre romperanno, e a que-
sto modo troveranno uscita.
149
DELLA TERRA DI P.ACARIA , E DI CERTE AR-
BORE CHE FANNO LANA; E DELLA GROS-
SEZA DEL GRIFONE, E 1)' ALTRE COSE CHE
Lì SONO.
Da questo paese si va verso la terra di
Bacharia, dove sono malvage gente e cru-
deli; e in questa terra sono alberi che
fanno lana come fanno le pecore, de le
quale si fa drappi per vestire. In questo
paese son molti ipotami; altri gli chia-
mono centauri. Queste son bestie che con-
versono alcuna volta in acqua, e alcuna
volta in terra; e sono d'uomo e di cavallo ' ,
e mangiono le gente, quando ne possono pi-
gliare. E ivi sono riviere che son tre volte
più insalate del mare ; e ivi sono più gri-
foni che in altre parte. Alcuni dicono che
i grifoni anno corpo di lione a dietro, e
d'aquila dinanzi; dicono il vero, perchè
son fatti di cosi fatta forma. Ma il grifone
à il corpo maggiore e più forte , che non
è otto lioni di qua, e à più grandeza e for-
teza, che cento aquile; miporù che porta
al suo nido volando un gran cavallo co
r uomo di sopra, se lo truova: o vero due
1 Cosi i eorld. e in starnilo.
150
buovi legati insieme, almodo che si logono
al carro ; perchè egli anno alie e unghie
dinanzi così grande e lunghe, come sono
corna di bue e di vache; delle quali si
fanno vasegli per bere, a modo che di
corna di bufoli; e delle coste delle penne
dell' alie , se ne fanno di grandi archi per
saettare.
DELLA POSSANZA DEL PRETE GIOVANNI, E
DELLE GENTE E NAZIONI E REAMI CHE
GLI SONO SOTTO POSTI, E DEL CAMINO
CHE SI FA PER ANDARE IVI, E DELLE Rl-
CHEZE E PIETRE PREZIOSE CHE SONO IN
QUELLE PARTE.
Di là si va per molte giornate per le
terre del prete Giovanni , el grande impe-
radore d'India, a un reame, el qual si
chiama Avison, o vero la isola di Ponte-
soro. Questo Presto Giovanni à molte gran
terre, e molte buone città, e molte ville
e buone isole, diverse, grande e larghe,
nel suo reame , perchè questo paese de In-
dia è tutto partito per isole , per cagione
de' gran fiumi che vengono dal paradiso
terreste, e quali partono la terra in molte
parte: il simile in mare vi sono molte i-
sole. La misfliore città dell" isola di Pon-
151
tesoro i'y chiamata Nisa, la quale è città
reale molto nobile e molta rica. Il prete
Giovanni à sotto di lui molti Ke , molte i-
sole, e molte diverse gente; e il suo paese
è molto buono e rico, ma non perù sì rico,
come quel del Gran Cane per li mercatanti
che non vanno così là comunemente per
comperare mercatanzie , come fanno nella
tera del Gran Cane, perchè il paese è troppo
lontano , e eziandio perchè egli truovono
nell'isola di Catai seta, spezie, drappi
d'oro, e tuto quel che fa bisogno. E quan-
tunque egli avessino migliore mercato ne
la città del prete Giovanni , non dimeno
e'dubitono de la lunga via e degli gran
pericoli che sono in quel mare , perchè in
quel mare, in molti luoghi, sono molti
scogli , e assai sassi di calamita , che tira
a sé il ferro co la sua propietà ; e per que-
sto non passa nave dove sia chiovi o ban-
delle di fero. Questi sassi di calamita, per
sua propietà, tirono le nave e mai più di
lì non si posono partire. Io medesimo vidi
in quel mare , di lungi a modo d'una iso-
letta, ove erano alberi, spine e pruni in
quantità; e dicevono e marinai, che ciò
erano nave, che quivi crono restate pei
sassi de la calamita; e perchè erono mar-
152
cite, lì erono cresciuti questi alberi, spine,
pruni e altre erbe , che vi sono in g^ran
quantità. Questi sassi vi sono in molti luo-
ghi in quele parte, e però non v'usano
passare mercatanti, se egliono non sanno
molto bene la via, e se e' non anno buono
guidatore. E ancora temono la via molto
lunga, sì che adunque e' vanno più presto
a risola di Catai, e lì pigliono ciò che vo-
gliono: la quale è più presso ; e non è però
così presso, che non si peni xi. o xii. mesi
a andare da Vinegia, o da Genova insino
a Catai. E ancora la terra del prete Gio-
vaimi è più dilungi di molte giornate;
e' mercatanti, che vanno di là, passono
per Persia, e vanno per una città chiamata
Hermopoli, perchè Hermes filosofo la edi-
ficò. Poi passono un braccio di mare, e
vanno a una gran contrada, o vero città,
che si chiama Cobach; e ivi truovono ogni
mercatanzia e papagalli, e, a modo che di
qua, l'allodole. E se e mercatanti vogliono
passare oltre , e' possono andare sicura-
mente. In quel paese à poco fromento e
orzo, imperò raangiono riso, miglio, latte
e formagio, o vero frutte. Questo prete
Giovanni piglia tutta via per moglie la fi-
gliuola del Gran Cane , e '1 Gran Cane pi-
15']
glia tutta via por moglie la iigliuola del
prete Giovanni. Ancora, ne la tera del
prete Giovanni , sono molte diverse cose ,
e molte pietre preziose, sì grande e si
grose, che ne fanno vasegli, piattegli,
scodelle, taglieri e molte altre maraviglie,
elio sarebe cosa lunghissima a scrivere.
Ma d' altre isole principale del suo stato
e delle sue legge iscriverò alcuna cosa.
Questo imperadore , prete Giovanni , è
cristiano, e così è gran parte del suo paese;
ma tutta via non anno gli articoli della
fede che noi, e credono nel Padre e nel
Figliuolo e nello Spirito Santo. Egli sono
molti divoti e leali l' uno co l' altro , e non
si curono di baratterie , né di cautele, né
d' alcune fraude. Egli à sotto lui lxxii.
Provincie , che tutte gli danno trebuto , e
ciascuna provincia à uno Re. In suo paese
sono molte maraviglie: ivi è il mare are-
noso, el quale è tutto di rena e di gra-
nelle sanza gocciola d'acqua, e fa grande
onde, fluendo e refluendo, a modo che
fa r altro mare , e mai per niun tempo
non posa né sta quieto. Ninno può pas-
sare questo mare né con nave, né con altro
ingegno; e però non si può sapere che
terra sia oltra questo mare. E quantunque
154
non vi sia punto d'acqua, non dimeno si
truova di molti pesci alle fiumane d' altra
maniera e d' altra fazione , che non sono
quegli deir altro mare: e sono di buono
gusto e dilicati a mangiare. E, a tre gior-
nate dilungi a quello mare , vi sono gran
montagne, delle quali escie fuori un fiume,
il qual viene dal paradiso terresto ; ed è
tutto di pietre preziose, sanza acqua, e
corre a basso pel diserto a grande onde ,
a modo che fa el mare arenoso, e finisce in
questo mare, e ivi si perdo. Questo fiume
corre a questo modo tre volte la settimana,
e mena seco di molte grosse pietre del
monte, che fanno gran romore: e subito,
come sono entrate nel lor mare arenoso,
più non si veggono e perdonsi. Queste tre
giornate che corre, ninno ardirebe d'en-
trarvi, ma negli altri dì vi s' entra. Item,
oltre a quel fiume, più inanzi nel diserto,
v'è un gran piano arenoso; e, traile mon-
tagne , è questo piano. Ogni dì, quando si
leva el sole , cominciono a crescere albu-
cegli piccoli, e crescono infino a mezzo dì,
e fanno frutti; ma ninno s'ardisce a pi-
gliare di questi frutti, perchè sono a modo
di cosa afatata; e, dopo mezzo dì, discre-
scono e entrono in terra . sì che al calare
155
del sole più non si veggono: e così fanno
ogni di ; e questa è una grande maraviglia.
Tn questi disorti sono molti uomini salva-
tichi, cornuti e spaventosi; e' non parlono,
ma rughiano a modo che' porci. Ivi è gran
quantità di papioni, cioè cani salvaticlii:
qui sono molti pappagalli, che gli cliia-
mono, in suo linguaggio, parsistat: ve ne
sono alcuni, che parlono di sua natura e
salutone le gente che vanno pe' diserti ; e
parlono così perfettamente, quanto se fussi
un uomo : quegli che parlono bene anno
la lingua larga , e anno sei dita. Un' altra
ragione v' è , che non anno altro che tre
dita per piede : questi parlano poco o nulla,
e male s'intendono, e non fanno se non
gridare.
DEL MODO CHE TIENE IL PRETE GIOVANNI
QUANDO CAVALCA CONTRA' NIMICI, 0 VERO
PER LA terra; e DEL PALAZO SUO, E
DE L' ORNAMENTO DELLA SUA CAMERA.
Quello imperadore, prete Giovanni,
quando lui va contro al Gran Cane in bat-
taglia, o vero contra alcuno de'confinanti,
egli non porta stendardo nò bandiera in-
nanzi a sé, ma fa portare xiii. croce grande
e alte d'oro fine e di pietre preziose. Cia-
156
scuna croce è posta in un carro e guardata
da più di cento mila uomini a pie ^ A modo
come di qua si guardono gli stendardi. A
tempo di guerra questo numero di gente è
sanza oste prencipale e sanza le schiere
ordinate in battaglia. E quando e' non fa
guerra e cavalca con privata compagnia,
non fa portare innanzi a lui altro che una
croce semplice, di legnio, sanza dipintura,
e sanza oro e pietre preziose, per memoria
che Giesù Cristo sofferì morte sopra a una
croce di legnio. Il simile, fassi portare in-
nanzi un piattello d' oro , pieno di terra, a
memoria , che la nobiltà di sua persona e
possanza delle sue carne diventeranno e
torneranno in terra; e fassi portare altri
vasegli d' ariento , ne' quali sono gioegli
d' oro e di pietre preziose , in segnio della
sua signioria e della sua gentilezza e della
sua possanza. E' dimora comunemente
nella sua città di Susa , e ivi è il suo prin-
cipale palazzo , el quale è sì rico e sì no-
bile, che non si poterebe dire né istimare.
E di sopra della maestra torre del palazzo
sono due pomi d' oro ; in ciascun di que-
' n cod. Rice, da più di 1000 uomini ec.
Le stampe : da più di cento viillia cavaleri da
cavallo, o da cento viillia homini da pé.
157
gli sono due carbonchi grandi e larghi,
che lucono molto chiaro di notte. Le porte
principali di questo palazzo sono di pietre
preziose, che si chiamano sardonie ; e le
ricamature delle porte d'intorno, e le sbarre
e le traverse sono d' avorio : le spere della
sala e della camera sono di cristallo. Le
tavole dove mangione, alcune sono dismi-
raldi, alcune di matiste, e altre di pietre
preziose; e sono ornate d'oro. E trespoli
di queste tavole sono di quelle medesime
pietre; e' gradi, dove si saglie al trono
dove lui siede , l' uno è di onice , l' altro è
di cristallo, l'altro di diaspro verde, l'altro
di amatiste , 1' altro di sardonie , l' altro è
di cordcllino ; l' ultimo , sopra lo quale lui
tiene i piedi , è di grisolito ; e tutti questi
gradi sono d' oro fine , ornati e lavorati di
pietre preziose e di perle grosse d'oriente.
Le parte della sedia sono di smeraldo, e
ornata d'oro molto nobilmente e d'altre
pietre preziose e perle grosse. Nella sua
camera sono colonne d' oro fine con pietre
preziose e con molti carbonchi, e quali
rendono di notte gran chiarezza ; e quan-
tunque gli carbonchi Inchino, non dimeno
arde tutta via uno vasello di cristallo pieno
di balsamo , per dare buono odore , e per
158
cacciare l' aire cattivo. La forma del suo
letto è tutta di fine zaffiro bene adornato
d' oro , però che el zaffiro fa bene dormire
e rifrena la lussuria, perchè non vuole gia-
cere colle sue moglie altro che quattro volte
l'anno, sicondo le quattro stagioni ; e que-
sto fa solamente per generare. E nella cittcà
di Nissa si è un bel palazo e molto nobile,
nel quale sta quando gli piace ; ma quivi
non è aere così temperato, come a Susa. In
tutto il suo paese non si mangia altro che
una volta el dì, come fanno a la corte del
Gran Cane ; e nella sua corte mangiono o-
gni dì più di XXX. mila persone, sanza que-
gli che vanno e vengono ; ma quegli xxx.
mila di suo paese e del paese del Gran
Cane , none spendono tanto bene , quanto
farebono nel paese di qua xii. mila.
BELLI SERVIDORI DEL PRETE GIOVANNI , E
DEL MODO CHE LORO TENGONO IN SER-
VIRLO.
Questo prete Giovanni à sempre, in-
sieme con lui , un Re per servirlo. Gli Re
si partono a mesi, e sì si mutano l'uno
l'altro; e, insieme con questo Re, sempre
sono Lxii. duchi e ccc°. xl. conti. Nella
sua corte mangiono ogni giorno xii. arci-
159
vescovi e xx. vescovi e il patriarca di san
Tommaso ; e così, come el papa, li arcive-
scovi, vescovi e abbati in quello paese son
Ee; e ciascuno de' gran signiori sanno ben
di che debon servire. L'uno è maestro del-
l'ostello, l'altro è camerieri, l'altro serve
di scodelle, l' altro di tazze, l'altro è sini-
scalco, r altro è maniscalco; e, gradati,
ciascuno à V uficio suo ; e a questo modo
egli è molto nobilissimamente servito. La
sua terra, per larghezza, à quatro mesi
di giornate; e dilungi, sanza misura; per-
chè lui tien gran parte delle isole sotto
terra, che noi diciamo, che sono di sotto
a noi.
d' una isola chiamata milscorach, nella
quale stava uno uomo molto cauto,
che aveva patto uno paradiso; e delle
COSE MAEAVIGLIOSE CH' ERANO IN QUESTO
PARADISO , E COME FU DISTRUTTO COSTUI.
Item, allato a l'isola di Pontesoro , sì
v' è una grande isola lunga e larga, che si
chiama Milscorach; ed è ubl)idiente al prete
Giovanni. In questa isola è grande abun-
danzia di beni ; ivi soleva essere uno ricco
uomo , non è molto tempo , el quale si chia-
mava Gatalonabos , uomo molto liticoso e
160
cauteloso i. Costui aveva una montagna
con un castello sì forte e sì nobile , quanto
si potessi dire. Egli aveva fatto murare
tutta la montagnia nobilmente , e , dentro
a questi muri , erono i più begli giardini
che si potessino trovare e avere. Quivi a-
veva fatto piantare ogni cosa buona e odo-
rifera, e tutti gli alberi e l'erbe che fanno
nobili fiori e che si posson trovare e avere ;
e sonvi ora molte belle fontane allato, alle
quali avevavi fatto fare molte belle sale
con belle camere, tutte dipinte d'oro e
d' azzurro , e aveva fatto fare molte e di-
verse truffe di istorie : quivi aveva uccegli,
che si movevono e cantavono con ingegni,
come fussino vivi. In questo giardino a-
veva posto d' ogni ragione di gente e di
bestie, che aveva potuto avere, i quali po-
tessino piacere e dilettare a l' uomo per il
tocare e per guardare. Ivi aveva poste le
più belle fanciulle di età di xiiii. anni, che
aveva potuto trovare, e i più begli giovi-
netti di simile etade ; ed erono tutti vestiti
di drappi d' oro; e diceva, che erano an-
1 Questi è il famoso Veglio della Montagna,
di cui parlarono eziandio Marco Polo e il beato
Odorico ne' loro Viaggi, e da cui il Boccaccio
trasse argomento della sua Novella 8. Giorn. iii.
IGl
geli. Costui aveva fatto fare tre belle fon-
tane e nobile, tutte intorniate di pietre
preziose e di perle, con certi condotti sotto
terra; si che, quando voleva, faceva per
r uno correre latte , e per l' altro vino , e
per l'altro mele: questo luogo lui lo chia-
mava paradiso. E quando alcuni giovani
valenti, prodi e arditi venivono a veder
costui, gli menava a vedere il suo paradiso,
e mostravagli le diverse cose, gli piaceri,
e gli diversi canti degli uccegli, e le belle
fanciulle , e le belle fontane di latte , e di
vino, e di mele, e faceva sonare diversi
strumenti musici e cantici in una alta torre,
sanza veder quegli che sonavono : e diceva,
che quegli erono angeli di Dio , e che quel
luogo era il paradiso, che Idio aveva pro-
messo alli amici suoi, dicendo: Daho vo-
bis terram fluentem, lece et mei. Dopo
che gli aveva mostrato tutte queste cose ,
gli dava una bevanda; di che subito s'im-
briacavono ; e così ubbriachi , gli parevono
quelle cose più grandi. Allora costui gli
diceva, se egliono volevono murire per a-
raor suo, che, dopo la morte, e' verrebono
in questo paradiso, e si troverebono della
età di queste fanciulle; e sempre sollazze-
rebono con quelle, e sempre si troverebono
162
quelle fanciulle pulzelle, e che poi gli met-
terebbe in un altro paradiso più bello
assai, dove vederebono visibilmente Idio
di natura , nella sua maestà e gloria. E al-
lora questi giovani , die più altro non sa-
pevono , si oiferivono a lui far tutti i suoi
voleri. Da poi lui gli diceva, che eglino
andassono al tal signiore, il quale era suo
contrario , e confortavagli , che non temes-
sino punto di farsi uccidere , per lo amore
di lui ; imperò che gli metterebe , dipoi la
morte loro, in un altro paradiso, cento
volte più bello; e ivi starebbono sempre
con le più belle damigelle. E per questo
modo e giovani uccidevono gli signiori
del paese , e loro propii si lasciavono uc-
cidere a speranza d' andare a quel para-
diso. E in tal modo quello vechione , con
sue cautele e sagacità, si vendicava degli
aversari suoi. Quando gli uomini possenti
di que' contini si furono aveduti di ciò , e
conobono la malizia, e la cautela, e la
cattività di quel vechione , sì lo distrus-
sono , e sì distrussono tutti i begli luoghi,
e tutte le nobilita che erono in quel para-
diso. E luoghi vi sono ancora delle fon-
tane e delle altre cose , ma le richezze non
vi sono rimase , e non è gran tempo che il
luogo fu distrutt(ì.
1G:'.
della valle pericolosa, dove stanno dia-
voli, e delle cose paurose che si truo-
vono in questa valle pericolosa.
Allato a questa isola di Milscorach,
dalla sinistra parte, verso la riviera di
Frison, si è una maravigliosa cosa, cioA
una valle fralle montagne , che dura circa
a mi. leghe. Alcuni la chiamono la valle
di montagnia \ altri la chiamono la valle
pericolosa. In questa valle si vede e ode
di gran tempeste e di gran voci e spaven-
tevoli. Ogni giorno e ogni notte è gran
remore, e gran suoni di tamburini, di na-
chere e di trombe , come sempre vi fusse
nozze. Questa valle è tutta piena di dia-
voli e stanno tutta via ; e dicesi , che è una
delle entrate dello inferno. In questa valle
è molto oro e molto ariento , per li quali
molti infedeli e cristiani entrono spesso ,
per pigliar tesoro ; ma pochi ne ritornono,
e spezialmente degli infedeli più che dei
cristiani, che per avarizia vi vanno; però
che subito sono da'diavoli strangolati. Nel
mezzo di questa valle, sopra un sasso , v' è
una testa col viso d' un diavolo, orril)ilo a
1 Ecliz. del 148S: la valle di fontana.
164
vedere , e non si vede altro che la testa iii-
sino alle spalle. Ma io non credo, che sia
uomo al mondo, sia chi si vuole, tanto ar-
dito, né tanto sicuro, che guardandolo,
non abbia tanta paura, che gli par venir
meno, tanto è spaventoso a vedere, e sì ta-
glientemente 1 riguarda le persone ! e à
gli echi tanto orribili e sfavillanti, che per
certo è gran maraviglia ! e cambia e tra-
smuta spesso la sua maniera e la sua con-
tinenzia, e per così fatto modo , che ninno
la può perfettamente riguardare una volta
pure , 0 appresso o di lungi. E da quella
n'esce fuori fuoco e fiamma con tanta puzza,
che a pena niuno la può sofferire. Ma tutta
via e buoni cristiani, e quali sono in buono
stato e fermi nella fede, v' en trono bene
sanza pericolo. Niente di meno non sono
però sanza gran paura, quando e'vegono
visibilmente e diavoli d'intorno a loro; e
egli gli fanno di molti assalti e minacci ,
in aria e in terra, di colpi di tuoni e di
tempesta; e tutta via l'uomo teme che'l
nostro Signiore non faccia vendetta di quel
1 Nota avver. efficace, detto in sen. fig. per
acutamente, soltilmente^ in modo assai pene-
trante e che offende. Registrasi nel Vocali, in
signif. prop. soltanto, e senza es.
165
che è contro a la volontà sua. E sapiate
che, quando io e li miei compagni fumo
in questa valle, noi entramo in gran pen-
sieri, se noi dovessmio mettere e corpi no-
stri in ventura , e entrare nella difesa di
Dio. Alcuni de' compagni s'accordavono,
e altri erono al contrario , ma dua valenti
uomini, frati minori, che erono di Lom-
bardia, dissono, se v' era alcuno di noi che
vi volessi entrare , che si mettessino in
buono stato , et egli enterrebono con loro.
Quando questi frati ebono così parlato,
sopra la fidanza di Dio e di loro, noi gli
facemo dir messa, e si ci confessamo e co-
municamo e entramo noi e xiiii. compagni.
Ma allo uscire, non ci trovamo se non vini,
né mai più potemo sapore, se i nostri com-
pagni fussin perduti, o ritomassino in-
dietro. Ma, fussi come si volesse, noi non
gli vedemo mai; ed erono due greci e tre
spagnuoli. Il resto de' compagni non vo-
lono entrare, anzi se n' andorono per una
altra costa, per esere inanzi, come furono.
E in questo modo noi passamo la detta
valle; e ivi vedemo di molti beni, oro e a-
riento e pietre preziose e molti gioielli in
gran quantità di qua e di là, come a noi
pareva. Ma non sapiamo noi però , s' egli
166
erono veri, però che '1 diavolo è tanto sot-
tile , che spesse volte fa parere quel che
non è , per ingannare la gente ; e per que-
sta cagione io non volli tocar cosa che io
vedessi, e perchè non mi volevo levare
dalla mia divozione ; imperò che io ero in
quela ora molto divoto per paura , perchè
io vedevo molte brutte figure, e per la mol-
titudine de' corpi morti, che io vedevo gia-
cere per tutta la valle ; che se vi fussi stato
una battaglia, non vi doveva essere tanti
morti quanti erano in quella valle, che
certo era una oribil cosa e spaventosa a
vedere! Io mi maravigliai molto, come e
indie modo v' erono tanti corpi morti, e
come e corpi erono così interi; perchè pa-
reva che di nulla fusson putrefatti. Io cre-
do, che e diavoli gli facessino parere cosi
interi , però che , sicondo el mio giudicio,
non potrebe essere che tanti nuovamente
vi fussino entrati, né che vi fussino co-
tanti morti , che non puzasono. Molti ve
n' erono in abito di cristiani : io credo che
fussino ingannati, per la troppa avarizia,
perchè e' disideravono del tesoro che e' ve-
devono, o vero perchè ebbono il quore de-
bole, e non poterono soferire la puzza,
sì che per tanto noi eravamo più divoti. E
1(57
questa valle à assai bella entrata, od ò
bella nel comiiiciamento , e va la via sem-
pre calando infra e sassi; torcendosi or
qua e or là, ed è assai chiara infino a mozza
lega, e poi l'aria comincia a esere spossa,
a modo che è tra giorno e notte. E quando
noi fumo caminati bene una gran lega,
r aria era tanta spessa e scura, che noi non
potavamo vedere , se non come di notte ,
quando non lucon le stelle. Poi noi en-
tramo in tutto ne le tenebre , le quali du-
rone bene una lega; e quivi avomo molto
che fare e soiferire, e credavamo certa-
mente essere tutti perduti. In questo punto
noi eravamo tutti religiosi ; e se alora o-
gnun di noi fussimo fatti signori di tutto
el mondo e di tutta la terra , aremo ogni
mondana cosa volentieri renduta, pur che
noi fussimo stati fuori di quegli pericoli ;
imperò che veramente noi non credavamo
mai portare novele al mondo di queste te-
nebre. Fumo noi tutti abattuti più di mille
volte, e in molte maniere noi non eravamo
così tosto ridirizati , che subitamente noi
oravamo riabbattuti. Ivi orono grande mul-
titudino di bestie, ma non potavamo ve-
dere che bestie si fussono , ma istimavamo
che fussino, al tocaro, a modo di porci
168
neri e di molte elitre bestie , le quali core-
vono fralle nostre gambe, e sì ci facevono
cadere una volta a ritto , l' altra volta a
rovescio, e ora da uno lato, l'altra da l'al-
tro; e talvolta era, che la testa andava
giuso bassa, a modo che in una fossa. Alle
volte noi fumo abattuti a terra per tuoni ,
alcuna volta per folgore, e tal volta per
venti grandissimi: alcuna volta a noi pa-
reva fussimo feriti nelle reni , e ora per
traverso. Noi trovarne molti corpi morti
sopra e quali noipassamo co'piodi; e quali,
nel passare sopra loro, si lamentavano e
piagnevono che li passassimo per adosso ;
e era una cosa terribile e spaventosa a ve-
dere! Io credo certisimamente , che se noi
non avessimo riceuto il Corjnis Domini,
che noi saremo rimasi quivi tutti e per-
duti. In questo luogo ebe ciascun di noi
un segniale; perchè quivi fu ferito cia-
scuno di noi duramente per sì fatto modo,
che stemo tutti strangosciati, a modo che
morti, lungamente. Io non so come si
fussi , ma in quela angoscia noi vedavamo
spiritualmente molte cose , delle quale io
non ardisco parlare, perchè e monaci, che
rimasono insieme con noi, proibirono a
noi, che non parlassimo di ciò cosa alcuna.
1G9
salvo che di quelo che noi avuvamo ve-
duto corporahiiente, por celare i grandi se-
greti del nostro Signiore Giesù Cristo. Noi
fumo feriti in diversi luoghi , e in questi
luoghi delle ferite, ognuno di noi aveva
una tacca nera, di largheza d'una mano;
Tunnel viso, T altro nel petto, tale da un
costato, e altri dallato. Io fui ferito nel
collo per così fatto modo, che io mi cre-
detti che '1 collo mi fussi separato dal
corpo; e io n' ò portato il segniale, nero
come carbone, più di xviii. anni, e molte
persone l' anno veduto. Ma poi che io mi
sono ripentito de' miei peccati, e che io mi
son posto a servire a Dio, sicondo la mia
flagellità, questo segnio mi s'è convertito
in niente, e ò in questo luogo la pelle più
bianca che altrove ; ma tutta via vi pare
il colpo, e del continovo vi sarà, infino che
l'anima nel corpo durerà. Per la qual ca-
gione io non consiglierei alcuno che mai
v' entrasse, però che, al parer mio, al no-
stro Signiore non piace punto che alcun
v'entri. E quando noi fumo nel mezo di
queste tenebro , noi vedemo quela spaven-
tosa figura sotto a un sasso profondo : una
volta pareva presso, e un'altra da lunga;
0 così ardenti e sfavillanti erano le fiamme
170
del fuoco che g'ittava , che gli erano d' in-
torno, ch'era una cosa spaventosa a ve-
dere. Ma noi non oravamo tanti arditi che '1
potessimo ben guardare; lui tutta via guar-
dava noi: e ivi noi avemo gran paura, tal
che noi venavam meno quasi in tutto , e
poco vi mancò che totalmente non fussimo
istinti. E così passamo oltre con gran fa-
tica, tanto che abiamo passato queste te-
nebre. Quando noi rivedemo la chiareza,
quantunque noi fussimo infino li tormen-
tati e tribulati da'nimici, e quali in ogni
guisa ci avevono tribulati, pur noi ci con-
solamo assai. Io non saprei punto scrivere
tutto quel che noi vedemo , perchè io ero
molto atento a pregare per divozione, per-
chè fui molte volte battuto per venti, tuoni
e per tempeste, ma tutta via ci aiutava Dio
colla sua grazia e pietà : e in questo modo,
per sua misericordia, noi passamo questa
valle sanza danno di noi, che n'uscimo.
DI DUE ISOLE, NELLE QUALI ABITANO GI-
GANTI DI GRANDE STATURE, E FEMMINE
TERRIBILE COME EL BASILISCO.
Appresso , oltre a questa valle , è una
grande isola, che v'è giganti lunghi xxviii.
0 vero XXX. piedi. Questi non portone altri
171
vestimenti che di pelle di bestie salvaticlie,
le quali e' pongono sopra loro come si le-
vano da dosso alle bestie, e non anno pane,
e mangione carne cruda, e beono sangue;
però che anno assai bestiame; e non anno
case; e mangiono più volentieri carne u-
mana che altra carne. In questa isola
niuno v'entra volentieri, né vi si apressa,
però che se eglino vedessino una nave con
gente dentro , e' mangerebono bene quelle
genti. In un' altra isola di là da questa,
sicondo che ci dicevono le genti di quel
paese, v'erano assai giuganti magiori,
come di grandeza xlv. o vero l. piedi , e
altri vi sono lunghi l. gomiti; ma noi
non gli vedemo punto, né volontà ava-
vamo d' aprossimarsi a quel luogo ; im-
però che niuno entra in quel paese, né
in altro, che non sia divorato. Fra que-
sta gente son pecore così grande come
sono buoi di qua , e anno la lana grossa
rispondente della grandeza. Io ò ben ve-
duto di queste pecore molte volte, e molti
sono stati veduti di questi giuganti pi-
gliare la gente in mare , e portarne dua
in ciascuna mano e andarli mangiando
crudi. Un'altra isola è verso austro, dove
sono molte crudele femine e malvage , le
172
quale anno pietre preziose negli orechi , e
sono di tal natura, die se riguardono al-
cuna persona con ira, egli la uccidono so-
lamente del guardare, a modo che fa il ba-
valiscliio.
d' un' altra isola , E DELLA USANZA CHE
TENGONO IN ISPOSARE LE LOR MOGLIE,- E
PERCHÈ NON DORMONO LA PRIMA NOTTE
CON LORO , MA e' VI DORME UN ALTRO.
Un'altra isola v'è molto grande e molto
buona e bene popolata, nella quale è u-
sanza, che , la prima notte che lo sposo
debe giacere co la moglie , e' fanno gia-
cere un altro nomo con lei por dispulzel-
larla ', e di ciò gli donono buon salario:
e , per questo mistiero, in ogni villa sono
certi valletti o vero servidori , i quali non
fanno altro che questo ; e chiamono questi
in suo linguaggio cadeberia, e suona in
nostra lingua , matto, disperato ; però che
quegli del paese riputono questo così gran
cosa, e tanto pericolosa, cioè ispulzellare
una femina, eh' a lor pare , che quegli che
la dispulzellano si mettino a dubio di mu-
rire; e se la seconda notte e mariti non
truovono le moglie dispulzellate per al-
1 Spulzellare o spulcellare per (sverginare ci-
tasi nel Vocabolario, ina senza veruno esempio.
173
cuna cagione , ogli si lamentono del val-
letto, el quale non à fatto ol suo dovere,
non altrimenti che '1 servidore l'avessi vo-
luto uccidere. Ma oltra la prima notte , da
poi che sono dispulzellate , egli le guar-
dano strettamente, che non anno tanto
ardimento che ardischino a parlare ad al-
cuno. Noi gli dimandarao per qual cagione
e'tenevono sì fatta usanza: e'risposono,
che, per dispulzellare femine, anticamente
alcuni ne sono morti ; però che eglino ave-
vono serpi nel ventre. Per questa cagione
e'mantengono questa usanza ancora; tutta
via si fanno fare credenza del passo, prima
che egli si menino alla ventura.
D' un' altra isola , E DELLA USANZA CHE
ANNO QUANDO NASCE UNO E QUANDO MUORE,
E DEL KE DI COSTORO, E DELLA BUONA GIU-
STIZIA CHE S' OSSERVA IN QUESTO PAESE.
Apresso è una grande isola , dove le fe-
mine fanno gran dolore quando nascono e
figliuoli; e quando e'muoiono fanno grande
allegreza e gran festa; e così morti gli git-
tone in un gran fuoco ardente. E quelle
che amono i lor mariti, se gli lor mariti
muoiono, egli si gittono nel fuoco con loro
e li figliuoli, e dicono, che '1 fuoco gli pur-
174
gherà da ogni immondizia e da ogni vizio,
e puro e netto se n'anderà nell'altro mondo,
e i mariti loro gli meneranno seco. E la
cagione perchè lor piangono, quando e
figliuoli nascono, e che fanno alegreza
quando e' muoiono, si è, che dicono, che
quando e figliuoli nascono, e' vengono nel
mondo a la fatica, al dolore e a tristizia;
e quando e' muoiono e' vanno al paradiso,
dove anno fiume di latte e di mele, e vi-
vono in allegreza e in abundanzadi beni,
sanza dolore e sanza fatica. In questa i-
sola si fa un Re per elezione, e non si e-
legge il più nobile, né il più rico, ma tutta
via si elege colui che è stato di buoni co-
stumi e di virtù dotato , e che è di grande
etade , e che non abia alcun figliuolo. In
questa isola sono gl'uomini molto leali e
molto diritti, o fanno diritto giudicio a
ciascuno, così del grande come del pic-
colo, sicondo il delitto commesso. El Ke
di questa isola non può giudicare l' uomo
a morte sanza el consiglio de' suoi baroni,
e conviene che tutta la corte se n'accordi.
E se'l Re, lui medesimo fa omicidio, o
vero commetta cosa da morte, conviene
che muoia così bene , come farebe una spe-
ziai persona; non però che a lui sia messa
175
mano, nò toccato, ma è divietato che niun
sia tanto ardito che gli faccia compagnia,
né che gli sia parlato, né che gli sia do-
nato, né venduto alcuna cosa, né che uomo
gli ardisca a servire, né che li sia dato
mangiare e bere ; e in cotal modo gli con-
viene nmrire in miseria. Egli non perdo-
nono ad alcuno che abia fallito, né per
amore, né per favore, né per richeza, né
per grandeza: a ognuno é fatto giustizia,
secondo el loro delitto. Tra quelle isole
v' è un' altra isola, dove è grande abun-
danzia di gente, le quali por cosa alcuna
non mangerebono carne di lepre, né di
gallina , né d' oca ; e nondimeno molte ne
notricono per vendere e solamente raguar-
dare ; e mangiono carne d' ogni altra be-
stia , e beono latte. In questa isola e' pi-
gliono i lor figliuoli, le sorelle sue, li lor
parenti per moglie; e se in una casa sono
X. 0 XII. uomini, tutte le moglie loro sono
comune a ognuno , sì che ogni uno dorme
con chi gli piace , ma per una notte con
una, e l'altra coli' altra; e il figliuolo é
dato a colui che prima giace colla madre ;
e a questo modo non si sa di chi si sia il
figliuolo. E per questo mpdo anno un pro-
verbio , che dice , che se egli notriscono e
176
figliuoli d' altrui , e altri iiutricoiio i suoi.
In quella isola, e per tutta India, è gran
moltitudine di coccodrilli, e quali sono
una ragione di serpi, come ò detto di so-
pra, che abitono di notte nell' acqua, e di
di sopra la terra nelle grotte, o vero nelle
cave di sassi, e non mangiono per tutto
verno, e stanno in questo tempo freddo tra
due terre {sic) umide, a modo che fanno
l'altre serpi. Queste serpe, mangiando,
muovono le mascelle di sopra, e non quelle
di sotto, perchè in esse non anno giunture.
COME NASCE EL COTONE, E DI MOLTE ALTEE
COSE MARAVIQLIOSE E STUPENDE CHE SONO
IN QUESTI PAESI.
In quello paese, e in più altri di là, e-
glino mettono a opera la semenza del co-
tone , e seminono ogni anno ; e di quela
nascono piccoli albucegli, e quali portono
el cotone , del quale anno grande ahun-
danzia per tutto il paese. Per questo paese
tutto, e in molti altri , v' è una ragione di
legnio duro e forte, e carboni del quale
accesi, sotto la cenere durerebono vivi
uno anno e più. E questo albero chiamono
ginepro, e somiglialo alquanto: àie foglie
e à ogni propietà come el ginepro. Ivi sono
177
ancora molti albori di obono, e quali non
posono per alcun modo ardere nò marcire.
Ivi sono nocellari che portono noci grosse
come el capo di un uomo. Ivi son molti o-
raflos in alberi : egli gli chiamono giefaris,
0 vero girifalchi. E ivi è una bestia alta a
modo che un corsiero, e à el collo lungo
circa XX. cubiti, e la groppa e le corna a
modo che cervio. Questa bestia guarderebe
sopra il tetto d'una casa, e chiamasi gi-
raffa. In questo paese son molti camalioni,
i qua' son piccoli a modo che chierons sal-
vatichi, e vanno tutta via colla gola aperta
per pigliare l' aere , imperò che e' vivono
solamente de l'aere, e non mangiono né
beono alcuna cosa, e caml3Ìono colore spesse
volte, perchè alcuna volta si vegono d'un
colore, e un' altra volta d'un altro, e si
possono mutare d'ogni colore che vogliono,
salvo che in rosso né in bianco. Quivi sono
serpenti grandi, grossi e lunghi 100. e 200.
piedi ; e sono serpi di molti e diversi co-
lori , rossi , gialli , verdi , neri , tutti macu-
lati; e son lunghi, qual cinque torse, tal
iiir. E altro serpi ivi sono, che anno le
creste sopra '1 capo e vanno sopra piedi ,
alquanto diritti ; e son ben lunghi quatro
torse 0 più , o sono grossi o abitono tutta
178
via nelle caverne de'sassi, e sempre stanno
colla gola aperta, della quale a ogni ora
li gocciola veleno. E ivi son porci di molti
colori salvatichi, così grandi, come sono
di qua e nostri buoi, e sono tacchellati, o
vero traversati a modo elio un cingliiale.
Ivi sono spinosi , o ricci , grandi come di
qua, e sono e nostri porci salvatichi. Ivi
sono leoni bianchi tutti. Ivi sono altre be-
stie grandi come destrieri o più, gli quali
chiamono toncherons , e quali anno la te-
sta nera e tre lunghe corna nella fronte,
tagliente a modo d' una spada , e '1 corpo
fievole ; e cacciono e uccidono gli elefanti.
Ancora vi sono altre bestie molto cattive
e crudele, che non sono magiore che come
è un vermine ', e anno la testa a modo
eh' un cinghiale , e anno sei piedi , e per
ciascuno piede unghie larghe e tagliente,
e anno el corpo come el vermine, e la coda
come lioni. Ivi sono oche tre tante ma-
giori che le nostre di qua, e son rosse, e
anno la testa e'I collo e il petto nero tutto.
In questo paese, e altrove intorno, son
molte altre ragione di bestie e molti di-
versi uccegli, i quali, volendo tutti iscri-
vere , sarebe cosa lunghissima.
' Cosi i codd. e le stampe.
179
dell'isola di beagmani,e de la lor buona
VITA, E d'una LEGIADEA LETTERA, LA QUAL
MANDORONO ad ALESSANDRO MAGNIO.
Oltr' a questa isola è un' altra isola
grande e buona e abondevole , no la quale
è buona gente e divota e di buona vita,
sicondo la fede loro. E quantunque e' non
sieno perfetti cristiani, e che e' non abino
la lege compiuta, come noi, nondimeno
egli di legge naturali son pieni e d' ogni
virtù, e fugono ogni vizio e ogni malizia
e ogni peccato, però che non son punto
superbi , né avari , né accidiosi , né invi-
diosi, né golosi, né lussuriosi. Egli non
anno alcun peccato, e fanno ad altrui quelo
che e' vogliono che sia fatto a loro, e e-
gliono adempiono tutti e x. comandamenti.
Egliono non anno cura d'avere, nò di ri-
cheza : egliono non dicono bugia per al-
cuna cagione, ma dicono semplicemente
sì e no , perchè dicono , che quegli che di-
cono bugia e giurono , vogliono ingannare
il suo prossimo, e però egli favellono e
parlono sempre sanza giuramento. Questa
isola si chiama terra di fede , e alcuni la
chiamano l' isola Bragmani. Per mezo di
questa isola corre una grande riviera , la
180
qual si cliiama Theba; e generalmente
tutta la gente dell' isola, ivi intorno a
questi confini , sono più leali e più diritti
che non sono in alcuna parte del mondo.
In questa isola non è ladroni . né assas-
sini, nò meritrice,nè mai vi fu morto uomo.
Ivi son le gente così caste, e mantengono
buona vita, come potrebe fare alcuno re-
ligioso: ogni di digiunono; e perchè e'sono
così leali e così pieni di buone condizione,
e' non furono mai gravati di tempesta , né
di fame, né di pestilenzia, né di ninna
altra tribulazione , come siamo noi di qua
molte volte per li nostri peccati. Per la
qual cagione e' pare che Dio gli ami, e abi
a grado la lor fede e le lor buone opera-
zione. E" credono bene in Dio , il qual fece
e criò ogni cosa, e lui adorono, e non a-
prezono niuno onore terreno ; e sono così
diritti, e vivono così ordinatamente e così
sobriamente nel mangiare e nel bere , che
e' vivono molto lungamente, e molti di lor
muoiono sanza che abino auto malizia al-
cuna ; però che la natura gli viene a meno
per vechieza. El Ee Alessandro antica-
mente gli mandò a disfidare, perchè lui
voleva guadagnare il lor paese ; e e' man-
dorgli imbasciadori, e quali portorono let-
181
tere por parte del paese, che dicevono così:
Re Alessandro , che cosa poterebe assai es-
sere a colui , a chi tutto el mondo non ba-
sta? tu non troverai in noi quella cosa,
per la quale tu ci debbi guerreggiare , per-
chè noi non abbiamo richezze alcune, né
disideriamo , perchè tutti e beni del paese
qui sono comuni tra noi, e il mangiare
e '1 bere è per lo sos-tenimento de' nostri
corpi e la nostra richeza; e, in luogo di te-
soro e d'oro e d'ariento, noi facciamo te-
soro di concordia e pace e amore l'un col-
r altro : in luogo di belle vestimenta pei
nostri corpi, noi usiamo d' un cattivo
panno per invilujjpare le nostre carne,
solamente quanto basta a difenderci dal
freddo- e coprire le segrete membra del
corpo; e le nostre donne, o sia moglie,
non si adornono per piacere, snzi terre-
bono per grande tristizia ogni aparechia-
mento che si facessi per abelUre e per ad-
ornare el corpo, a ciò che paresse più
bello, che Idio non l'à fatto di sua natura:
olle non sanno e non si curono d' altra
belleza, che di qnolla che Idio dette a la
natura loro. La ten-a n' è aparechiata per
due cose; la prima, per sostentazione,
mentre che noi viviamo: e per la nostra
182
sepultura dopo la nostra morte. Noi abiamo
sempre avuto pace fin qui perpetuamente,
della qual voi ne volete discacciare. Noi
abiamo un Re , non già per fare giustizia,
perchè fra noi non si truova chi commette
pecato, ma noi V abiamo per mantenere
nobilita, e per mostrare, che noi siamo u-
bidienti; però che non à a fare, né adope-
rare giustizia fra noi, perchè noi non fa-
ciamo cosa altrui , che non vogliamo che
sia fatta a noi ; sì che adunque a noi non
potete voi torre alcuna cosa, salvo <;he la
nostra buona pace, la quale è durata sem-
pre fra noi. Quando el re Alessandro ebo
letto questa lettera, si pensò, che tropo
gran male sarebbe , se gli turbassi ; e al-
lora gli mandò una buona pace, e che e'non
si dubitassino punto di lui , e che e' man-
tenessoiio la lor buona usanza e modo che
usati crono.
183
di dde altre isole, cioè mesidrata e
genosaffa, ne le quali fu profeti-
zato la incarnazione del figliuol di
dio; e d'una gentil risposta qual fe-
ciono ad alessandro magno.
Due altre isole vi sono; una si chiama
Mesidrata, l'altra Genosaffa, nelle quali
sono così buone genti, leali e piene di gran
fede , e mantengono el costume de l' isola
sopra detta. In queste isole entrò Alessan-
dro; e quando lui vide la lor buona fede
e la loro lealtà, disse, che non gli grave-
rebe punto che gli domandassono richeze
0 altre cose, che gli donerebe volentieri.
E'risposono, che egli erono assai richi,
poi eh' egli avevono da mangiare e da bere
per sostenere il corpo, e che le richeze e'te-
sori in questo mondo nulla vagliono, né
vogliamo; ma se lui ci potessi donare, che
noi non morissimo, e che fussimo inmor-
tali, di ciò gli renderebono grazia e mercè.
Re Alessandro rispose, questo non potrebe
fare, che lui era così mortale come erono
loro. Egli dissono : per qual cagione dun-
que, se se' mortale, se' tu così rigoglioso e
fiero e di vani pensieri, che vuoi sottomet-
tere tutto el mondo a modo che tu fussi
184
Dio inmortale ? In termine alcuno non ài
vita, né ora, né meza; e tu vuoi ragunare
tutto r aver del mondo , il quale in brieve
tempo tu lascerai, almeno quando tu mor-
rai ; e in cotal modo quelo eh' è stato d'al-
trui prima che tuo, sarà d'altrui dapoi
ch'é stato tuo, però che teco non porterai
alcuna cosa, e come nascesti nudo, così
nndo ritornerai in teiTa , de la qual fusti
criato. Tu dehi pensare e sapere, che ninno
è inmortale , salvo che Idio , che ogni cosa
criò : tn non debi disiderare quel che a te
non può rimanere. Per questa risposta il
Ee Alessandro fu sbigottito , e partissi da
loro sanza alcun male. E quantunque que-
sta gente non abino gli articoli della fede
totalmente, come noi abiamo, non dimeno
per la loro buona fede naturale e per la
loro intenzione buona, io mi penso e ren-
domi certo , che Dio gli ama , e eh' egli pi-
glia e lor servigli a grado, a modo che fece
di lob , che fu pagano ; e benché fusse pa-
gano, pure Idio lo tenne pel suo leale servo.
E , benché sieno assai più leggi diverse per
lo mondo, io credo che Iddio arai tutti
quegli ch'amano ^ servono lui, cioè in
verità, lealtà et umilità, e che dispregiano
la vita di questo mondo a modo che fanno
18.^
quelle genti , e come lob faceva. E questo
diceva el nostro Signiore per la bocca de
Osea profeta: Scribam ei multijìUces
leges meas. E altrove dice la Scrittura:
Qui totum subdit suìh orbem legihus
(sic). Per lo simile dice il nostro Signore
nello Evangelio : Alias oves habeo, quae
non sunt ex hoc ovili; ciò è a dire che
aveva altri servi, che [son] quegli che sono
sotto la lege di natura, [non] cristiani. E
con questo si concorda la visione che ebe
santo Petro al Giaffo, quando l'agniolo
discese dal cielo e recogli inanzi molte ra-
gioni di bestie, di serpi e altri rettili della
terra in grande quantità, e disse a san
Pietro : piglia e mangia. E san Piero ri-
spose : io non mangiai mai di cotal bestie
immonde. E l' angiol disse : Non dicam
immunda quae Deus mandavit (sic);
ciò è a dire, che non si dee avere in odio
e a dispetto alcuna gente cristiana per la
diversità della lege loro , nò alcuni di loro
giudicare; anzi si dee pregare Idio per
loro , perchè noi non sappiamo quelli che
Dio ama, né quegli che abia in odio; im-
però che Dio non odia creatura che abbia
fatto ; e però disse san Piero , che seppe la
significazione di quella visione : In veri-
186
tate comperi, quia non est accejjtor
personarum Deus, nec discernit in-
terjudeos et gentiles, sed omnis ^ qui
timet eum, et operatur iustitiam ac-
ceptus est illi. E per cotale esemplo,
quando io dico De profundis per le a-
nime passate, io lo dico, congiugnendo
[tutti] con li cristiani insieme , cioè per le
anime di tutti e morti ^jro quibus sit o-
randi; però che io dico, che Idio ama
questa gente per la lealtà e per la umilità
loro, perchè tra loro tutta via sono perfetti
molto. Ve ne sono stati di continuo in que-
sta isola , che anno profetezato la incar-
nazione del nostro Signiore Giesù Cristo,
come e' doveva nascere di vergine, bene
tremila anni o più imprima che nascesse.
Egli credono la incarnazione perfettamente,
e non sanno in qual modo sofferisse morte
per noi, né non sanno li Evangeli -suoi,
né la sua operazione cosi bene , come sap-
piamo noi.
1 Ne' testi moderni della Scrittura venner
tolte via le parole nec discernit inter judcos et
gentiles, sed omnis.
187
m l'isola di fracan, dove le gente vi-
vono DEL solo odore DE' POMI SALVA-
TICIII, E d'una altea ISOLA, OVE SONO
LE GENTE FILOSE.
Tra queste isole v' è ^ una gran città
chiamata Fracan , e ci il nome dell' isola.
La gente di questa isola non coltivano nò
lavorono la terra, però che egliono non
mangiono alcuna cosa , e sono di buon co-
lore e di buona fazione, sicondo la lor
grandeza; però che sono piccoli; ma non
però così piccoli come li pigmei. Costoro
vivono d'olore di pomi salvatichi ; e quando
vanno in alcuna parte dilungi, portono
seco de' pomi ; però che, se sentissino male
odore e non avessino seco di questi pomi,
subito morrebono ; e non sono molti ragio-
nevoli, ma sono tutti sempHci e bestiali.
Dopo questa isola è un',altra isola, dove
le genti son tutte pilose , salvo che '1 viso
e le palme delle mani. Queste genti vanno
cosi per mare come per terra , e mangiono
carne e pesci tutti crudi. In questa isola
v' è una gran riviera, la quale è larga circa
due leghe e mezo, e chiamasi Lebuermar.
' Il co<], Rice: un' allra isola {/rande, chia-
mata Pichon, la genie i^c.
188
DEGLI ARBOKI DEL SOLE E DELLA LUÌiA, E
DELLA CAGIONE PERCHÈ SI CHIAMA PRETE
GIOVANNI.
Da questa riviera, a xv. giornate di-
lungi, si va pe' diserti, e sonvi gli alberi
del sole e della luna, e quali parlarono ad
Alessandro Re e predicerono a lui la morte
sua. E dicono che '1 prete Ianni, e gl'altri
che guardono questi alberi, e mangiono
di lor frutto e dal balsamo, el quale ivi
crescie, e' vivon bene cccc°. e ccccc". anni,
per la virtù del balsamo; perchè dicono,
che ivi in que' diserti crescie gran quan-
tità di balsamo , e altrove no , salvo che
in Babillonia, ove di sopra scrissi. Noi sa-
remmo andati volentieri verso le parte di
quegli arbori , se a noi fussi stato pussi-
bile , ma io non credo che c°. uomini po-
tessino a salvamento passare questi diserti,
per le grande multitudine di bestie salva-
tiche e di grandi dragoni, e gran serpenti,
e quali uccidono e divorono quanti ne
giungono in questi paesi. Vi sono elefanti
bianchi e bigi sanza numero , et unicorni
e altre bestie, le quali ho inanzi scritte;
e molte altre bestie assai orribile e'spaveu-
tose. E molte altre isole sono nella terra
189
del Presto Giovanni, e souvi molte mara-
vigliose cose , lo discrizioni dello quali sa-
robe cosa lunghissima; però ò lasciato.
Molte richeze vi sono e nobile città, e ma-
gnifìcenzie; fra l'altre cose v' è grande a-
bundanzia di \neive. preziose. Io credo che
voi sappiate bene, o vero abiate udito dire,
per qual cagione questo imperadore si
chiama Prete Giovanni; ma ancora, per
quelli che non sanno, io iscriverò la ca-
gione.
Fu già uno imperador valente e ani-
moso, il quale, avendo in sua compagnia
cavalieri cristiani a modo che à costui che
è al presente , gli venne voglia di vedere
la maniera e modo degli ufici divini , e al-
tri costumi di cristiani. In quel tempo du-
rava la cristianità di là dal mare per tutta
Turchia, Armenia, Soria, Gierusalem, A-
rabia, Allape e per tutta la terra d' Egitto.
Questo imperadore venne con poca compa-
gnia , e andò un dì di sabato a una chiesa
d' Egitto , e fu propio il sabato presso a la
Pentecosta, ne l'ora e punto, che '1 vescovo
d'Alessandria faceva l'ordine della messa.
Lo imperadore ascoltò e risguardò l'ordine
dell'ufficio; poi domandò, chi doveva esere
quella gente che era innanzi al vescovo,
190
0 vero prelato, i quali avevono a fare cosi
grande misterio. Questi crono preti , dia-
cani e soddiacaui e altri, solennemente
apparati al modo che s' usa di qua nelle
nostre parti occidentale. Un cavaliere ri-
spose, che quegli erono preti. Allora lo
imperadore disse, che non voleva essere
imperadore. né re, ma voleva esser prete
e avere el nome del primo che uscirebe
fuora dell' uscio di quella chiesa. Allora il
vescovo con gli altri preti partendosi per
uscire fuori , venne per sorte , che il primo
che uscì di fuori ebbe nome Giovanni, ben-
ché noi, corrompendo il nome, lo abbre-
viamo, dicendo, Ianni; e però quello Im-
peradore de India dipoi è stato chiamato
Prete Ianni. Nella terra di questo prete sono
buon cristiani, di buona fede e di buona
legge, e spezialmente quegh del suo paese
propio. Egli anno comunemente i suo cap-
pellani che canton la messa e fanno i sa-
cramenti di pane, a modo de'greci, ma e'non
dicono tante cose quanto fanno di qua;
però che egli dicono solamente quelle che
gl'insegniò san Tommaso apostolo, a modo
che cantorono gli apostoli , dicendo el Pa-
ter Nostro e le parole colle quali si consa-
cra il corpo del nostro Signi ore : ma noi
191
ubiamo molte addizioni, che anno dappoi
tutte li papi, le qua' coso egli non sanno.
dell' isola tabrobana, dove sono due
state 0 due verni, dove i lor giar-
dini sempre sono verdi.
Verso le parti orientali, di là dalle parto
delle terre dello Prete Giovanni, vi è una
grande isola e buon reame, el quale è chia-
mato Tabrobana. Questa isola è un paese
molto buono e notabile e fruttuoso. Il Re
di quella è molto ricco : quegli del paese
fanno sempre un Ee per elezione, ma tutta
via questo re ubidisce il Prete Giovanni.
In questo paese sono due state e due verni,
e ivi si semina due volte l' anno biade ed
ogni altre ragione cose; e i giardini son
sempre verdi e fioriti. Ivi istanno buone
genti e ragionevoli tra loro. Ivi sono molti
cristiani, che sono tanto richi , che non
sanno quanto abbino. Anticamente, quando
nelle nave antiche s' andava da la terra
del Prete Giovainii a questa isola, si pe-
nava a passare xxxiii. giornate e più, ma
nelle loro nave moderne si passa da una
parte a un' altra in vii. giornate, e vedesi
('1 fondo dell'aqua in più parti, imperù che
non «■■ profondo.
192
dell'isola grilla, e di arguta, ne le
quali son grandi tesori e ben guar-
dati, e del modo che si tiene a aver
del detto tesoro.
Dallato a questo reame son due altre
isole; la prima si chiama Grilla, e l'altra
Arguta. Tutta la terra di quelle è di mi-
nera d' oro e d' ariento. Queste due isole
sono là dove limare rosso si parte dal mare
occeano. In quelle isole non si vede quasi
alcuna stella che paia chiaramente , salvo
che una, la quale è molto chiara, ed è da
loro chiamata canopos. Ivi in ogni luna-
zione non si vede mai se none el sicondo
quartieri della luna. In queste isole son
montagne grande d'oro, le quale sono dalle
formiche molto ben guardate e custodite
curiosamente. Queste formiche separano
r oro puro dallo impuro e naturalmente
bene affinandolo ; e sono grandi come cani
grandi ^ ; onde la gente non usa aprosimarsi
1 Le parole come cani grandi si leggono sol-
tanto ne' due testi a penna. Nell'edizione del
14S8, che ho qui sotto gli occhi, dicesi sem-
plicemente e sono grandi : onde per verisi-
miglianza sarà da preferirsi la lezione della
stampa a quella de" raanuscritti.
193
alle montagne, perchè le formiche gli as-
salterebono e da quello non si poterebono
difendere , sì che e' non possono sanza in-
gegno aver di questo oro; e però al tempo
caldo, quando le formiche sono sotto terra
nascose , dall' ora di terza infino a bassa
nona, le genti vanno con cammegli e dor-
modarii e carregiono pian piano, e poi si
fugono inanzi che le formiche escin fuori
della terra. Ma nell'altro tempo, quando
non è tanto caldo, e che le formiche non
s'ascondono, e's'ingegniano per altro modo,
e pigliono giumente ch'àmio i puledri pic-
coli , e sì gli mettono a dosso duo vasegli
per uno, a modo che due cesti, neri e a-
perti di sopra, pendenti infino appresso a
terra, e mandono queste giumente a pa-
sturare al contorno di queste montagne,
e gli puledrini ritengono legati. Quando
le formiche veggono questi vasegli, e' vi
montono suso , et entranvi dentro ; e anno
per natura, che non si lasciano alcuna cosa
d'intorno, né in caverna, né sotto terra,
né in altra parte dove stanno , e sempre
vainio rimovendo e rimutando or qua , or
là; onde loro stesse empiono questi vaselli,
d'oro. E quando, le gente che aspettono,
pensono cho le giumente siano assai cari-
194
che, e' meiiono inverso loro e puledri o
fannogli rughiare, e subito le giumente
tornono verso loro, e egliono le scaricono,
e anno 1' oro per cotal maniera in gran
quantità; però che le formiche conoscono
gl'uomini dalle bestie, e comportono bene
che le bestie radino tra loro, ma non vo-
gliono patire l'andare degl'uomini.
DEL PARADISO TERRESTE E DE' FIUMI
CHE ESCONO DI QUELLO.
Oltre alla terra e l'isole del Prete
Giovanni, andando verso oriente, non si
truova altro che gran montagnie e regione
tenebrose , dove non si potrebe vedere né
di giorno né di notte, sì come testimoniano
quegli del paese. Queste montagnie diserte,
e questi luoghi tenebrosi durono da una
costa (sic) infino al paradiso terreste, dove
Adamo nostro padre ed Eva furono in
prima posti, e quali non molto vi rimasono.
Il paradiso è verso oriente a comincia-
mento della terra; ma quelo oriente non è
già il nostro oriente di qua quando el sole
si leva a noi ; però che , quando el sole si
leva all' oriente verso el paradiso terresto,
allora è meza notte tra le parte di qua, per
cagione dolla ritondità della terra, sì come
195
io ò scritto di sopra. E perchè il nostro Si-
gnoro fece la terra tutta ritonda nel niezo
del firmamento , bene che vi sia monti e
valli, questo non è naturalmente, ma venne
per ragion del diluvio, che fu al tempo di
Noè, el quale guastò la terra molle; e la
dura terra, e e sassi rimason montagnie.
Io non saperei propiamente parlare del
paradiso, che io non vi fui mai, e ciò mi
duole ; e penso , che io non fu' degno , ma
quel che io ò udito dire a' più savi di là,
io volentieri lo discri verrò. E' dicon che il
paradiso terresto è la più alta terra del
mondo, e è in oriente al cominciamento
della terra, e cosi alto, che tocca quasi el
cerchio della luna: per lo quale cerchio,
0 vero spera, la luna fa il suo torno. Il pa-
radiso è tant' alto , che il diluvio di Noè
coperse di sotto e di sopra e intorno tutta
la terra, salvo che questa del paradiso.
Questo paradiso è serrato intorno di mura,
e non si sa di che cosa sia murato , e non
vi par pietre, né anche altra materia della
quale siano le mura. Questi muri si disten-
dono da mezo di verso Bissa. Una sola en-
trata v'è, che sta serrata di fuoco ardente
per modo, che niuno uom mortale no può
entrare por diritto. Nel mezzo de la più
196
alta terra del paradiso è il fonte , el quale
getta li quattro fiumi, e quali corrono per
diverse terre. Il primo fiume si chiama Plii-
son, e corre per India, nel qual sono molte
pietre preziose, e molto legnio aloes e molti
granelli d' oro ; 1' altro si chiama G-ion o
vero Nilo , quale passa per Etiopia e per
Egitto ; r altro si chiama Tigris , el quale
corre per Soria e per la grande Armenia:
e'I quarto si chiama Eufrates, il qual passa
per Media e per Persia e per Armenia. E
dicono gl'uomini di quel paese, che tutte
l'acque dolce del mondo, di sopra e di
sotto, pigliono origine da quel fonte , e da
quello tutte l'acque dolce escono. El primo
fiume si chiama Phison , che raoì dire in
nostra lingua, ragunanza, o vero congre-
gazione , perchè molti altri fiumi si ragù-
nono e vanno in questo fiuma: altrove si
chiama Ganges per uno che fu Ee in In-
dia, chiamato Ghangores, però che correva
per la sua terra. Questo fiume è in alcun
luogho torbido , in alcun chiaro , in alcun
caldo, e in alcun freddo. El sicondo fiume,
che si chiama Gion, o vero Nilo, è detto,
però che sta sempre torbido, e Gion , nella
lingua di Etiopia, vuol dire torbido. El
terzo fiume si chiama Tigris. ciò è a dire.
197
tosto , corrente ; imperò che corrt^ più pre-
sto degli altri , e a similitudine di questo ,
v' è una bestia cliiaraata tigris, la qual
corre molto velocemente. El quarto fiume
si chiama Eufrates , ciò è a dire , ben por-
tante, perchè molti beni crescono sopra
questo fiume , frutti , biade e altre cose. E
sapiate , che niuno uomo mortale può an-
dare, né aprosimarsi al detto paradiso per
la moltitudine delle bestie salvatiche che
sono in quegli diserti, e per 1' alteza di
quele montagne e per l' aspreza de' sassi
e quali niuno poterebe passare ^ . Molti
gran signori anno voluto molte volte ispre-
mentare e andare per questi fiumi verso
el paradiso, con gran compagnia, ma mai
non poterono trovar la via; anzi molti di
' Il cod. Riccardiano à il segu. brano per
soprappiii: et eJtamper gli luoghi tenebi'osi che
vi sono molti. E per acqua non vi si potrebbe
andare, perché uonvi sono aUrfi acque marine ,
se non gli sopradetli fiumi per gli quali per
modo alcuno non si potrebbe andare né navi-
care, perché corrono e discendono cosi forte e
impetuosamente e con onde sì grandi, che ninna
nave vi potrebbe andare: eglino fanno tanto
romore e menano tanta tempesta e stridore per
gli alti e aspri sassi , onde discendono, che ben-
ché si gridassi forte, niente nelle navi l'uno non
potrebbe intendere l'altro.
198
loro murirono per la foresta e per lo navi-
Gare, e molti altri rimasono orbi, e altri
sordi per lo strepito della acqua, e altri
sou morti e perduti nell'onde. Sì che per-
tanto niun mortale vi si può approssimare,
salvo che per ispezial grazia di Dio. E di
questo luogo io non saperei discriver più ;
e pertanto tacendo , ritornerò a quel che
io ò veduto.
Chiunque avessi grazia di sapere tener
la via diritta , sì poterebe passare per que-
ste isole sopradette della terra del Prete
Giovanni, le qua'sono sotto terra , quanto
a noi di qua, e per altre assai isole più
inanzi , e circundare la terra e poi ritor-
nare dirittamente alle parte de le quale
si fussino mossi; e arebono circundato
tutto el corpo della terra. JMa perchi> vi
converrebe gran tempo, e molti pericoli vi
sono nel passare, parte per le isole diverse,
parte per li gran mari e parte per dubio di
smarrir la via, pochi uomini si mettono a
farlo, quantunque si possa fare, tenendo
la diritta via in modo , che io ò detto di
sopra: e per questa cagione si ritorna da
queste isole sopradette, costegiando, nella
terra medesima del Prete Giovanni.
199
dell'isola di caisam, ch'è molto grande
K buona, e de la usanza che tiene il
figliuol, morto il padre, in questo
PAESE.
Dipoi, ritornando, si viene a un'altra
. isola, chiamata Charsam, la quale isola
' tiene di lungo 60. giornate e di largo 50.
opiù. Questa è la magiore isola e'I migliore
reame del mondo , eccetto Cataim. Questo
paese è così bene abitato e cosi pieno di
città e di ville e di gente, clie, quando
e' s' esce fuora d' una città per andare in
qualunclie parte si voglia, si vedo un'altra
città iiianzi a sé. In questa isola è una
grande abundanzia di vino e di spezie. Il
Re di questa isola è molto possente e gran
ricco, ma nondimeno riconosce la sua terra
dal Gran Cane e ubidisce lui; però che
questa isola è una de le xii. province che'l
Gran Cane à sotto di sé , sanza la sua pro-
pia terra e de le isole migliore, de]le quali
n' à molte. In questo paese son gran boschi
di castagneti, e se e mercatanti usasino
così in questa isola, come fanno ne l' isola
di Catai, ella sarebe asai migliore che Ca-
tai. Da questa isola si viene, ritornando,
l a un altro reame, chiamato Riboeh, che è
200
sotto posto al Gran Cane, ed è un buon
paese e abondevole di biade e di vino e d'al-
tri beni. Le gente di questo paese non anno
case, ma stanno nelle tende e padiglioni
fatti di feltro nero. La lor città principale
0 reale è tutta murata di pietre preziose,
cioè nere e bianche , e tutte le strade di
questa son ben lastricate di queste simile
pietre. In questa città non è uomo che ar-
disca spander sangue d' uomo né di bestie
per riverenza d' uno idolo ch'egli adorono.
In questa città istà il Papa della fede loro,
il quale e'chiamono Sabasi, e concede tutti
e benitìci e tutte l' altre cose, che aparten-
gono agl'idoli. E tutti quegli che ricono-
scono alcuna cosa de le lor chiese religiose ,
e altri ubidiscono a lui. al modo che fanno
qua le genti di santa chiesa al Papa. In
questa isola è una usanza, che, volendo el
figliuolo grandemente onorare el padre,
quando e' muore, manda per tutti gli a-
mici e' parenti suoi , religiosi e preti e pif-
feri in gran quantità, e portono il corpo
del padre sopra a una moutagnia, facendo
gran festa e solennità. Poi che l'anno lassù
portato, il maggior prelato sì gli taglia el
capo e sì lo ripone in uno piattello grande
d' ariento dorato: dipoi lo dà al figliuolo.
201
Allora ci tigliuolu e gli altri il pigliano e
portano, cantando e dicendo molte orazioni.
Poi gli preti e religiosi tagliano el tron-
cone del busto per pezzi, dicendo orazioni;
e gli uccelli del paese, che sono usitati a
quella usanza per lungo tempo , vengono ,
e sì si apresentono di sopra, volando come
fa tra noi il nibbio a la carogna; e i preti
gittone e pezzi de la carne , e gl'ucegli gli
pigliono e vanno alquanto dilungi , e sì la
mangiono. E poi gli preti cantano a modo
che di qua per gli morti, e dicono l'uficio
in loro linguaggio ad alta voce. Dipoi di-
cono : Eiguardate come era valente uomo
costui, il quale gli angioli di Dio son venuti
a trovare e portare in paradiso. Alora pare
al figliuolo che sia molto onorato, quando
gli ucegli anno mangiato il suo padre. E
colui , a chi viene maggiore numero d'uc-
celli, è quello che gli pare abbia avuto mag-
giore onore più che gli altri. Da poi il fi-
gliuolo rimane a casa cogl'amici e co'parenti
suoi e fagli gran festa; e gl'amici racontono
tra loro qual mente gli uccegli gli vennono
a torre ; e così ragionando, in questo molto
si gloriano. E quando sono raunati a casa,
il figliuolo fa cuocere la testa del padre,
e alquanto della carne dà in luogo di guaz-
202
zetto; e danne a ciascuno de li suoijpiù
speziali amici ; e dell' ossa del craneo se
ne fa fare una tazza , colla quale lui e i
parenti beono con gran divozione a memo-
ria del santo uomo, mangiato dagl'ucce-
gli; e il figliuolo sorba questa tazza; e
tutto '1 tempo della \àta sua bee con quela
per memoria di suo padre.
d'uno uomo molto RICO, E DE LO STATO
suo, E DELLA CONCLUSIONE DEL LIBRO
CHE FA l'autore.
Da questa isola, ritornando per x. gior-
nate per mezo la terra del Gran Cane , è
una grand' isola e buona e buon reame ,
nella quale è uno ricn e potente Re. Fra
gli altri di questo paese v' è uno uomo ri-
chissimo , el quale non è principe né ami-
raglio né duca nò conte , ma sono molte
gente a lui suggette che tengono terre da
lui; e à costui una grandissima entrata
ogn'anno, e è troppo ricco, perchè à con-
tinuamente più di tre mila cavagli cari-
cati di biada e di riso, anno per anno. Co-
stui fa molto nobil vita: sicoiido l'usanza
di là, lui ha cinquanta damigelle vergini,
le quali tutta via lo servono quando man-
gia. E quando egli è assettato a tavola ,
20B
tutte quelle vergini g-li portano insieme
una maniera di vivande, e sempre la por-
tano cantando una canzona. Poi gli ta-
gliano innanzi quella vivanda, e di quella
lo imboccano, però che lui non fa alcuna
cosa, se non tenere le mani sopra alla ta-
vola e mangiare le vivande che gli danno
quelle damigelle ; imperù eh' egli ha l' un-
ghie tanto lunerhi', ch:j non potrebbe colle
mani nò tenere né pigliare alcuna cosa ; e
quando si va a coricare, quelle damigelle
lo spogliano , e così quando si leva lo ri-
vestono. La nobilita degli uomini di quello
paese è lasciarsi crescere l'unghie quanto
possono; e sono molti nel paese, che, tanto
se le lascion crescere, che circundano tutta
la mano : e questo è tra loro gran genti-
lezza. E la nobilita delle donne loro si è
aver piccoli piedi: e per questo, come son
nate , legono e piedi così stretti , che non
crescono la metà di quelo che dovereb-
bono. Sì che queste fanciulle cantono can-
zone mentre che e' mangia; e quando lui
à mangiato quela vivanda, ne portono
un'altra, cantando a modo che di prima;
e così fanno per insino che à mangiato, e
ogni dì fanno a questo modo. E in tal modo
usa costui la sua vita, come anno fatto i
204
suoi , e come fanno gì' uomini dati all'ozio
e al ventre e alla gola, e quali sempre dis-
utilmente vivono sanza fare alcuno bel
fatto 0 altre opere degne di laude e di
virtù. 0 quanti ne sono oggi a lui simi-
glianti che disiderano la vita solo per stare
a riposo a grattarsi el ventre , come fa el
porco nella grassa! Egli ha molto bello
palazzo e ricco, dove si sta; del quale le
mura circundano due leghe. Dentro vi sono
be'giardini : le sue camere e sale sono d'oro
e d'argento, e nel mezo d'un bel giardino
si è uno monticello, ove è uno piccolo pra-
ticello, nel quale è uno munisterio con torri
e pinacoli tutti d' oro. Molte volte va co-
stui a questo munisterio, che non è fatto
per altra cagione, se non per diletto di
costui.
Da questo paese si ritorna indietro per
la terra del Gran Cane , della quale io ò
detto di sopra, però non bisogna c'un'altra
volta vi discriva, né di quale si tenga conto.
E sapiate, che di tutto quel paese e di tutte
queir isole e diverse gente e diverse legge
e fede , eh' egl' anno , le quali io ò scritto ,
ninna gente non è lì, la quale, pur che
abia ragione e intelletto, che non abia al-
cuno articolo della nostra fede e alcun
205
buon punto di ciò che noi crediamo, e che
eglino non erodine in Dio , il qual fece il
mondo , el quale egli chiamono Hiretarzo ,
ciò è a dire : Dio di natura, sicondo che dice
il profeta: Et ìntuentur omnes fines
terrae; e altrove: Omnes gentes ser-
vient ei etc. Ma egli non sanno però per-
fettamente parlare di Dio padre, né del
figliuolo, ne dello Spirito santo; né sanno
parlare della Bibbia , e spezialmente del
Genesis e degl'altri libri di Muises,de
l'Esodo e degli profeti, però che non anno
chi gì' insegni; sì che non sanno se non di
loro intelletto naturale. E' dicon bene, che
le criature eh' egliono adoronp , non son
punto Dio, ma egli le adorono per le gran
virtù che sono in quelle , le quali non vi
poterebono esser sanza grazia di Dio. Dei
simulacri e idoli e' dicono, che non v' è al-
cuna gente, che non abino idoli; e questo
dicono , perchè noi abiamo le immagine e
le figure della nostra Donna e di molti al-
tri santi che adoriamo noi ; ma e'non sanno,
che noi non adoriamo punto le immagine
di legnio, nò di pietre, anzi e santi, a me-
moria de' quali son fatte; perchè, a modo
che la lettera dimostra a'iittorati che è
come si dee credere , così le immagine o
206
le pitture dimostrono alla idiota gente a
pensare e adorare e santi, a nome de'quali
sou fatte ; però che'l pensare umano ispesse
volte è invilupato per molte cose, per le
quali e'dimenticherebono di pregare Dio
e nostra Donna e gl'altri santi, se le fi-
gure, fatte a lor nome, mni gli rendesson
memoria. E dicono , che gli angioli di Dio
parlono a loro ne' loro idoli, e che e' fanno
di gran miracoli: e di ciò dicono vero,
perchè negli idoli loro ve ne sono, ma sono
due ragione d' angioli , buoni e cattivi ,
come dicono e greci; chalo hono e cac-
cho malo , ciuò : chalo vuol dire buono,
e chacho vuol ilire cattivo; siccliè gli
buoni angioli non sr.no negli idoli loro,
anco vi sono i ] malvagi e cattivi, per man-
tenergli ]iel loro errore.
Molti altri paesi diversi , e molte altre
maraviglio s.tno di là, le quali non ò già
tutte vedute; e di quelle che io non ò ve-
dute, non saperrei propriamente discri-
vere; e nelli paesi propii, dove io sono
stato, molte cose 'liverse sono e strane,
delle quali io non fo menziono , perchè sa-
rebe cosa lunghissima a ricontare il tutto,
perchè , se io iscrivessi tutto ciò che è ne
le parte di là , chiunque poi si afaticassi e
207
travagliasse la persona per andare per le
parte di là cercando i lontani paesi, vo-
lendo racontare, o vero iscrivere delle
cose strane , si troverete impacciato per la
mia discrizione ; però che non poterete né
dire né contare cosa novella, della quale
gli auditori si potessino dilettare. E ancora
dicesi: Omnia nova placent, ciò è a
dire , che tutte le cose nuove piacciono ; sì
che pertanto io farò fine , sanza più ricon-
tare delle cose strane e diverse che si truo-
vono nelle parte di là. E ciò che io ò scritto
d'alcun paese, è tanto, che debbo bastare.
E sapiate , che quello che io ò scritto , si
è la propia verità , come se fussi il santo
Evangelio, benché saranno molti, che non
lo crederanno, ma lascio il giudicio ad al-
trui che voglia andare di là; però che loro
molte altre cose troveranno da scrivere, e
vederanno se io dico il vero o no ' .
Finito il libro bellissimo di Giovanni
Madivilla, ridotto in lingua Toscana.
Laus Deo omnipotenti. Amen 2.
1 Coil. Rice, di là in quelle parli, però che
molte cose troveranno ancora a scrivere, delle
quali io non ò fatto menzione.
2 Fin qui il cod. Magi.: quel che seguita ap-
partiene al Riccardiano.
208 ■
Io Griovaniii de Mandavilla sopradetto,
il quale mi partì di nostro paese , e passai
el mare nell'anno di grazia 1322; e dipoi
ho ricercato molte terre e molti paesi, e
sono stato in molta buona compagnia, et
ho veduto molti begli fatti, benché io nonne
faciessi mai alcuno né altro bene, del quale
io debbi parlare, et ora al presente io sono
allo stanco riposo ritornato oltre a mia
voglia, per cagione delle gotti antiche. E
per prendere alcun sollazzo nel mio tristo
riposo, ricordandomi del tempo passato,
ho compilato e messo in iscritto le sopra
dette cose , secondo el meglio che ho po-
tuto ricordarmi, nell'anno di grazia 1357,
nell'anno tregesimo quinto che io mi parti'
di nostro paese. E priego tutti quegli che
qui leggieranno, se a loro piace, voglino
pregare Iddio per me, che io pregherrò
per loro; e tutti quegli che per me diranno
uno Pater nostro, acciò che Iddio mi faccia
remissione degli miei peccati, io gli faccio
tutti participevoli, e sì gli conciedo parte
di tutti gli miei peregrinaggi e di tutti gli
buoni fatti , e quali io feci e farò insino
alla fine mia. E priego Iddio , dal quale
ogni bene discende e ogni grazia, che tutti
quegli cristiani che qua leggono o odono
209
leggiere , che gli voglia adempiere tanto
della grazia sua negli corpi e anime loro,
salve fare (sic), alla gloria e laude di lui; il
quale è trino et uno sanza cominciamento
e sanza fine; senza equalità buono, e senza
quantità grande; in ogni luogo presente,
e in sé ogni cosa continente ; il quale niuno
bene può migliorare, il quale è in trinità
perfetta [e] vive e regna per ogni seculo e
per ogni tempo. Amen.
finis: deo grati as.
INDICE.
Di molti vari e diversi paesi che sono di
là, e del mnnie Atalante, e della città
di Trabisonda, dove giace santo Ai^ina-
gio, e di molti reami di Barbarla . Pag-.
Del casiflio di Sparveri. dove si:; una bella
donna de" doni di veniuia, la quale dà, a
chi fa la veghiii vn. di naturali, quello
che '1 sa adoioandare n
Della moniagua di Araruth, dove si feimò
l'Arca di Noè, e della città di Laidenge,
e della cifcà di Ti^.iurissa, e della abon-
danzia sua »
Della te rradi lob e dellaabundanziad'essa,
e come si ricoglie la manna, e della pro-
prietà sua •
Dalli or^iamenti de'Caldei, e quali sono be-
gli UGU; 'li , e le femmine sono brutte e
mal vestite »
Del regno delle Amazone e de'lor costumi
e usanza, e di Tramegitta, dove Alessan-
dro Magno fece edificare Alessandria »
Di Etiopia, e come ivi sono genti di di-
212
verse maniere, perchè alcuni non anno
piedi, altri sono fanciulli e anno canuti
e capegli, e quando son vachi gli anno
neri Pag. 22
Come si fa il cristallo, come nascono le
perle, e come nascono e diamanti, e co-
me crescono; e della virtù e proprietade
sua, e come e' perdono la virtude, e co-
me si conoscono e buoni da' cattivi . » 23
Di India e della diversità della gente che
vi si truovono ; e de l'isola di Oriens ;
e de r isola di Canna, dove si fanno di-
verse adorazione, e la ragione perchè
fanno questo; e perchè non sotterrono
e loro morti "29
Come nasce il pepe e come si coglie, e di
quante maniere di pepe si truova, e che
modo si tiene per li serpenti che ivi
stanno » 3j
D"una fonte che à sapore d'ogni spezie,
e della sua virtù • 37
Come in questo paese fanno sacrificio dei
propii figliuoli, e come, morto el marito,
la moglie s' abrucia con lui insieme . » 39
Degli idoli di questa gente e della grande
divozione ch'egli v' anno ..,..> 41
Dell'isola Lamori e della gente che ivi a-
bita, e la ragione perchè vanno nude ;
e come mangiono carne umana, e quanti
gradi è tutto il firmamento . ...» 46
D'uno che andò cercando el mondo e ri-
trovossi in paese, dove e" si parlava in
sua lingua » 52
Della grandeza di tutta la terra ...» 54
Dell'isola di Sibor, dove gl'uomini e le
218
femine si fanno segniare nella fronte con
un ferro caldo per gentileza; e dell'i-
sola di Botegon Pag- '^
Dell' isola di Gianna, e delle cose che ivi
nascono, e della possanza di questo Re,
e del suo palazo, el quale è una cosa
molto stupenda » 59
Dell'isola di Patera, dove sono alberi che
fanno farina; altri fanno vino, altri fanno
mele, e altri veleno; e d'un certo lago,
nel quale nascono canne che anno nella
radice pietre preziose » GÌ
Dell' isola di Talanoch e del suo Re e della
possanza sua, e degli elefanti, i quali lui
tiene per sua difesa; e di due altre cose
maravigliose che vi sono » 63
Qui si fa menzione d'una gran maraviglia,
del pescie che si gitta alla riva di que-
sta isola » 61
Dell'isola di Raffo , ove danno gl'uomini
a mangiare a gì' uccegli . . . . » 67
D'una altra isola chiamata Mulca, dove
sono cattivissime gente che beone san-
gue d'uomo; e dell' isola che si chiama
Tracondia, dove son gente che non par-
lono, ma sibillano » 08
Dell'isola Ongamara, dove son gente che
anno teste di cani, che si chiamono Ce-
nofali, e della giustizia del suo Re . » 69
Dell'isola di Siila, e di molte strane e di-
verse naturo d' animali che quivi si truo-
vono » 71
Dell'isola di Dondina,dove e'mangiono
l'uno l'altro, quando non possono scam-
pare ; e della possanza 144
Della terra di Bacarla, e di certe arbore
che fanno lana; e della grosseza del
Grifone, e d'altre cose che 11 sono . » 149
Della possanza del prete Giovanni, e delle
gente e nazioni e reami che gli sono
sotto posti, e del camino che si fa per
andare ivi, e delle richeze e pietre pre-
ziose che sono in quelle parte ...» 150
Del modo che tiene il prete Giovanni quando
cavalca contra' nimici, o vero per la ter-
ra; e del palazo suo, e de l'ornamento
della sua camera » 155
Delli servidori del prete Giovanni , e del
modo che loro tengono in servirlo . » 158
D' una isola chiamata Milscorach , nella
quale stava uno uomo molto cauto, che
216
aveva fatto uno Paradiso; e delle cose
maravigliose ch'erano in questo Para-
diso, e come fu distrutto costui . Pag. 159
Della valle pericolosa, dove stanno diavoli,
e delle cose paurose che si truovono in
questa valle pericolosa » 163
Di due isole, nelle quali abitano giganti
di grande stature, e femmine terribile
come el basilisco » 170
D'un' altra isola, e della usanza che ten-
gono in isposare le lor moglie, e perchè
non dormono la prima notte con loro ,
ma e' vi dorme un altro » 172
D' un' altra isola , e della usanza che anno
quando nasce uno e quando muore, e del
Re di costoro, e della buona giustizia
che s' osserva in questo paese ...» 173
Come nasce el cotone, e di molte altre
cose maravigliose e stupende che sono
in questi paesi » 176
Dell'isola di Bragmani, e de la lor buona
vita, e d'una legiadra lettera, la qual
mandorono ad Alessandro Magnio . . » 179
Di due altre isole, cioè Mesidrata e Ge-
nosalTa, ne le quali fu profetizato la in-
carnazione del figliuol di Dio ; e d' una
gentil risposta qual feciono ad Alessan-
dro Magno » 183
De l'isola di Fracan, dove le gente vivono
del solo odore de'pomi salvatichi, e d'una
altra isola-, ove sono le gente pilose » 187
Degli arbori del sole e della luna, e della
cagione perchè si chiama prete Giovanni > 188
Dell' isola Tabrobana , dove sono due state
e due verni, dove i lor giardini sempre
sono verdi » 191
217
Dell' isola Grilla, e di Arguta , ne le quali
son grandi tesori e ben guardati, e del
modo che si tiene a aver del detto te-
soro Pag. 192
Del paradiso terreste e de' fiumi che esco-
no di quello » 194
Dell' isola di Caisam , eh' è molto grande
e buona, e de la usanza che tiene il fi-
gliuol, morto il padre, in questo paese» 199
D'uno uomo molto rico, e de lo stato suo,
e della conclusione del libro che fa l'au-
tore » 202
KMENDAZIOI^I AL PRIMO VOLUMK
Fag, Lin.
XIX. 21 al Cairo
29. 8 le porte
108. 21-22 molto bella. In una
piaza grande e pia*
al Catajo.
le parte.
molto bella , in una
grande e piana : in
14S.
22 è à
25 è la persona
è la parola. '
AL SECONDO VOLUME,
7 el viaggio el magnifico. *"
14 mercatanzie In questa mcrcatanzie. In questa.
3 di genti, e perchè di genti : e perchè.
25 la bocca, per torgli la bocca per torgli.
* I eodd. leggon veramente pefaona, ma l'ediz. del 1488,
molto più ragionevolmente, ha parola*
'* Colla scorta delle stampe prescelsi el viaggio al el ma-
gnijico de'codd., che posi in nota. Ora considerato per bene
la diversità dalla lez., sembrami si debba anteporre la Ipz.
de'rass., come più consentanea alla mente dello scrittore. Se-
condo che chiaramente apparisce, magnifico qui è posto so-
stantiv. e ha forza di magnificenza.
•W. liimo di Stefano Vai rimatore pratoso L. 2. —
:'>!). Capitoli dello monache di Pontetetto presso Lucca . » 2.. 50
4(). Il libro della Cucina del sec XIV » G. —
41. Ristori a della Reina D'Oriente » 3. —
42. La Fisiognomia trattatello » 2. 50
4:-.. Storia della Eeina Ester » 1. 50
44. Sei Odi inedite di Francesco Eedi » 2. —
45. La Istoria di Maria per Eavenna » 2. —
4(5. Trattatello della verginità » 2. —
47. Lamento di Fiorenza » 2. —
4S. Un viaggio a Perugia » 2. 50
4'.». Il Tesoro canto <;arnascialesco » 1. 50
50. Storia di Fra Michele Minorità » 6. —
■A. Dell' Arte del vetro per musaico » 6 —
•"i2-53. Leggende di alcuni Santi e Beati » 10. 50
54. Eegola dei Frati di S. Iacopo » 5. —
55. Lettera de' Fraticelli a tutti i cristiani » 1. 50
56. Giacoppo novella e la Ginevra novella incominciata . » 3. —
57. La leggenda di Sant' Albano » 4. —
5S. Sonetti giocosi . » 2. 50
5:). Fiori di Medicina » 3. —
'io. Cronachetta di S. Gemignano » 2. —
GÌ. Trattato di Virtù morali » 6. 50
G2. Proverbii di messer Antonio Cornazano » 8. —
li-!. Fiore di Filosofi e di molti savi » 3. —
ii4. Il libro dei Sette Savi di Eoma » 3. 60
65. Del libero arbitrio trattato di S. Bernardo . . . . » 4. —
ì:^). Delle Azioni e sentenze di Alessandro De" Medici . . » 6. —
67. Pronostichi d'Ippocrate. Vi è unito:
Della scelta di curiosità letterarie » 3. 50
I iS. Lo stimolo d' Amore attribuito a S. Bernardo. Vi è unito :
La Epistola di S. Bernardo e Eaimondo » 3. —
G9. Bicordi sulla vita di messer Francesco Petrarca e di
Madonna Laura »' 1. 50
70. Tractato del Diavolo co' Monaci » 2. .50
71. Due Novelle » 3. 50
72. Vbbie Ciancioni e Ciarpe » 3. —
7'3. Specchio dei peccatori attribuito a S. Agostino . . . » 2. 50
74. Consiglio contro a pistolenza » 2. —
75-76. Il volgarizzamento delle favole di Galfredo ...» 14. 50
77. Poesie minori del sec. XIV . » 4. —
78. Due Ser-^-'oni di Santo Efrem e la Laudazione di losef. » 2. .50
79. Cantare di/, bel Ghorardino » 2. —
80. Fioretti dell'una e dell'altra fortuna di Messer Fran-
cesco Petrarca » 8. —
■^1. Cocchi Gio. Maria. Compendio di più ritratti ...» 3. —
'^_'. Kime di Hindi) Bmiiclii da Siena fditf od inedite . . » 7. .50
83. La Istoria di Ottinello e Giulia L. 2. 50
84. Pistola di S. Bernardo a' Frati del monte di Dio . . » 7. —
85. Tre Novelle Rarissime del Secolo XIV » 5. —
861 862 87-88. Il Paradiso degli Alberti, ritrovi e ragiona-
menti del 1389 ...» 40. —
89. Madonna Lionessa , cantare inedito del secolo XIV ag-
giuntovi una Novella del Pecorone. VI è unito:
Libro degli ordinamenti de la compagnia di S. Maria
del Carmino scritto nel 12-50 » 4. —
90. Alcune lettere famigliari del Sec. XIV » 2. 50
91. Profezia della Guerra di Siena. T7 è unito:
Delle Favole di Galfredo pubblicate da Gaetano Ghi-
vizzani. Vi è 2nire unito :
Due Opuscoli Rarissimi del Secolo XVI . . . . » 5.50
92. Lettere di Diomede Borghesi. Vi è unito:
Quattro lettere inedite di Daniello Bartoli i . . . » 3. 50
93. Libro di Novelle Antiche » 7. 50
'94. Poesie Musicali dei secoli XIV, XV, XVI » 3. —
95. L' Orlandino. Canti due » 1. 50
96. La Contenzione di Mona Costanza e Biagio . . . » 1. 50
97. Novelletteedesempimorali Apologhi di S. Bernardino. » 3. 50
98. Un Viaggio di Clarice Orsini » 1. —
99. La Leggenda di Vergogna » 7. 50
100. Femia (II) Sentenziato » 7. —
101. Lettere inedite di B Cavalcanti » 8. 50
102. Libro Segreto di G. Dati » 3. 80
103. Lettere di Bernardo Tasso » Ti ^
104. Del Tesoro volgarizzato di B. Latini Libro I. ...» 7. —
105. Gidino Trattato dei Ritmi Volgari » 10. 50
106. Leggenda di Adamo ed Eva » 1. 50
107. Novellino Provenzale ossia Volgarizzamento delle an-
^ tiche Vitarelle dei Trovatori » 8. —
108. Lettere di Bernardo Cappello » 4. —
109. Petrarca. Parma liberata. Canzone » 6. 50
110. Epistola di S. Girolamo ad Eustochio » 7. —
Ili. Novellette di Curzio Marignolli » 3. 50
112. Il libro di Theodolo o vero la Visione di Tantolo . . » 4. —
113oll4.MandavillaGio. Viaggi, Voi. le II » 14. —
DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE.
Lettere inedite dei secoli XIII e XIV.
Rime di Leonardo Salviati.
Vita di Cosimo de' Medici scritta da G. B. Adriani non mai fin
qui stampata.
La Seconda Spagna e l'acquisto di Ponente.
Sercambi Ginv. Novflle.
D
G :4and9ville, (Sir) John
370 I viafrgi
M36
1870
V.2
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